È a tutti noto come esista una profonda differenza tra il ricordo e la nostalgia. Se infatti il ricordo è uno dei cardini portanti della forza di un Paese nel momento in cui ne traccia oggettivamente il passato fungendo così da esempio e da necessario punto di riferimento, nel bene e nel male, per il presente e il futuro, la nostalgia è una sorta di stravolgimento emozionale del passato, della storia, dei ricordi rivissuti e raccontati in chiave soggettiva come una sorta di droga affascinante che ci allontana, anche se solo per un attimo, dalla tristezza o dalla negatività del presente rimandandoci ad un passato che appare solo come rose e fiori.
Ed è a tutti altrettanto noto che in Italia il ricordo venga sempre tendenzialmente dimenticato o rimosso a favore della nostalgia che permette di scrivere, o riscrivere, la storia nella maniera più politically correct. Un modo come un altro per non confrontarsi veramente con il passato e non affrontare così il presente e il futuro con la consapevolezza dei nostri limiti, ma anche delle nostre capacità.
Mi è venuta in mente questa riflessione andando a vedere il palinsesto delle ultime settimane della Rai in cui trionfano da un lato il remake de “Rischiatutto” e dall’altro le serate speciali dedicate a due regine del varietà del secolo scorso come Lorella Cuccarini e Heather Parisi. Una sorta di omaggio dovuto a programmi e protagonisti per ricordare un tempo passato in cui la Rai aveva il monopolio assoluto dell’etere e del nostro immaginario o invece un nostalgico richiamo a dei format e a delle “celebrities” che possono con la loro presenza, in un momento di obiettiva difficoltà e di transizione culturale e sociale, riempire un vuoto e rassicurare sulle magnifiche sorti e progressive della nostra emittente pubblica? Appunto ricordo o nostalgia?
La mia speranza, ovviamente, è che sia un ricordo, un richiamo a momenti in cui alta era la creatività e la capacità di intercettare le esigenze e le richieste del pubblico per ripartire e, sfruttando il ricordo del passato, costruire programmi e palinsesti realmente innovativi e in sintonia con l’oggi.
Se, invece, come temo, vi fosse solo il nostalgico rinvio ad un tempo passato per coprire pigrizie e paure, allora, forse, il destino della concessionaria non sarebbe forse così rassicurante. Ma peraltro non è forse vero che da sempre la Rai è lo specchio del paese?