Fin troppi articoli, critiche, osservazioni abbiamo letto in questi giorni in tema di nuovi palinsesti Rai, i primi della gestione Campo Dall’Orto. Troverei quindi inutile in questa sede non solo riassumerne i contenuti o sottolinearne specifiche novità o evidenziare differenze tra linee editoriali delle reti.
Altri lo hanno già fatto e in maniera attenta e puntuale.
Vorrei invece limitarmi a una breve considerazione che si basa più sul “sentimento” che sulla “ragione”.
La ricerca del vintage, dell’usato sicuro, la riproposizione dei grandi vecchi che hanno fatto la storia della tv pubblica piuttosto che il confermare vecchie serie di successo o abitudini consolidate e confortanti o il mettere, anche formalmente, la parola fine ad esperimenti già morti da tempo sembrano essere una sorta di mantra rassicurante per chi si trova di fronte alla impresa davvero ciclopica di traghettare la vecchia Rai in un mondo completamente nuovo e che è il mondo non del domani o del dopodomani, ma il mondo dell’oggi.
Un mondo dove i contenuti, i target di riferimento, l’intreccio con il mondo web e la globalizzazione del prodotto, la nascita di nuovi player stranieri con disponibilità finanziarie enormi, confermano che non vi sono più certezze consolidate e legislazioni in grado di tutelare rendite da posizione vecchie di più di mezzo secolo.
Tutto è in movimento e in questa velocità del cambiamento trovare una nuova identità senza tradire completamente la propria storia è certamente difficile e complesso anche perché è necessario trovare un equilibrio tra rivoluzione, riforme e conservazione.
Allora la strada intrapresa di rassicurare il proprio pubblico ricordando “quello che eravamo” e nel contempo introdurre piccoli, ma significativi cambiamenti sia in tema di palinsesti che rispetto alle importanti novità che incalzano (dal web a importanti accordi finanziari e coproduttivi) capaci di agire nel profondo e nel medio/lungo periodo sembra volere e potere trovare quell’equilibrio.
Una sorta di ” doppia velocità ” per “governare il cambiamento” di questi anni difficili e complessi.