Chi ha assistito la scorsa domenica sulle diverse reti tv alle maratone elettorali per commentare i risultati delle elezioni amministrative 2016 ha avuto la possibilità di constatare in diretta la validità ancora oggi della teoria nietzschiana dell'”eterno ritorno”. Il teatrino della politica nella sua massima espressione, con gli stessi protagonisti, contesti / pretesti sempre eguali, offese, contumelie, accuse e contro accuse viste e riviste decine e decine di volte nelle maratone elettorali di 5,10,15 anni fa.
Uno spettacolo apparentemente utile solo a conduttori, giornalisti, politici tutti schierati e ben vestiti per parlare di niente, e nel niente, per ore e ore. Inutile, se non addirittura contro producente per il povero telespettatore disponibile ad andare a letto tardi e a sorbirsi questo “non spettacolo” solo per soddisfare la propria curiosità di sapere “chi ha vinto” attraverso il lentissimo dipanarsi di exit poll e proiezioni.
Quello che ti lascia stupefatto è come sia possibile che in questi venti e più anni, da quando cioè anche in Italia exit poll e proiezioni ebbero dignità e ascolto anche in tv, niente sia cambiato e si sia adeguato alla evoluzione di tempi e culture.
Le maratone elettorali tv sono dei format immutabili che non vogliono né informare, né intrattenere lo spettatore, né coinvolgerlo fornendogli ragionamenti approfonditi, serie storiche di dati e informazioni, opinioni di esperti, politologi, intellettuali.
Ma si limitano a snocciolare dati mai o quasi mai omogenei, mandano in onda baruffe finte, opinioni a caldo anche esse mai o quasi mai ponderate e ragionate, ma frutto dell’istinto, della ricerca della battuta facile, della pancia e non della ragione.
Inutili e lunghissimi esoscheletri che accompagnano quei pochi istanti di vero interesse e attenzione ovvero la trasmissione di exit poll e proiezioni poi sempre più aggiornati e corretti. Ed è proprio dalla trasmissione dei dati che si dovrebbe ripartire per creare dei contenitori informativi che, pur esaltando lo stress della attesa dei risultati, puntino a evidenziare trend sociali e culturali, storicizzino i rischi e i vantaggi che possono derivare dalla vittoria di uno piuttosto che di un altro.
La certezza cioè di una informazione “alta”, capace però anche di accompagnare il lavoro dei centri di ricerca con leggerezza, senza dimenticare mai che la tv, seppure occupandosi di politica e di elezioni, non può completamente dimenticare la sua dimensione di spettacolo.
Sono convinto che un intermezzo musicale, un trailer cinematografico, una clip comica, siano molto meglio di uno sproloquio iracondo di La Russa incattivito con un avversario politico, la tristezza di Fassina che attende il sole dell’avvenire o le grigie, risapute disamine dei tanti direttori o ex direttori di quotidiani.
Forse anche questo sarebbe un modo per “rottamare” una tv vecchia, ferma al passato e che sta perdendo ruolo, ascolti, motivi di esistere.