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Schermo&Schermo. Lo chiamavano Jeeg Robot: gioie e dolori di un supereroe di periferia

Jeeg Robot

Finalmente nel cinema italiano un esordio originale per un film che sembra ideato ad Hollywood ma con la realtà, la forza, il pensiero e la cultura del nostro paese. Lo chiamavano Jeeg Robot, il film di esordio di Gabriele Mainetti, ambientato nella periferia estrema della Roma dove la grande delinquenza convive con i piccoli malviventi, dove la camorra e il terrorismo sembrano un unicum destinato ad avvolgere l’intera capitale italiana, un giovane delinquente, Enzo Ceccotti, entrato in contatto con del materiale radioattivo, acquista poteri di forza e di resistenza sovrumani che nel renderlo invulnerabile lo trasformano in una sorta di Nembo Kid.

Parte da qui la trama di questo film dove si intrecciano le miserie della periferia romana, lo splendore melanconico e un po’ delabre’ di Roma , i drammi di una gioventù incapace di progettare il proprio futuro e di vivere il proprio presente e i limiti di una società corrotta e disperata che sembra disintegrarsi progressivamente e senza alcuna prospettiva. Ed è in questo contesto che Enzo Ceccotti, divenuto Jeeg Robotmette i suoi poteri contemporaneamente al servizio di se stesso e a quello della collettività divenendo una sorta di punto di riferimento per una  collettività che vede in lui qualcuno che, come Nembo Kid, può salvarla e riscattarla.

Un film anomalo nel panorama del cinema italiano che se deve trattare delle periferie e degli emarginati piange continuamente su se stesso e cerca fondamentalmente di sottolineare come tutti siano dei brutti anatroccoli e delle vittime dell’ingiustizia sociale. Qui invece il brutto anatroccolo è destinato a diventare un cigno. Un cigno inatteso e che mette la propria forza anche al servizio degli altri. Un film dove si mischiano pezzi che richiamano Tarantino, altri Frank Capra e la romantic comedy, altri i grandi blockbusters holliwoodiani e che nello stesso tempo ci regala una Roma struggente che per il fascino che emana non ha niente da invidiare alla Grande bellezza sorrentiniana. Un film bello e complesso, con degli interpreti fantastici (Santamaria e Marinelli su tutti) e che attraverso il velo della fantasia , dei superpoteri e del sogno ci dà un fantastico spaccato dell’Italia di oggi.

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