Il sabato sera di Rai1 – da ormai molti anni destinato a ospitare vecchi format o serate “nostalgia” o disastrati varietà di sapore anni sessanta, quando ancora c’era il monopolio e la lotteria di capodanno aveva un fascino irresistibile su pubblico e società civile – ha improvvisamente offerto la ribalta a un’arte (la danza classica) e a un protagonista, Roberto Bolle, che difficilmente si sarebbero potuti pensare adatti ad una rete generalista e per di più in prima serata.
Il risultato è stato, invece, quantomeno entusiasmante. Ci siamo, infatti, trovati di fronte a uno spettacolo capace di fondere la magia del balletto classico e di uno dei suoi interpreti più affascinanti con un parterre di stelle provenienti da contesti i più diversi (da Bollani alla Cortellesi da Jovanotti a Virginia Raffaele a Elio e alla Ramazzotti ecc.) che ci ha intrattenuto per quasi due ore in un corretto mix di emozioni e di esperienze diverse dove la forza e il fascino del corpo di Bolle e della sua danza sono apparsi come un collante armonioso e divertente, capaci di fondere in un unicum televisivo i tanti pezzi dell’intrattenimento.
Uno spettacolo “alto” per la oggettiva difficoltà di far entrare il grande pubblico con leggerezza e divertimento in un mondo, quale quello della danza classica, sconosciuto ai più e ritenuto ostico e di scarso appeal. Ma che si è invece dimostrato “popolare” e capace di raggiungere il grande pubblico per la attenzione e la delicatezza con cui sono stati scelti i protagonisti della serata, i testi, i brani di musica e di danza da cucire sul protagonista/icona Roberto Bolle.
Uno spettacolo perfetto e che deve fare riflettere su come non sia vero che è impossibile fare una tv “alta” e raffinata nei contenuti e nello stesso momento popolare. E come questa sia in realtà la vera scommessa sul significato, e il futuro, di servizio pubblico.