Il cosiddetto mercato primaverile delle star tv sembra volgere al termine senza apparenti devastanti scossoni.
Restano a Mediaset i pilastri portanti dell’intrattenimento da Bonolis alla De Filippi anche se, in particolar modo nei confronti del primo, il numero 1 di viale Mazzini, Antonio Campo dall’Orto, non aveva nascosto stima e speranze di potere averlo in squadra su Rai1.
Sky conferma i giovani affermati come Cattelan e i Jackall, la squadra di Colorado (Bisio, Abatantuono e company) a cui va ad aggiungere una “stella” come Guzzanti e un king maker come Fiorello.
La nuova Rai, intenta a disegnare nuovi scenari editoriali e una rinnovata presa su target più ampi degli attuali, sembra invece ferma alla conferma dei soliti noti, da Conti a Fazio, con in più la variabile del ritorno della Carrà su Rai1 di cui tutto si può dire tranne che sia una novità volta alla ricerca di pubblici più giovani e pubblicitariamente appetibili….
Anche se, ovviamente, saranno solo i nuovi programmi a farci capire come sarà la Rai di Antonio Campo dall’Orto questi dati, in primis la perdita di Fiorello e il mancato annuncio di nomi nuovi, fanno intravedere le difficoltà che il nuovo management dovrà superare per fare uscire la Rai dalla stagnazione editoriale in cui l’hanno portata gli ultimi DG privi di una qualsiasi attenzione culturale e politica ai temi del prodotto.
La strada non sarà certamente facile e non siamo certo noi in grado di fornire suggerimenti certi o cogenti. Ci sentiamo però sommessamente di dare alcune piccole indicazioni. Per fare tornare in Rai o non perdere personaggi forti e credibili si comincino a snellire le burocrazie, si abbattano i tempi delle contrattazioni, si faciliti il lavoro degli uomini/donne di prodotto. E si sottragga la Rai alla gabbia delle populistiche interrogazioni parlamentari o di articoli di giornali in cui la si bacchetta costantemente per avere dato due euro in più a questo o a quello. Il mercato e la qualità del prodotto si onorano con un corretto mix di idee e di sana e corretta gestione aziendale non con un “peloso” moralismo a senso unico.