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Schermo&Schermo. Cinema, 2016 anno della svolta?

È sempre difficile commentare a luglio dei dati che si fermano al 31 dicembre dell’anno prima, specie se ci si occupa di un settore come quello del cinema la cui stagione reddituale rispetto agli incassi in sala inizia a settembre e termina a giugno. Ma i dati forniti da Anica e Mibac pochi giorni or sono sul cinema italiano nel 2015 anche se non contemplano tutto ciò che è accaduto nella prima metà del 2016 (in poche parole i film di Zalone, Genovese e Mainetti solo per fare tre esempi, e ditemi se è poco……) sembrano individuare alcuni trend assai significativi e ormai costanti. Allora.

Un numero eccessivo di film prodotti (182 per la precisione) rispetto alle possibilità di una distribuzione in grado di fornire a tutti una reale visibilità nel mercato e verso il pubblico.

Un costo medio per quasi la metà di questi film che è sotto il milione di euro, un budget quindi molto basso. E c’è da aggiungere che più della metà di questi film ha incassi botteghino non superiori a 100 mila euro, incassi a dire poco sconfortanti che uniti alla rinnovata centralità del finanziamento pubblico, sia diretto che indiretto (tax credit interno e esterno e premi legati a incasso botteghino) rendono il settore quantomeno economicamente e industrialmente fragile.

Una constatazione quest’ultima che unita al fatto che sembrano scomparire, o quasi, i film non commedie con incassi sui 4/5 milioni, vale a dire incassi medi, evidenzia la realtà di un cinema italiano che va sempre più polarizzandosi tra film di autore estremamente rarefatti e commedie, le uniche che, anche se con segnali di criticità sempre più evidenti, portano a casa degli incassi “civilizzati”.

Se a questo si aggiunge il dato inerente il restringimento della quota di mercato per i film italiani (20 per cento) e la assenza, o quasi, di film Made in Italy nel prime time delle reti tv pubbliche (33 titoli, ma quasi tutti programmati in estate e prodotti nell’altro secolo…) il panorama che emerge non è certo esaltante.

La speranza di un futuro migliore è da ricercarsi non tanto nella stagionalità del settore (10/100/1000 Zalone ogni anno…), ma anche nelle possibilità legate al varo definitivo della legge Franceschini e alla presenza di nuovi player italiani e stranieri interessati a sempre maggiori “sinergie” con il restante mondo dell’audiovisuale. Ed in questa chiave il 2016 sarà un anno centrale per capire quanto sta per accadere.

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