Economia digitale, smart Europe, rapporti con la Cina e Piano Juncker sono stati i temi chiave dell’incontro “China, the digital economy and the EU investment plan”, organizzato il 4 giugno scorso dall’associazione ChinaEU presso il Comitato delle Regioni a Bruxelles, alla presenza del presidente del CoR Markku Markkula.
Per far decollare l’ingente programma di finanziamenti da 315 miliardi di euro, presentato negli scorsi mesi dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, servono capitali internazionali freschi da far confluire nel fondo Efsi (European fund for strategic investments).
Un fondo che potrà contare inizialmente su 21 miliardi di euro (13 effettivi), più qualcos’altro dalla Banca europea degli investimenti (Bei), ma l’apporto dei capitali stranieri rimane fondamentale. Soprattutto le banche e le aziende extra-europee, come quelle cinesi.
“La Commissione è stata contattata da attori fuori dall’Europa, inclusa la Cina“, aveva dichiarato nei giorni passati in un’intervista a Europolitics il vicepresidente della Commissione Ue, Jyrki Katainen.
Il seminario organizzato da ChinaEU è stata la prima concreta occasione per far incontrare investitori cinesi e Paesi europei. Qui le regioni d’Europa hanno avuto modo di presentare i propri progetti e di conquistare la fiducia delle banche del grande Paese asiatico, tra cui Bank of China, ICBC, China Construction Bank, Agricultural Bank of China, l’Hsbc di Hong Kong.
“Questo è solo l’inizio”, ha assicurato Luigi Gambardella, presidente di ChinaEU, organizzatore dell’incontro e consigliere del comitato esecutivo dell’ETNO, che conferma per i cinesi “la possibilità concreta di creare un fondo ad hoc per partecipare al piano Juncker”.
“Un contributo al piano di crescita europeo“, quello cinese, “che sarà non solo finanziario, ma anche tecnologico, grazie all’innovazione digitale delle sue aziende“, ha sostenuto Gambardella nel suo intervento riportato sul sito dell’associazione ChinaEU.
La stessa piattaforma ChinaEU ha come obiettivo l’incontro tra Paesi europei e Cina per favorire lo scambio di esperienze e la nascita di una collaborazione stabile.
La Toscana è stata la prima regione italiana ad essersi presentata all’appuntamento con gli investitori internazionali con tre progetti: cloud nella PA, mobilità integrata e big data. “Con questi progetti, la Toscana – ha commentato il presidente della Regione Enrico Rossi – non è solo buon vivere e buon cibo, paesaggio e arte ma anche scienza e innovazione. Per questo ci sentiamo di proporci a investitori da tutto il mondo e per questo da tutto il mondo, in particolare dalla Cina, guardano alla Toscana con crescente interesse”.
“La Toscana – ha ricordato Rossi – si colloca al sedicesimo posto per densità di pubblicazioni scientifiche e la componente pubblica della spesa in ricerca e sviluppo regionale rappresenta lo 0,59% del PIL: valore, seppure ancora sotto la media europea, nettamente superiore alla media italiana. Un bando regionale lanciato in questi mesi è stato finanziato per 51 milioni per ricerca fondamentale, industriale e di sviluppo sperimentale nel settore delle nuove energie, della fotonica, dell’optoelettronica, dell’ict e della robotica. Quanto alla nuova programmazione europea, abbiamo messo in piedi un gruppo di lavoro con Irpet, per sostenere le imprese toscane nella progettazione in modo da poter competere a livello europeo e partecipare ai bandi Horizon 2020 per la ricerca“.
I settori che più interessano la Cina sono le telecomunicazioni, il digitale, il cloud, i big data, l’internet delle cose, l’ecommerce, ma anche l’agricoltura, la tutela ambientale e la crescita sostenibile grazie a smart city e resilienza per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici.
“C’è un forte interesse da parte cinese a cofinanziare progetti sotto il Piano Juncker“, ha affermato l’ambasciatrice cinese presso la Ue Yang Yanyi, secondo quanto riportato da una nota Ansa, perché “è nell’interesse reciproco” delle due aree. “La Cina è in una nuova fase di aggiornamento delle sue strutture economiche e anche l’Europa sta cambiando lasciandosi la crisi alle spalle, siamo nella stessa pagina ora”.
“Il nostro obiettivo con il Piano Juncker è mobilitare la liquidità, quella della Cina inclusa” perché, ha messo in chiaro Alessandro Carano, senior adviser della Dg Ecfin della Commissione, “il mercato Ue è aperto“.
Toscana, Berlino, Catalogna, Estremadura, Lodz, Azzorre e Ile-de-France sono state le prime regioni europee a presentare i propri progetti alla Commissione e alle banche cinesi per trovare i finanziamenti necessari alla loro realizzazione.