Stati Uniti, diocesi cattoliche accusate di aver coperto abusi sessuali compiuti da almeno 500 sacerdoti
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Il procuratore generale dell’Illinois, Lisa Madigan, ha dichiarato che le sei diocesi della Chiesa cattolica dello Stato non hanno rivelato le accuse di abusi sessuali contro centinaia di prelati. Le diocesi dell’Illinois hanno pubblicato una lista nel quale vengono identificati pubblicamente 185 membri del clero accusati verosimilmente di abusi sessuali su minori, ma il procuratore Madigan ha detto che, secondo i risultati preliminari delle indagini in corso, la Chiesa avrebbe nascosto le accuse contro almeno 500 preti. In molti casi, le accuse “non sono state adeguatamente investigate dalle diocesi o non investigate affatto”, ha fatto sapere l’ufficio di Madigan. Inoltre le diocesi avrebbero spesso omesso di notificare le accuse alle autorita’ di pubblica sicurezza o al dipartimento responsabile. “Scegliendo di non indagare a fondo sulle accuse, la Chiesa cattolica ha fallito nel suo obbligo morale di fornire ai sopravvissuti, ai parrocchiani e al pubblico una contabilita’ completa e accurata di tutti i comportamenti sessualmente inappropriati che coinvolgono i preti dell’Illinois”, si legge nella dichiarazione del procuratore. “La mancata investigazione significa anche che la Chiesa cattolica non ha mai fatto uno sforzo per determinare se la condotta dei preti accusati fosse ignorata o coperta dai superiori”. La procuratrice Madigan ha iniziato le sue indagini ad agosto, dopo che un grand jury della Pennsylvania ha pubblicato un rapporto di 900 pagine che descriveva orribili abusi da parte di oltre 300 membri del clero cattolico contro piu’ di 1.000 vittime. Da allora, 36 diocesi hanno pubblicato elenchi di appartenenti al clero “accusati in modo credibile” di abusare di minori.
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Siria, Stati Uniti ritirano le proprie forze militari, operazione contro Stato islamico entra in una seconda fase
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Gli Stati Uniti hanno avviato il ritiro delle proprie forze militari dalla Siria, con il contestuale inizio di una nuova fase della campagna contro lo Stato islamico. Lo riferisce un comunicato stampa della Casa Bianca, secondo cui le vittorie degli Stati Uniti contro lo Stato islamico in Siria non “segnano la fine della Coalizione internazionale e della sua operazione” Inherent Resolve. “Cinque anni fa, l’Isis (acronimo per Stato islamico dell’Iraq e della Siria) era una forza molto potente e pericolosa in Medio Oriente, e ora gli Stati Uniti hanno sconfitto il califfato sul piano territoriale”, si legge nella nota. “Queste vittorie sull’Isis in Siria non segnano la fine della Coalizione internazionale o la sua operazione. Abbiamo iniziato a riportare a casa le nostre truppe mentre passiamo alla fase successiva di questa campagna”. Secondo Washington, gli interessi degli Stati Uniti saranno difesi ogni volta che sara’ necessario: “Continueremo a lavorare insieme per negare l’espansione territoriale dei terroristi islamici radicali, il finanziamento, il sostegno e ogni mezzo per infiltrarsi nei nostri confini”, conclude la nota. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato che “l’unica ragione” per mantenere forze militari in Siria e’ stata la lotta allo Stato islamico che “e’ stato sconfitto”. Il presidente Trump ha ordinato un rapido ritiro dei circa 2mila militari Usa in Siria entro 30 giorni. Avvisaglie di un possibile ritiro delle forze Usa dal nordest della Siria erano emerse dalle dichiarazioni rilasciate lo scorso 17 dicembre dall’inviato speciale Usa, James Jeffrey, che in un intervento all’Atlantic Council a Washington ha osservato che il sostegno ai gruppi armati curdo-arabi “e’ temporaneo”. “Non abbiamo relazioni permanenti con entita’ sub-statali”, ha dichiarato, aggiungendo che gli Stati Uniti hanno sostenuto le Fds con l’obiettivo specifico di combattere contro lo Stato islamico.
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Spagna-Catalogna, confermato per oggi l’incontro fra Sanchez e Torra
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Il governo spagnolo e la Generalitat hanno confermato che il primo ministro, Pedro Sanchez, e il presidente della Catalogna, Quim Torra, si incontreranno oggi, alla vigilia del Consiglio dei ministri che si celebrera’ domani, in via eccezionale, a Barcellona. Lo riferisce il quotidiano “El Pais”, aggiungendo pero’ che le due amministrazioni non hanno ancora trovato un’intesa sul formato dell’appuntamento. La vicepremier, Carmen Calvo, aveva dichiarato al Congresso che ci sarebbe stato un mini-vertice con due incontri, uno fra i due leader, e l’altro fra ministri e assessori. Il governo catalano, invece, ha parlato di un’unica riunione che metterebbe insieme i rispettivi rappresentanti. Il solo dato certo, sottolinea il giornale, e’ per ora l’orario: prima della cena di Sanchez con l’associazione degli imprenditori locali “Fomento del Trabajo”. Intanto, cresce l’attesa per il Cdm di domani a Barcellona, definito dagli indipendentisti come una “provocazione” da parte della Moncloa, dato che cade proprio nell’anniversario dell’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione con cui, lo scorso anno, Mariano Rajoy commissiono’ la Catalogna. Nonostante il massiccio dispositivo di sicurezza previsto per fronteggiare le preannunciate azioni di protesta, i Mossos d’Esquadra sono preoccupati dalla possibilita’ che i manifestanti compiano azioni di disturbo senza essere consapevoli delle conseguenze. Chi tentera’ di boicottare i lavori del Cdm sara’ accusato di aver agito contro le istituzioni statali, un reato che prevede pene fino a cinque anni di reclusione. L’appuntamento di domani “e’ diverso da qualsiasi altra manifestazione in cui potrebbero esserci disordini pubblici”, hanno fatto sapere, aggiungendo che eventuali blocchi stradali per impedire alle delegazioni di raggiungere la Llotja de Mar, l’incendio di cassonetti o altre azioni simili saranno classificati come “reati contro lo Stato” e sanzionati in base agli articoli 503 e 504 del Codice penale. Ad ogni modo, i vertici dei Mossos, della Polizia nazionale e della Guardia Civil si incontreranno in giornata per mettere a punto gli ultimi dettagli del dispositivo di sicurezza che entrera’ in funzione domani pomeriggio. Fra i problemi principali, quello della mobilita’, vista la delicata posizione della location scelta per la riunione di Gabinetto.
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Spagna, ex leader catalani chiedono agli indipendentisti in carcere di interrompere lo sciopero della fame
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Cinque ex leader della Catalogna, quattro presidenti del parlamento regionale e il Difensore del popolo hanno inviato una lettera agli indipendentisti in carcere chiedendo l’interruzione immediata dello sciopero della fame iniziato lo scorso 1 dicembre, per tutelare “la loro vita e la loro salute”, garantire la presenza alla difesa processuale e tornare, a breve, a far parte del futuro politico della Generalitat. Lo scrive oggi il quotidiano spagnolo “El Pais”, precisando che la missiva reca le firme degli ex presidenti Jordi Pujol, Pasqual Maragall, Jose’ Montilla, Artur Mas e Carles Puigdemont; degli ex rappresentanti del parlamento, Joan Rigol, Ernest Benach, Nu’ria de Gispert e Carme Forcadell e dell’attuale difensore civico, Rafael Ribo’. Il leader in carica, Quim Torra, non ha sottoscritto il testo ma si e’ unito verbalmente al coro di quanti hanno chiesto la fine della protesta. Lo sciopero, che va avanti da circa tre settimane, “ha smosso le coscienze a livello nazionale e internazionale e ha spinto la Corte costituzionale a fissare un calendario per la risoluzione dei ricorsi depositati negli ultimi mesi”, si legge nel documento, da qui l’invito a non compromettere ulteriormente la propria salute.
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Regno Unito, il governo si spacca anche sull’immigrazione post-Brexit
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico, Theresa May, ha rinviato le decisioni sulla politica per l’immigrazione dopo la Brexit a causa della spaccatura nel suo governo sulla questione. Lo scrive il quotidiano britannico “The Times”, commentando la pubblicazione, avvenuta ieri 19 dicembre, del “Libro bianco sull’immigrazione”, che May aveva annunciato addirittura un anno fa. Il piano del governo sull’immigrazione sottolinea che, con la Brexit, i cittadini degli Stati membri dell’Unione europea non potranno piu’ trasferirsi e stabilirsi liberamente nel Regno Unito. Il regime preferenziale per i cittadini dell’Ue sara’ infatti sostituito da un nuovo sistema per la gestione dell’immigrazione dei lavoratori qualificati e di quelli non specializzati nel Regno Unito. Tale sistema che dovrebbe entrare in vigore dal 2021. Tuttavia, nota il “Times”, il “Libro bianco” non fornisce alcun dettaglio sulle regole di ammissione che saranno adottate. Su questo punto e’ emerso un profondo dissenso tra l’ufficio del primo ministro May e i ministeri del Tesoro e dell’Interno. La disputa, rivela il “Times”, verte essenzialmente sui criteri previsti per l’immigrazione dei lavoratori non qualificati. La premier May e’ a favore di limiti molto piu’ rigidi di quelli auspicati dai suoi ministri, piu’ sensibili alle istanze del mondo degli affari e delle aziende, preoccupate dal rischio di non poter piu’ disporre, dopo la Brexit, di una forza lavoro sufficiente a espandere le proprie attivita’. Lo scontro all’interno dell’esecutivo e’ esploso intorno al salario minimo previsto dai contratti che le aziende dovranno offrire ai loro futuri dipendenti, come la condizione sine-qua-non per la concessione del visto di ingresso ai lavoratori immigrati. Nella giornata di ieri, May ha ribadito che il salario minimo sara’ di 30 mila sterline lorde all’anno (33.300 euro). Il cancelliere allo Scacchiere, Philip Hammond, e’ riuscito a rimuovere questa cifra dal “Libro bianco”, sostituendola con un generico impegno a “concordare con le associazioni dei datori di lavoro quale debba essere il salario minimo”. Inoltre, Hammond ha suggerito che il salario minimo potrebbe essere molto piu’ basso. Per il “Times”, il cancelliere dello Scacchiere si e’ fatto portavoce delle aziende della ristorazione, dell’agricoltura e dell’accoglienza alberghiera, che pagano salari minimi di 21 mila sterline all’anno (poco piu’ di 23 mila euro). Il primo ministro May e’ in contrasto anche con il ministro dell’Interno, Sajid Javid, sul tetto annuale di immigrati da accogliere nel Regno Unito. La premier vuole restare fedele alla promessa di ridurne sostanzialmente il numero a non piu’ di 100 mila. Al ministro Javid invece quella promessa non e’ mai piaciuta e nel “Libro bianco” e’ riuscito a inserire dei criteri cosi’ elastici che, secondo i calcoli degli esperti, nei prossimi anni potrebbero entrare nel Regno Unito fino a 200 mila nuovi immigrati all’anno. Il braccio di ferro tra May, Hammond e Javid, prevede il “Times”, non e’ risolto ed andra’ avanti ancora per molto.
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Francia, la confusione all’interno del governo nella gestione della crisi dei gilet gialli
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Nella fretta di far approvare prima di Natale le misure annunciate dal presidente Emmanuel Macron, il governo francese e’ inciampato in una serie di errori imbarazzanti che lo hanno messo in difficolta’. E’ quanto afferma “Libe’ration, ricordando l’ultimo in ordine di tempo, quando martedi’ l’esecutivo ha deciso di annullare le misure annunciate a novembre per poi tornare sui suoi passi un paio di ore dopo. Il quotidiano parla di troppe tergiversazioni e tentennamenti. Dinnanzi a una maggioranza cosi’ “scombussolata”, l’opposizione ha approfittato della situazione moltiplicando gli attacchi. Dal canto suo, la maggioranza si difende evocando le circostanze straordinarie mai verificatesi in Francia. “Bisogna pensare al rullo compressore sotto il quale siamo da quindici giorni” fanno sapere dall’entourage del premier. Tuttavia, il quotidiano nota che “l’Eliseo mostra una grande serenita’”. “Vediamo gli effetti di un dibattito ravvivato dalle circostanze”, ha affermato una fonte vicina al presidente, come per dire che la crisi dei gilet gialli ha avuto anche effetti positivi per la vita politica del paese. il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, ha affermato che Bruxelles si rende conto di “quello che succede in Francia” e mostra “comprensione”.
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Francia-Ue, ministro Economia Le Maire a Bruxelles per spiegare misure adottate per calmare gilet gialli
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, e’ giunto ieri, 19 dicembre, a Bruxelles per illustrare alla Commissione europea il contenuto delle misure annunciate dal presidente Emmanuel Macron al fine di calmare la protesta dei gilet gialli. Il quotidiano francese “Les Echos” spiega che i provvedimenti annunciati da Macron poteranno il rapporto tra deficit e Pil della Francia nel 2019 al al 3,2 per cento. Le Maire ha sottolineato il fatto che i fondamenti della politica economica francese “non cambiano”. “Non torniamo indietro sulle riforme, continueranno”, ha poi aggiunto il ministro dell’Economia francese. “Les Echos” nota che la Commissione europea sembra essere disposta a mostrare una “certa clemenza” nei confronti della Francia. In particolare, il commissario europeo per gli Affari economici, Pierre Moscovici, vuole mostrarsi flessibile verso i paesi che si confrontano con problematiche sociali interne. Questo approccio viene sostenuto a Bruxelles anche da coloro che generalmente si mostrano rigidi sul rispetto dei parametri europei. Il 14 dicembre scorso, al termine del Consiglio europeo, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha dato il suo sostegno a Macron, affermando che “ha fatto alcune proposte, sulle quali ha ben riflettuto, per rispondere alle proteste dei gilet gialli.”
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Germania, governo approva riforma diritto immigrazione
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – In Germania, dove “la carenza di lavoratori qualificati e’ diventata troppo forte” il governo tedesco ha approvato ieri, 19 dicembre, la riforma del diritto dell’immigrazione. Lo scrive il quotidiano tedesco “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, spiegando che due provvedimenti licenziati dal governo mirano ad attrarre lavoratori qualificati in Germania e a fornire “a quanti hanno visto la loro domanda di asilo respinta un’opportunita’ di lavoro per la residenza permanente” nel paese. La nuova legge sull’immigrazione di manodopera qualificata prevede “l’abbassamento delle barriere per l’ingresso in Germania di lavoratori provenienti da paesi extraeuropei”. In particolare, chiunque risulti un lavoratore qualificato potra’ cercare un impiego in Germania “anche senza gia’ avere un contratto”. Inoltre, gli stranieri ai quali e’ stato negato l’asilo potranno rimanere in Germania purche’ abbiano svolto “un lavoro a tempo pieno (minimo 35 ore) per 18 mesi nel rispetto degli obblighi assicurativi”. A ogni modo, la riforma del diritto dell’immigrazione e’, per ora, a tempo determinato. Se approvata dal Bundestag, la nuova normativa dovrebbe entrare in vigore il primo gennaio 2020 per scadere il 30 giugno 2022, se non verra’ rinnovata.
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Italia-Ue, accordo su legge stabilita’ permette di evitare procedura di infrazione
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – Italia e Commissione europea hanno posto fine alla disputa sulla legge di stabilita’ per 2019, concludendo un accordo con cui saranno modificate le politiche di spesa che avevano scosso gli investitori e fatto crescere le tensioni tra il governo e l’Ue. Lo scrive oggi il quotidiano britannico “Financial Times”, commentando l’annuncio dato ieri, 19 dicembre, dal vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, che e’ anche commissario per l’Euro. Nel 2019, il deficit dell’Italia sara’ il 2,04 per cento del Pil, meno del 2,4 per cento inizialmente previsto dal governo nella prima versione della legge di stabilita’. La riduzione del deficit annuale, spiega il “Financial Times”, sara’ ottenuta principalmente rinviando alcune misure di spesa, incluso il reddito di cittadinanza. Alla notizia dell’accordo tra Italia e Ue, i titoli di Stato italiani hanno recuperato sui mercati: il rendimento dei buoni del Tesoro a 10 anni ha toccato il 2,76 per cento, il livello piu’ basso dallo scorso mese di settembre, prima che la proposta di bilancio fosse presentata a Bruxelles. Dombrovskis ha dichiarato che le modifiche al bilancio faranno si’ che non vi sara’ piu’ il temuto “deterioramento strutturale” dei conti dell’Italia. Cio’ significa che la Commissione europea sospendera’ l’avvio della procedura di infrazione per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia. “Voglio essere chiaro, non e’ la soluzione ideale”, ha detto Dombrovskis. Il vicepresidente della Commissione ha, quindi, aggiunto che l’accordo con l’Italia “permettera’, almeno per il momento” di evitare l’apertura della procedura di infrazione, mentre le modifiche apportate dal governo alla legge di bilancio “correggono una situazione di seria violazione del Patto di stabilita’ e crescita”. A sua volta, il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Matteo Salvini, ha cosi’ commentato l’accordo tra Roma e Bruxelles: “Aver evitato la procedura di infrazione e’ una vittoria del buon senso per il bene dei cittadini italiani”. Salvini ha poi lodato l’operato del presidente del Consiglio Conte per aver condotto il negoziato con la Commissione europea “con competenza, serieta’ e fermezza”.
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Ue-Italia, commissario Dombrovskis, accordo su legge stabilita’ “non e’ soluzione ideale”.
20 dic 11:13 – (Agenzia Nova) – L’accordo raggiunto ieri, 19 dicembre, tra la Commissione europea e l’Italia sulla legge di stabilita’ per il 2019 “non e’ la soluzione ideale, ma per ora permette di evitare la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo, ammesso che le misure concordate siano concretamente attuate”. E’ quanto affermato in un messaggio pubblicato ieri sul proprio profilo Twitter da Valdis Dombrovskis, commissario europeo per l’Euro e il dialogo sociale, per la Stabilita’ finanziaria, i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali. Secondo quanto riferito dal quotidiano tedesco “Handelsblatt”, Dombrovkis ha pubblicato il suo messaggio al termine della riunione in cui la Commissario europea ha deciso di non avviare la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo nei confronti dell’Italia che aveva proposto quando ha bocciato la legge di bilancio. In questo modo, la Commissione ha approvato la revisione del provvedimento proposta dall’Italia, che prevede un rapporto tra deficit e Pil al 2,04 per cento invece dell’originario 2,4 per cento. L’obiettivo di bilancio, nota “Handelsblatt”, rimane tuttavia “ben al di sopra di quanto promesso dall’Italia all’Ue”. Nel 2019, “in realta’ il paese dovrebbe ridurre la quota di deficit nominale allo 0,8 per cento” del Pil.
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