Essendo questa rubrica “ilprincipenudo” curata da IsICult per “Key4biz” dedicata soprattutto ad un monitoraggio critico delle politiche culturali e delle economie mediali, non è certamente sfuggito alla nostra attenzione l’operato della Regione Lazio, che, nel corso degli anni e soprattutto durante la giunta guidata dal Presidente Nicola Zingaretti, ha dedicato particolare attenzione al cinema, all’audiovisivo, alla cultura, pur con la paradossale assenza di un assessore dedicato a queste materie, negli ultimi 4 anni (dal 2013 al 2018 l’assessorato era stato affidato alla scrittrice Lidia Ravera).
Non possiamo quindi non associarci a chi sta denunciando, in queste ore, un evento che ha veramente dell’incredibile: la pubblicazione dei risultati di un bando pubblico senza rendere nota l’identità dei soggetti vincitori.
Se non fosse vero, sarebbe veramente incredibile: alla luce della nostra trentennale esperienza di ricercatori culturologi e giornalisti specializzati, è il primo caso in Italia di dinamica simile, un vero caso di… “worst practice”!
Riassumiamo i termini essenziali della vicenda: il 28 ottobre 2022, LazioCrea società per azioni (società “in-house” della Regione Lazio) pubblica sul proprio sito web un “Avviso pubblico dedicato ai Comuni del Lazio e agli Enti privati, per le iniziative culturali, sociali e turistiche nel territorio della Regione Lazio da realizzare nel periodo tra l’8 dicembre 2022 ed il 28 febbraio 2023”.
Vengono messi a bando 4 milioni di euro, per la “concessione di contributi a favore di iniziative culturali dei Comuni del Lazio e degli Enti Privati (fondazioni, associazioni riconosciute e non, comitati di cui all’articolo 39 del Codice Civile, Cooperative sociali e Cooperative iscritte all’anagrafe delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale (onlus), volte alla valorizzazione di iniziative culturali, sociali e turistiche nel territorio della Regione Lazio”.
Un avviso pubblico ben “aperto” alla partecipazione, ma con tempistiche veramente curiose…
Da apprezzare come il bando sia piuttosto “aperto”, ovvero è indirizzato anzitutto ai Comuni della Regione, ma anche alle associazioni culturali – intese in senso assai lato, ovvero sia “riconosciute” sia “non riconosciute” – e finanche ai comitati – come previsto dal Codice Civile – e, ancora, alle imprese, ma soltanto alle cooperative. Si tratta di quella stessa logica che abbiamo apprezzato in occasione della pubblicazione del bando sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura (vedi “Key4biz” del 30 settembre 2022, “Imprese culturali e creative, il 3 novembre il varo dei bandi Pnrr da 155 milioni”).
Il bando (noto anche con la denominazione sintetica “bando promozione territorio”) nasce da una delibera della Giunta Regionale (n. 871/2022), e reca una pluralità di firme di LazioCrea s.p.a.: Roberto Raffi, Responsabile del Procedimento (Rp); Fabio Di Marco, Responsabile Affari Legali; Giuseppe Tota, Direttore della Direzione Sviluppo e Promozione del Territorio.
Si noti bene: le “attività culturali e sociali e turistiche” di cui al bando vanno svolte tra l’8 dicembre 2022 ed il 28 febbraio 2023, ovvero nell’arco di poco meno di 3 mesi.
La scadenza per presentare le istanze viene fissata al 14 novembre 2022, a distanza di poco più di 2 settimane (due) dalla pubblicazione del bando (28 ottobre 2022): un lasso temporale veramente ristretto, che certamente non stimola l’elaborazione di proposte progettuali di ampio respiro… Probabilmente qualcuno acquisisce tardiva coscienza di questo limite temporale e decide una proroga: ma, curiosamente, la proroga è di 2 (due!) giorni soltanto, da lunedì 14 novembre 2022 a mercoledì 16 novembre 2022 (!).
Molti soggetti decidono di partecipare, ed ovviamente attendono con trepidazione l’esito delle decisioni della Commissione.
Naturalmente, i proponenti immaginano che i risultati vengano pubblicati in tempi utili per l’avvio delle iniziative, se l’arco temporale previsto parte dall’8 dicembre 2022… Questo sarebbe naturale in un Paese normale, quale l’Italia – ancora una volta – non si dimostra essere.
Tutto tace sul sito web di LazioCrea, fino a venerdì della scorsa settimana, ovvero il 16 dicembre 2022 (una settimana dopo… il possibile avvio delle iniziative dall’8 dicembre!), allorquando viene pubblicata la “Graduatoria Finale dei candidati con i progetti idonei e finanziabili, dei progetti idonei ma non finanziabili per esaurimento dei fondi disponibili, e dei progetti non finanziabili”.
Meglio tardi che mai.
Incredibile ma vero: i dati dei vincitori (e dei partecipanti) sono stati… “anonimizzati”!
Le centinaia e centinaia di soggetti (oltre un migliaio) che hanno partecipato all’avviso vanno ovviamente a consultare la succitata “graduatoria finale”, e… cosa scoprono?!
Che i dati sono stati anonimizzati!
Si ricordi che, tecnicamente, si intende per “anonimizzazione” l’operazione di de-identificazione mirata a trasformare i dati personali in dati anonimi.
In taluni e circoscritti casi, in base alla normativa sulla “privacy”, questa operazione può avere senso (anche nel rispetto del ben noto “Gdpr” ovvero il “Regolamento 2016/679”), ma nel caso di una procedura per l’assegnazione di risorse pubbliche, quale sarebbe “l’interesse” da tutelare?!
La procedura di anonimizzazione potrebbe avere senso, per esempio, nella diffusione di un set di dati personali (o – peggio – sensibili) di una persona che partecipa ad un concorso pubblico (violando gli obblighi e responsabilità imposti dalla normativa in materia di protezione dei dati personali), ma nel caso in ispecie riteniamo si tratti semplicemente di un abuso interpretativo della vigente normativa.
In sostanza, LazioCrea non ha reso pubbliche le identità dei soggetti vincitori, in quanto non pubblica né i nomi e nemmeno i codici fiscali dei soggetti che hanno partecipato, ma semplicemente un codice ad uso interno (ovvero il “syscodice”, un codice alfanumerico) che la società ha trasmesso ad ogni partecipante a seguito della trasmissione della istanza progettuale.
Ovviamente non viene nemmeno indicato il titolo del progetto: sia mai!!!
Ancora più “divertente”, nella surreale vicenda: il file viene pubblicato in formato .pdf chiuso, ovvero si tratta di una scansione di un documento stampato su carta (reca in effetti in ogni pagina la sigla – ovviamente illeggibile – di tre dirigenti), file che non consente la ricerca “full-text”.
Con buona pace delle migliori pratiche della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione italica!
Quindi ogni partecipante deve scorrere, riga per riga, le 35 pagine del file ovvero l’elenco dei 1.068 anonimi partecipanti, ovviamente dopo aver recuperato il proprio “syscode” (ricevuto con una email da LazioCrea), e verificare l’esito: ribadiamo: incredibile, ma vero.
269 vincitori finanziati, 724 partecipanti “idonei ma non finanziabili”, 72 soggetti del tutto esclusi
Dall’analisi del tabulato (l’Allegato 1) emerge quindi che sono stati classificati come “idonei e finanziabili” 269 soggetti, mentre 724 sono stati giudicati “idonei ma non finanziabili” (hanno ottenuto un punteggio superiore al minimo di 50,0 punti), e, infine, 72 soggetti sono stati bollati come “non finanziabili”…
Il totale dei partecipanti risulta essere quindi di 1.068 soggetti: un 25 % è “idoneo” e riesce ad acquisire il contributo della Regione, a fronte di un 68 % avrebbe vinto il bando, teoricamente (in quanto con un punteggio superiore a quello minimo previsto), ma viene non finanziato per carenza di fondi (limitati a 4 milioni di euro), e, infine, un 7 % viene proprio escluso (per non aver raggiunto il punteggio minimo).
La modalità (arcaica) con cui la Regione Lazio pubblica il tabulato non consente di calcolare in modo agevole il fabbisogno totale che teoricamente dovrebbe essere ammesso a contributo, dato che si tratta – come abbiamo segnalato – di un file .pdf frutto di scansione da un testo su carta, e quindi non è possibile riportare i dati su un foglio elettronico, e si dovrebbe procedere ad una sommatoria “amanuense”…
Abbiamo comunque effettuato il calcolo: il totale dei contributi assegnati ai 269 vincitori è ovviamente di 4 milioni di euro, e corrisponde esattamente a quanto richiesto dai vincitori. I 724 “ammessi ma non finanziabili” (per esaurimento delle risorse) hanno richiesto complessivamente circa 8,2 milioni di euro. E, infine, gli esclusi 1,2 milioni euro. Complessivamente, quindi, gli oltre 1.000 postulanti hanno presentato richieste per 13,4 milioni di euro.
Per chi non crede a quel che sosteniamo in questo articolo, non possiamo che invitarlo a consultare il sito web di LazioCrea, alla pagina relativa al bando in questione: clicca qui.
Si ha notizia che la Consigliera regionale Francesca De Vito si sta attivando per acquisire informazioni su questa anomala procedura (si ricordi che De Vito è passata nell’aprile 2022 dal gruppo Movimento 5 Stelle a Fratelli d’Italia).
Alcune considerazioni critiche di politica culturale e di pubblica amministrazione, oltre il “caso” in ispecie
Proponiamo qui di seguito alcune considerazioni che vanno al di là del caso in ispecie, che ha sì una valenza “locale”, ma che è sintomatico di una cultura della trasparenza che è totalmente deficitaria.
Senza entrare nel merito della tempistica prevista dal bando (previsto termine di scadenza per la presentazione delle domande entro due settimane dalla pubblicazione dell’avviso; pubblicazione dei risultati avvenuta una settimana oltre il termine temporale previsto dall’avviso stesso per l’avvio delle attività…), ci si domanda in base a quale delirante interpretazione delle norme a tutela della privacy (questa è l’unica possibile “giustificazione” che potrebbe essere addotta, arrampicandosi sugli specchi), LazioCrea ovvero la Regione Lazio ha deciso di adottare un criterio di non pubblicità della identità dei vincitori?!
Stiamo trattando di danari pubblici.
È un diritto di tutti – non soltanto dei partecipanti all’avviso pubblico, ma della collettività tutta – acquisire notizia dei vincitori del bando.
E magari sarebbe anche utile – come l’Istituto italiano per l’Industria Culturale (IsICult) abbiamo richiesto tante volte (anche su queste colonne) – conoscere non soltanto il titolo del progetto vincitore, ma anche una sinossi dello stesso…
Queste nostre piccole ma importanti battaglie per la trasparenza sono state accolte da alcune amministrazioni centrali: per esempio, rispetto alla vicenda spesso oscura dei “progetti speciali” del Ministero della Cultura, va dato atto che le due direzioni generali competenti – la Direzione Cinema e Audiovisivo (retta da Nicola Borrelli) e la Direzione Spettacolo (retta da Antonio Parente) – hanno da qualche anno fatto in modo che i “progetti speciali” vincitori dei bandi vengano descritti, seppure in poche righe, con ovvia piena identificazione del soggetto vincitore (e del contributo assegnato).
Trasparenza nella gestione di fondi pubblici: un passo avanti (nel 2021) e due indietro (nel 2022)?!
Perché la Regione Lazio ha invece deciso di fare addirittura marcia indietro, rispetto ad una normale sana naturale esigenza di trasparenza (trasparenza peraltro minima)???
In effetti, già in passato abbiamo manifestato critiche su queste colonne nei confronti di alcune procedure della Regione Lazio, ed abbiamo segnalato il successo di alcune azioni contestatarie da parte della “società civile” ovvero dei soggetti postulanti: si veda “Key4biz” del 1° luglio 2021, “ReteA, battaglia vinta con la Regione Lazio contro i ‘furbetti del ristoro’”. Il sottotitolo dell’articolo era eloquente: “Un gruppo di associazioni culturali inizialmente escluse dai “ristori” annunciati dalla Regione Lazio ha costretto l’istituzione all’autocritica, in nome della trasparenza, nella gestione di 8 milioni di euro”.
A distanza di oltre un anno, emerge una dinamica… del gambero: un passo avanti allora, ed oggi due passi indietro, riguardo ad una auspicabile sana gestione della “res publica” in materia di cultura.
Qual è il senso di questa anonimizzazione, che rende tutto l’avviso pubblico suscettibile di denuncia all’Anac alias Autorità Garante Anticorruzione nonché al Garante per la Protezione dei Dati Personali alias Garante Privacy (iniziativa che stanno intraprendendo alcuni dei partecipanti)?!
La domanda non la possiamo più porre al Presidente della Regione Lazio, che ha firmato circa un mese fa le proprie dimissioni, andando a ricoprire il ruolo di deputato alla Camera dei Deputati. Si ricordi che Zingaretti è stato “Governatore” del Lazio per un decennio, dal marzo 2013 – con la vittoria su Francesco Storace – e subentrando alla predecessora Renata Polverini.
La domanda non la possiamo nemmeno più porre ad Albino Ruberti, già Capo di Gabinetto della Regione Lazio, considerato dai più l’Assessore alla Cultura “de facto” della Giunta Zingaretti (dopo che l’assessorato era stato retto fino al 2018 da Lidia Ravera), dato che ha lasciato quell’incarico da oltre un anno, avendo assunto il ruolo di Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma Roberto Gualtieri (e peraltro ha lasciato anche quest’ultimo incarico, nell’agosto di quest’anno, a seguito di un video – carpito in modo anomalo – nel quale pronunciava alcune frasi “shock” in occasione di una cena privata degenerata in lite). Va anche ricordato che, prima di divenire Capo di Gabinetto, chiamato da Nicola Zingaretti, Albino Ruberti era stato Presidente giustappunto di LazioCrea: nel maggio 2018, è subentrato alla presidenza di LazioCrea Andrea Umena e nel luglio 2020 Luigi Pomponio (il Cda è attualmente formato anche da Paola Maria Bottaro e Giuseppe Baisi).
LazioCrea ha registrato nel corso del 2021 un “valore della produzione” nell’ordine di 171,3 milioni di euro, a fronte dei 140,4 milioni di euro del 2020. Budget non indifferente, a fronte di una pluralità di attività, che sono riassunte dalla “mission” aziendale: “progettare, sviluppare, realizzare e gestire il Sistema Informativo Regionale; realizzare il servizio di supporto amministrativo all’Ente Regione; operare nel campo della formazione, dell’aggiornamento, della qualificazione del perfezionamento professionale del personale regionale e di altri soggetti pubblici regionali; operare a supporto della Regione Lazio nel campo della cultura attraverso attività di gestione e valorizzazione del patrimonio storico/artistico di proprietà della stessa amministrazione pubblica; operare a supporto della Regione Lazio nell’ambito della gestione centralizzata dei pagamenti ai fornitori delle Aziende sanitarie e ospedaliere della amministrazione pubblica”.
A fine dicembre 2021, la forza-lavoro di LazioCrea era formata da 1.720 persone, di cui 17 dirigenti, 57 quadri, 1.622 impiegati e 24 operai. Il costo del personale nel 2021 è stato nell’ordine di 68,1 milioni di euro.
Formalmente, è subentrato a Zingaretti il Vice Presidente della Regione, Daniele Leodori, e forse lui potrebbe – volendo – rispondere ai quesiti che abbiamo posto in quest’articolo.
Dinamica che in verità va oltre, ben oltre, il caso specifico, ed intende interrogare i “decision maker” pubblici sulla loro interpretazione del concetto di “trasparenza”…
Attendiamo feedback da LazioCrea e Regione Lazio e magari anche dai candidati ad amministrare e guidare la Regione: anche perché, nella imminente campagna elettorale (le votazioni sono state previste per domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023), la questione della trasparenza, soprattutto nella gestione delle risorse pubbliche, è questione piuttosto delicata, importante, sensibile…
Volendo chiudere questa denuncia provocando un sorriso ironico: ci si augura che la “anonimizzazione” messa in atto da Lazio Crea spa non sia il risultato di una precisa istanza di secretazione dei servizi (italiani) di “intelligence”, per tutelare un qualche (inimmaginabile) “segreto di Stato”…