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Sblocca Italia: nuovi edifici ‘broadband-ready’ per legge dal primo luglio 2015

Banda larga

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Obbligo di predisporre le infrastrutture per la banda larga in tutti i nuovi edifici e in quelli soggetti a pesanti ristrutturazioni. Il provvedimento entrerà in vigore a partire dal primo luglio 2015, come previsto da un emendamento al decreto Sblocca Italia presentato nei giorni scorsi da Chiara Braga (Pd), relatrice del provvedimento presso la commissione Ambiente della Camera. Il provvedimento dovrebbe andare in aula lunedì prossimo e prevede inoltre un sistema informativo nazionale federato delle infrastrutture (catasto nazionale delle reti) “al fine di elaborare soluzioni innovative, volte a colmare il divario digitale in relazione alla banda larga e ultralarga, e di conseguire una mappatura delle infrastrutture presenti sul territorio nazionale”.

L’emendamento sugli edifici broadband-ready prevede, per gli edifici di nuova costruzione per i quali la domanda di permesso di costruire sia presentata dal primo luglio 2015, e anche per quelli soggetti a pesanti ristrutturazioni, l’obbligo di “essere equipaggiati di un’infrastruttura fisica multiservizio passiva interna all’edificio, costituita da adeguati spazi istallativi e da impianti di comunicazione ad alta velocità in fibra ottica, fino ai punti terminali di rete”. 

 

La banda larga è classificata come opera di urbanizzazione primaria e gli edifici “a norma” dovranno esibire un’etichetta (rilasciata da un tecnico specializzato) con la dicitura “predisposto alla banda larga”.

 

La norma, preannunciata prima dell’estate dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, è in linea con quanto previsto dalla Direttiva europea sul taglio dei costi di realizzazione della banda larga, approvata lo scorso 15 aprile, dalla quale la Ue prevede di abbattere di 40-60 miliardi di euro il costo del roll out delle nuove reti, a fronte di un investimento complessivo stimato in 200 miliardi. Quattro i piani di intervento contenuti nella direttiva:  migliore utilizzo delle infrastrutture esistenti; miglior coordinamento delle future opere civili; razionalizzazione delle procedure di autorizzazione; e appunto la predisposizione di edifici ‘broadband-ready’.

Diversi paesi europei, fra cui ad esempio Germania, Francia e Svezia, hanno già adottato l’etichetta volontaria “broadband-ready” per gli edifici di nuova costruzione, dove la possibilità di accedere alla banda larga è standard. A breve anche l’Italia si adeguerà. Secondo stime della Commissione europea i lavori di ingegneria civile per gli scavi e il successivo posizionamento di cavi in fibra ottica rappresentano l’80% del totale dei costi per lo sviluppo di reti a banda larga.

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