In Italia c’è un mercato potenziale per i servizi digitali molto fiorente, che non riusciamo a sviluppare per motivi strutturali. Basta confrontare il nostro paese con gli altri e il confronto risulterà impietoso. Molti degli obiettivi del PNRR, non ultimi quelli relativi agli smart building, non si riusciranno a sviluppare per carenze infrastrutturali acclarate. E’ quanto emerge in sintesi dall’evento “Smart buildings: convergenza PNRR, digitalizzazione e obiettivi EU2050”, l’evento annuale della Smart Buldings Alliance, che si è tenuta a Roma oggi. L’obiettivo è realizzare tre documenti programmatici relativi alle tematiche energia, trasporti e cybersecurity, predisposti da altrettanti gruppi di lavoro formati da esperti di SBA Italia, manager aziendali e rappresentanti degli ordini professionali degli ingegneri, architetti e periti.
Di Canosa (SBA Italia): ‘Italia medio spende solo per social e streaming’
“L’italiano medio oggi spende in tecnologia digitale solo per non sentirsi escluso dal mainstream mediatico e dai social network”, sottolinea Domenico Di Canosa, presidente di SBA Italia. Ma le applicazioni digitali legate alle smart homes sono un mercato potenziale importante ma completamente inesplorato per il digital gap che pesa sul nostro paese. “La gente non conosce le applicazioni – aggiunge Di Canosa – visto che per sfruttare appieno gli strumenti per la gestione degli edifici digitali, è necessario un certo livello di competenza digitali. Occorre perciò prendere in considerazione l’idea di un’educazione digitale massiva per proiettare i nostri concittadini nel terzo millennio e cogliere le opportunità positive che la tecnologia ha da offrire. Bisogna anche studiare una figura di ‘delegato digitale’, che abbia la possibilità di accompagnare gli utenti che hanno un apprendimento più lento e che non hanno accesso alle risorse della pubblica amministrazione digitale fino al punto di sorpasso della soglia dei nativi digitali”.
PNRR per il parco edilizio fermo
L’obiettivo dell’associazione SBA Italia è migliorare la vita dei cittadini attraverso la digitalizzazione, nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi globali del Green Deal, che puntano a contenere la temperatura globale entro 2 gradi al 2050.
Per quanto riguarda il PNRR, Di Canosa ricorda che il 50% degli obiettivi in ambito PA sono stati raggiunti, mentre per quanto riguarda il parco edilizio siamo a zero. Il mercato dei servizi digitali e delle utenze è scoperto.
Mercato IoT deregolamentato in Italia
“Il mercato dell’IoT in Italia è completamente deregolamentato in Italia – ha detto Di Canosa – ciò significa che di fatto molti dei dispositivi connessi alla rete presenti nelle case girano sui server dei produttori degli apparecchi, che in molti casi sono cinesi”. Un esempio riguarda le telecamere made in China montate nel nostro paese, che ritrasmettono su server nel paese di origine dell’apparecchiatura, per mancanza di regole e standard su questo aspetto delicato per la cybersecurity delle nostre abitazioni.
“Collegarsi con un server in Cina? Assurdo. Cosa ci faranno con le nostre immagini e con i nostri dati in Cina?”, si domanda Di Canosa, proponendo contestualmente alla politica l’istituzione di un Comitato italiano per l’Informatica allo scopo di regolamentare e standardizzare l’uso e la protezione dei nostri dati di tutti gli apparecchi IoT che si trovano nelle nostre case.
L’80% del nostro tempo lo passiamo dentro un edificio
Definire degli standard di sicurezza per l’IoT e i sistemi di allarme in Italia è fondamentale tanto più che “l’80% del nostro tempo lo passiamo all’interno di un edificio, che sia casa nostra o l’ufficio – ha detto Ernesto Santini, Vice presidente della SBA Alliance – ma senza un edificio digitalizzato con tanto di fibra è impossibile fruire di servizi come le CER (Comunità energetica rinnovabile) né è immaginabile la ricarica dell’auto elettrica nel condominio”. Eppure, l’impianto multifunzione esiste, è previsto dalla legge (CEI–306– 2) e nelle case di nuova costruzione italiane non viene fatto al 99% delle nuove costruzioni e delle ristrutturazioni, nonostante sia un requisito previsto per legge per ottenere l’agibilità. Al netto di quel 70% di edifici vecchi realizzati prima del 1975, che costituiscono il parco complessivo di abitazioni.
“Le pompe di calore non si possono mettere nelle case vecchie, perché i fili elettrici sono inadeguati – aggiunge Santini – la colonna vetusta va rifatta per sostenere nuovi servizi come l’autoproduzione, le CER o le auto elettriche. La direttiva è disattesa, per questo andrebbe promossa la realizzazione di impianti multiservizi, il cu costo di fatto è trascurabile, pari a circa 300 euro ad appartamento. In questo modo, il videocitofono e l’antenna Tv va direttamente sulla fibra”.
Impianto multiservizi, cosa prevede la legge
Forse non tutti sanno che la legge 164/2014 oltre a trattare il tema dello sviluppo della rete pubblica della fibra ottica ha sancito anche l’obbligo, per gli edifici di nuova costruzione e per le ristrutturazioni, di predisporre il cosiddetto impianto multiservizi. Se hai acquistato una casa progettata o costruita dopo l’1 luglio 2015 devi considerare che, l’eventuale mancanza di questo impianto multiservizi, potrebbe rendere l’edificio non rivendibile, pertanto va prevista la messa a norma.
Cos’è l’impianto multiservizi?
L’impianto multiservizi è un’infrastruttura passiva in fibra ottica unica per tutte le unità abitative del palazzo in costruzione, o in ristrutturazione. In concreto si tratta di adibire uno spazio comune predisposto a ricevere dall’esterno il collegamento in fibra ottica che l’operatore porta fino al condominio e da lì ridistribuire la fibra agli appartamenti (o uffici) con quattro connessioni per ognuno di essi: banda larga, banda ultra larga, tv digitale e un collegamento per altri usi (ad esempio la domotica, videosorveglianza…). I singoli proprietari sono liberi, su questa infrastruttura, di stipulare un contratto con l’operatore che preferiscono (Tim, Iliad, Fastweb…).
Ma come realizzare in tutta sicurezza sistemi di videosorveglianza, domotica o IoT nelle abitazioni in assenza dell’infrastruttura necessaria? La domanda è aperta per Governo, Arera ed Autorità di regolazione e controllo dei dati.