Starlink, ma perché dobbiamo pagare un prezzo così alto?
Il polverone alzato dall’accordo/non accordo tra il Governo Meloni e SpaceX di Elon Musk per il servizio di connettività internet via satellite Starlink, non consente ancora di chiarire con esattezza quale sarà il futuro delle comunicazioni digitali nel nostro Paese.
Ieri in conferenza stampa di inizio anno, la stessa Giorgia Meloni ha dichiarato di non aver mai parlato personalmente di questo argomento con Musk, etichettando le notizie che circolano in questi giorni sui media come false.
Non esiste quindi nessun contratto, ha assicurato la Premier, spiegando che SpaceX ha illustrato al Governo italiano le tecnologie e i servizi di cui dispone per la sicurezza nelle comunicazioni a livello nazionale e internazionale: “Che per noi significa soprattutto garantire comunicazioni sicure nel rapporto con le nostre sedi diplomatiche e per esempio con i nostri contingenti militari all’estero. Informazioni e comunicazioni che sono molto delicate”. Nessuna carta però è stata firmata, ha precisato.
Meloni ha poi sottolineato il fatto grave che l’Italia e l’Europa non sono arrivate in tempo su questi temi, “per cui l’alternativa è non avere una protezione. Si tratta di scegliere”.
Un out-out che pesa, in termini di sicurezza, indipendenza e competitività, e che però non convince del tutto. Secondo il direttore della connettività e delle comunicazioni sicure dell’Agenzia spaziale europea (Esa), Laurent Jaffart, il costo (ipotizzato da molti articoli di stampa) di 1,5 miliardi di euro per i servizi Starlink che l’Italia dovrebbe pagare in un contratto di cinque anni “è una cifra sorprendentemente alta e non è chiaro perché”.
Nell’intervista rilasciata a La Repubblica di oggi, Jaffart sottolinea infatti che un prezzo del genere “è più di quanto spendono tutti gli altri stati europei messi insieme sul mercato privato per le telecomunicazioni governative”.
Europa (e Italia) in netto ritardo, ma la costellazione satellitare UE IRIS2 resta la soluzione migliore
È vero che l’Europa è clamorosamente in ritardo in quest’ambito così strategico non solo per le telecomunicazioni, perché la futura costellazione IRIS2 non sarà pronta prima del 2030, ma pagare così tanto per un servizio certamente efficace ma scarsamente sicuro per i nostri dati non è una soluzione ottimale.
Da un lato, Starlink offre una copertura globale, anche nelle aree più remote, senza la necessità di infrastrutture terrestri. Tuttavia, ci sono serie preoccupazioni riguardo al monopolio creato dall’imprenditore americano (ora anche membro dell’amministrazione Trump) e ai rischi ambientali legati all’inquinamento delle orbite basse. Inoltre, la capacità di supportare un numero elevato di utenti è limitata, anche se il continuo lancio di nuovi satelliti potrebbe mitigare questo problema.
Come ha spiegato in un’ampia intervista rilasciata a Key4biz dall’eurodeputato Christophe Grudler, Relatore e negoziatore per il Parlamento europeo su IRIS2 e relatore per Renew Europe sul programma spaziale dell’UE 2021-2027: “Un accordo con Starlink sarebbe un grave errore strategico per l’Italia, che rinuncerebbe così alla sua sovranità indebolendo e diluendo il suo ruolo di leadership in IRIS², il programma satellitare europeo alternativo a quello di Elon Musk”
Ma le criticità maggiori sono due: sicurezza dei dati e garanzie di affidabilità del servizio.
Perché IRIS2 è meglio di Starlink
Secondo Jaffart: “non risulta che esista una garanzia che i dati non vengano fatti transitare negli Stati Uniti”. Inoltre, in Ucraina sappiamo bene che per decisione dello stesso Musk il servizio Starlink ad un certo punto è stato sospeso durante il conflitto in corso e comunque ha lasciato scoperte ampie sezioni del territorio ucraino anche durante il suo funzionamento.
IRIS2 al contrario è tecnologia sovrana europea, appartiene a tutti gli stati dell’Unione europea, ha rimarcato il direttore dell’Esa, “ciascun governo avrà una chiave e utilizzerà un sistema per le comunicazioni criptate con la tecnologia 5G. Iris2 è concepito per non consentire alcun trasferimento di dati al di fuori dell’Unione Europea”.
La costellazione satellitare europea mira infatti a fornire comunicazioni sicure e resilienti, coprendo le zone senza connettività e supportando applicazioni governative come la sorveglianza e la gestione delle crisi. IRIS2 utilizzerà satelliti in orbite basse, medie e geostazionarie, garantendo una copertura ampia e sicura, integrando tecnologie avanzate come la crittografia quantistica per migliorare la sicurezza delle comunicazioni.
L’alternativa europea GOVSATCOM pronta nel 2025
Parlando di alternative valide e soprattutto rapide nei tempi di dispiegamento c’è anche il sistema EU GOVSATCOM. L’Europa sta già lavorando ad un suo sistema autonomo di comunicazione satellitare sicura per i Governi che sarà attivato nel 2025.
EU GOVSATCOM è stata lanciata in abbinamento con Iris2 dalla Commissione europea come parte del Programma Spaziale dell’UE al quale partecipa anche l’Italia. L’obiettivo è garantire la disponibilità a lungo termine di servizi di comunicazioni satellitari governative affidabili, sicuri e convenienti per le autorità pubbliche nazionali e dell’UE che gestiscono missioni e infrastrutture critiche per la sicurezza.
Sul tema, infine, il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Teodoro Valente, ha affermato sul Sole 24 Ore che lo studio di fattibilità del progetto per una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa dovrebbe esser pronto “al massimo entro l’estate, ma probabilmente anche prima”.
Si tratta di uno studio di fattibilità, poi ci vorrà di tempo per disporre davvero di una prima costellazione. Intanto rimane il dubbio non da poco di come risolvere il problema, che col passare del mesi, stante le diverse crisi politiche, diplomatiche e militari in corso, si fa sempre più grave, e a chi rivolgersi.