I satelliti italiani in orbita bassa
L’Italia conta già più di 19.700 satelliti in orbita bassa, secondo quanto comunicato alle autorità competenti dal nostro ministero della Difesa. Un numero che è quattro volte più grande della costellazione Starlink di Elon Musk (che attualmente si compone di 5.011 satelliti).
La corsa allo spazio prende quota e gli investimenti in infrastrutture strategiche anche per questo settore così particolare stanno aumentando anno dopo anno. Non è un caso che la Commission europea abbia inserito nella lista delle tecnologie di primaria importanza per il futuro dell’Unione anche quelle aerospaziali, con la richiesta di una maggiore attenzione agli aspetti della sicurezza (anche cyber ovviamente).
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, già presidente dell’Aiad (Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), più di un anno fa aveva già annunciato che grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ci sarebbero state risorse per 7 miliardi di euro da investire nel settore spaziale.
Come ricorda Giulia Pompili in un articolo su ilfoglio.it, l’Italia è uno dei principali contributori in termini di risorse finanziarie dell’Agenzia spaziale europea, assieme a Germania e Francia.
L’intenzione del nostro Paese, secondo quanto riportato da Ares Osservatorio Difesa, è di stanziare ulteriori 900 milioni di euro per progettare una costellazione a bassa orbita di satelliti LEO (Low Earth Orbit). Per il 2024 si parte con un piano di investimenti da 5 milioni di euro.
L’obiettivo della costellazione è garantire un servizio di scambio dati ad elevata velocità e bassa latenza per le Forze dell’Ordine e la Pubblica Amministrazione, ma anche rendere più accessibile questo settore alle imprese e aumentare la resilienza delle reti di comunicazione a banda larga in Italia.
Costellazioni di satelliti sempre più grandi
“In Europa attualmente è attiva una sola costellazione satellitare in orbita bassa, la Eutelsat OneWeb composta da 650 satelliti, dice Piccin, ma nel frattempo la Commissione europea sta puntando molto sul progetto IRIS2, una costellazione per telecomunicazioni teoricamente simile a Starlink, che sarà composta da alcune migliaia di satelliti”, ha spiegato a Il Foglio Stefano Piccin di Astrospace.
Nei prossimi anni le costellazioni aumenteranno di numero, con gli apporti di Kuiper di Amazon e della cinese China SatNet.
Secondo Piero Benvenuti, dell’Università di Padova e segretario generale ad interim dell’Unione Astronomica Internazionale, le richieste di autorizzazioni fatte all’Organizzazione internazionale per le telecomunicazioni (ITU), che ha sede a Ginevra, riguardano circa 500 mila satelliti, ma molte di queste reti forse non nasceranno mai: “Riteniamo però che nei prossimi anni avremo in orbita circa 100mila satelliti“.
Un mercato globale quello dei satelliti di piccole dimensioni in rapida crescita, come detto, che potrebbe arrivare a valere 3,46 miliardi di dollari entro la fine del 2023 e 5,88 miliardi di dollari entro la fine del 2030.
Ma ci sono stime molto più elevate, con un mercato mondiale atteso attorno ai 15 miliardi di dollari per la fine del decennio.
La conquista dell’orbita bassa tramite costellazioni di satelliti ha un grande valore economico per l’industria aerospaziale, ma soprattutto geostrategico per le grandi potenze mondiali, come possiamo vedere in questi ultimi mesi e giorni nella guerra in Ucraina e in Medio Oriente.