L'analisi

Sassano (FUB) ‘Rete neutra e 5G priorità per l’Italia. Il Paese guardi a uso locale spettro e sul Cloud al progetto Ue Gaia-X’

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Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni, in Commissione IX Trasporti e Telecomunicazioni: 'Le mie tre proposte al Paese su infrastrutture di rete, Cloud nazionale e spettro radio a uso locale'.

Banda ultralarga, 5G, rete neutra, Cloud e spettro “locale”. Sono queste le priorità del nostro paese in materia di sviluppo tecnologico, oggetto dell’intervento in Commissione IX Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera di Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni fra i massimi esperti di frequenze. Sassano, da tecnico, ha poi fatto tre proposte ben definite per affrontare il nodo delle infrastrutture di rete, quello del Cloud nazionale e il tema sempre attuale delle politiche dello spettro radio, in ottica 5G.

Tutti temi di estrema attualità, sui cui si gioca la competitività economica del nostro paese, legati a doppio filo con le policy europee per lo sviluppo digitale e la ripresa post Covid-19.  Le novità dello scenario tecnologico che ci attende con l’avvento delle reti 5G e vedere come questo interagisce con alcuni temi strategici all’ordine del giorno per l’Italia, in particolare e per l’Europa.

Quali sono le conseguenza dell’avvento delle nuove reti, della mutazione genetica imposta alle reti dal 5G su alcuni temi strategici per i paese:

•             Il futuro dell’infrastruttura a banda ultralarga

•             I dati e l’infrastruttura Cloud

•             La politica dello spettro elettromagnetico

•             Interazione fra Comuni e città e reti di nuova generazione

5G, il servizio che determina le reti

“Con il 5G è il servizio che determina le proprietà della rete – ha detto Sassano – Con il 5G, prima si decide il servizio che si vuole dare e il modo di erogazione, le caratteristiche e la qualità, e poi si decide come deve essere strutturata la rete”. Le reti 5G vengono quindi definite dinamicamente, in base al servizio, il che è una differenza sostanziale rispetto alle reti del passato, come ad esempio la rete del brodcasting televisivo, il cui unico scopo è appunto la trasmissione del segnale tv. O il servizio della rete telefonica, che in passato era quello della comunicazione vocale. Tutto questo, prosegue Sassano, favorisce la decentralizzazione, e lo sviluppo di reti specifiche per ogni servizio (slicing ndr). Quello che accade è che l’intelligenza e la produzione di dati si spostano alla periferia della rete. Secondo dati diffusi da Nokia, a livello globale il fabbisogno di nuove reti “locali” aumenterà in maniera esponenziale per la necessità di reti “ad hoc” per specifici servizi: 11 milioni di fabbriche, 50mila infrastrutture di trasporto, 263mila ospedali.

Nuovo scenario Web 3.0

“L’Europa deve cogliere questo momento di grande trasformazione dell’ecosistema digitale, per definire politiche per conquistare una posizione di leadership nel nuovo scenario, favorendo la nascita di nuovi campioni europei del futuro Web 3.0”, ha detto Sassano. Uno scenario futuro, non certo quello del web attuale, dove vincono le grandi piattaforme (Google, Amazon) ma del web futuro, decentralizzato, nel quale sarebbe auspicabile avere dei campioni europei e anche nazionali.

Gap di competenze in Italia

In questo senso, la prima questione da affrontare per l’Italia è quello delle competenze. “La situazione in cui ci troviamo in grande svantaggio, e l’indice europeo Desi ce lo dice in modo brutale, è che noi disponiamo di pochi specialisti con competenze scientifico-digitali avanzate. Sono i nostri laureati, i nostri diplomati, i nostri PhD che mancano. I nostri migliori giovani lasciano il Paese. Bisogna dimostrare ai giovani che in questo paese la competenza vale nelle materie Stem, in particolare incoraggiando le ragazze che mediamente hanno un rendimento ottimo”, aggiunge.  

Cosa è la rete neutra

“In prima approssimazione, la rete neutra è quella che chiamiamo infrastruttura di rete a banda ultra-larga, a “vocazione nazionale”, abilitante per tutti i servizi e specifica per nessuno di essi – ha detto Sassano – le reti in fibra o cavo coassiale, le torri, i siti di trasmissione, i satelliti, le reti legacy in fibra e rame. Queste sono le reti a banda ultralarga”.

Ma la rete neutra deve essere anche unica?

“Non necessariamente – dice Sassano – non è in generale così, almeno a livello internazionale. Nello scenario 5G possiamo avere una competizione infrastrutturale tra reti neutre basate per esempio su fibra e su cavo coassiale. E’ quello che avviene in Germania, in Inghilterra, è quello che avviene tipicamente in tutti i paesi che ci precedono nella classifica Desi. Molti di loro hanno la rete in cavo coassiale”. 

Tra l’altro, l’Europa ha appena definito che le uniche reti Very High Capacity Network (VHCN) ad altissima capacità sono le reti in fibra e le reti in cavo coassiale. Sassano non considera convincente uno scenario in cui ci sia competizione fra reti neutre, entrambe a vocazione nazionale, ma basate sulla stessa tecnologia. “Non conosco paesi che hanno due reti in fibra con la vocazione di coprire l’intero territorio nazionale in competizione fra di loro”, dice il presidente della FUB, aggiungendo che la competizione invece si svilupperà in modo naturale fra le porzioni della rete specifiche per i servizi.

CDN e reti locali. Edge computing caratteristica fondamentale del 5G

“Le CDN (Content distribution network) di Netflix o TIM. I set top box, l’oggetto che i fornitori di contenuti vorranno mettere a casa nostra”, dice. Ma potrebbero essere anche le reti specifiche dei servizi: ad esempio, le reti di automobili. “Ad esempio, le reti delle automobili Volkswagen, che non ha alcun interesse a cedere la sua sovranità sui dati prodotti dalle sue automobili”, fa l’esempio Sassano.

•             La casa automobilistica vorrà raccogliere dati, vorrà far parlare fra loro le automobili, le vorrà poi collegare alla rete principale (neutra).

•             I sensori sulle ferrovie, su strade e autostrade, i contatori e i sensori intelligenti, le reti di “oggetti” in genere. Sono basate in generale su tecnologie wireless, sono dotate di capacità di elaborazione distribuita, cioè l’elaborazione è sulla rete, al bordo della rete, a breve distanza degli utenti. E’ quello che si chiama Edge computing.

Ribaltamento del Dna del mondo digitale

Edge computing in grado di gestire algoritmi di intelligenza artificiale, dedicati a specifici servizi e all’interazione con le cose. “Questa rete è la rete del futuro”, chiosa Sassano.

La previsione è che l’attuale proporzione 80-20 fra elaborazione fatta al centro della rete (non solo delle reti tlc, ma anche quelle ad esempio altamente centralizzate di Amazon e Google che definiscono il Cloud centralizzato) sia ribaltato già in questo decennio in 20-80. Il 20% nel Cloud centralizzato e l’80% nell’Edge computing. “E’ in questa modifica del Dna del mondo digitale che la partita si riapre per tutti – dice Sassano – Non c’è nessuno che ha vinto o che ha perso nel momento in cui le cose stanno per cambiare così radicalmente. E’ ora che dobbiamo giocare la partita per avere la leadership nelle reti del futuro. E’ ora che la deve giocare l’Europa, che è indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. La partita la deve giocare anche il nostro paese”. 

Il patrimonio dei dati cresce grazie all’algoritmo

L’ultima infrastruttura giudicata importante da Sassano sono i dati, anche se non si dovrebbero definire come una infrastruttura. “I dati prodotti da queste reti lungo la catena del valore, nei processi produttivi, nelle aziende dei trasporti, nelle aziende di produzione. Dovunque – dice – costituiscono un patrimonio per le aziende”. Ma contrariamente a quanto sostengono le grandi piattaforme del Web, cioè che i dati non contano e quello che conta sono gli algoritmi, Sassano ritiene che viceversa “il valore marginale dei dati sia crescente nel tempo proprio grazie agli algoritmi”.  In altre parole, gli algoritmi arricchiscono continuamente i dati che trattano. Non è che li divorano e li digeriscono una volta per tutte, ma rivolgono ai dati disponibili “domande” sempre più sofisticate aumentandone la rilevanza. L’accesso open a questi dati potrebbe creare un danno alla competitività delle nostre aziende. L’informazione sui dati di produzione per una nostra Pmi, ad esempio, potrebbe essere tutto quello che quella azienda ha per essere competitiva sul mercato. Per questo ci vuole una protezione dagli attacchi cyber e dalle onnivore piattaforme attuali del web per garantire la competitività del nostro sistema industriale.

Tre proposte operative

•             Cosa fare nelle infrastrutture a banda ultralarga

•             Cosa fare per i dati e per il Cloud

•             Cosa fare per lo spettro

Rete wholesale only

“L’infrastruttura a banda ultralarga deve essere, secondo la nuova definizione della Commissione Ue – quella che ci ha fatto fare un passo indietro nell’indice Desi – una Very High Capacity Network (VHCN) e quindi, nella parte fissa, può essere soltanto in fibra o cavo coassiale – dice Sassano – La rete legacy fibra-rame di TIM non è stata considerata tra le reti VHCN nel calcolare l’indice Desi. Eppure, secondo AGCOM, è in grado di consegnare 100 Mbit/s in download a più del 50% delle abitazioni. Ma dobbiamo accettare la sfida della Ue. Aggiungo che per la natura stessa del 5G dovrebbe avere un ruolo di trasporto neutrale, dovrebbe essere verticalmente separata dalle reti specifiche per il servizio. Deve essere dedicata al mercato all’ingrosso, regolata e con una governance monitorata dalle autorità di regolazione. Questo dovrebbe essere la rete. Una rete 5G europea futura”. Si tratta peraltro di una fattispecie già esistente e descritta nel nuovo quadro regolamentare europeo e si chiama rete wholesale only, una rete orientata al trasporto neutrale.

Quadro in Italia: Il Paese punti su un’unica rete VHCN in fibra

Qual è il quadro in Italia? Si può immaginare una competizione fra reti neutrali VHCN diverse? “No. L’Italia paga la storica assenza di una rete basata sul cavo coassiale. Noi non l’abbiamo, lo ripeto adesso – dice – la rete coassiale è invece presente in quasi tutti i paesi che ci precedono nella classifica Desi. Questo rende impossibile una competizione infrastrutturale in Italia su reti VHCN basate su tecnologie diverse fra loro come fanno invece in Germania, in Inghilterra o negli Usa dove ci sono le reti via cavo che sono in competizione con le reti in fibra. Noi dobbiamo puntare su un’unica rete VHCN basata sulla fibra, non abbiamo altra scelta”.  La rete deve essere all’ingrosso, neutra, wholesale only e unica perché sulla rete specifica ci sarà una competizione nel mercato. Se fosse così, potrebbe anche essere una rete a controllo pubblico, secondo Sassano: “La realizzazione di una rete di questo tipo dovrebbe essere la prima priorità per il Paese”.

Dati e Cloud nazionale: puntare sul Cloud distribuito europeo Gaia-X

Per quanto riguarda la gestione dei dati e il tema caldo del Cloud nazionale, secondo Sassano non si può essere vaghi sulla questione Cloud centralizzato o Cloud distribuito. “La scelta del nostro paese deve essere la scelta europea – ha aggiunto Sassano – fortemente la scelta europea. Sto parlando del Cloud distribuito europeo proposto dai tedeschi, sul quale i francesi hanno accettato il dibattito e stanno convergendo: sto parlando di Gaia-X. Su questo Cloud distribuito europeo l’Italia a mio parere deve puntare con molta forza, perché è quello che offre “by design” alte garanzie di protezione e valorizzazione dei dati. Non dati aperti, ma dati protetti e ovviamente valorizzati”.  

Spettro locale per il 5G come in Germania

Lo spettro a supporto delle reti locali. L’Italia pensi ad introdurre sistemi di assegnazione diretta delle frequenze agli utilizzatori. “Si tratta di uno strumento importantissimo, un campo di grande interesse per l’Europa per far nascere un ecosistema di startup con competenze miste Reti -Intelligenza Artificiale – dice Sassano – startup che nascono già al bordo della rete (Edge) dove in questo momento non esistono competenze miste”. Oggi, al contrario, gli operatori verticalmente integrati tendono a fare anche il lavoro nelle reti locali in competizione locale fra di loro. E viceversa, le startup in questo mondo potrebbero essere fondamentali. “La partita deve essere ancora giocata”, ribadisce Sassano, che ricorda l’esempio della Germania che in questo momento sta assegnando 100 Mhz di spettro locale della banda 5G che non ha messo a gara per scelta, riservando questa porzione di spettro per i nuovi entranti locali. Gli utilizzatori le stanno chiedendo, fra questi Bosch, Bmw, Volkswagen, Basf, Lufthansa e molti altri ancora le hanno già richieste per essere utilizzate. “Si tratta di un ecosistema completamente nuovo e diverso rispetto a quello attuale”, dice Sassano.

L’Italia lo può fare?

Certamente sì. “Esistono gli ultimi 80 Mhz disponibili dello spettro a 3.5 Ghz in questo momento sono a disposizione della Difesa, che ne fa tipicamente un uso locale e che dunque potrebbero essere assegnati a servizi locali”, propone il presidente della FUB. 

Per quanto riguarda infine l’interazione fra Comuni e reti di nuova generazione Sassano, rispondendo ad una domanda dell’On Bruno Bossio, ha sottolineato la necessità di un coordinamento nazionale per fissare delle linee guida e i protocolli nazionali uniformi per l’installazione delle antenne 5G. Una proposta quanto mai opportuna per supportare tecnicamente i comuni nella realizzazione dei regolamenti di localizzazione ed incanalare il dibattito tra comuni e Telco su percorsi di ragionevolezza tecnica uniformi su tutto il territorio nazionale.

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