Si è svolta la seconda tappa del progetto “Salute Domani” dedicata alle Competenze Digitali in Sanità. Il tema, maturato nell’incontro precedente, è riepilogato da Felicia Pelagalli, “Culture: creare una Community di Digital Health Champions, referenti per il governo clinico della trasformazione digitale in sanità”.
Assuntela Messina, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, ha aperto il tavolo offrendo il proprio sostegno all’iniziativa che ritiene interessante in primo luogo per la tematica, definita “una delle frontiere più promettenti all’interno del processo di digitalizzazione” e in secondo luogo “per il metodo scelto, ossia attraverso uno spazio d’incontro tra attori che vivono lo stesso intendimento e urgenza d’azione”. Per la Sottosegretaria le tematiche del Tavolo Competenze Digitali sono “opportunità che guardano a quel processo complessivo di rinnovamento della sanità che è già dentro il PNRR”. La resa pratica di queste opportunità si avvia “verso un modello di cura e assistenza ancora più incentrato sulla comunità, sui territori, e quindi sulle persone. Tutto questo partendo dalle potenzialità della tecnologia nel guardare, in maniera ancora più precisa, a quelli che sono i bisogni specifici delle persone e offrire risposte ancora più rapide ed efficaci”. Secondo la Sottosegretaria, infatti, “non possiamo immaginare la transizione digitale come un asettico momento di trasformazione delle procedure e dei processi, né come un aggiornamento soltanto in chiave innovativa dei servizi di assistenza. È invece necessario guardare a questo processo come a un insieme di cambiamenti ampi, trasversali, e che presuppongono quella condivisione e quel nuovo sistema di relazioni per abbracciare una cultura che sia radicalmente rinnovata”. La Sottosegretaria Messina ha poi ribadito che “quando parliamo di digitalizzazione della sanità stiamo parlando di un tema urgente, importante, che guarda alla necessità di creare una sinergia ancora più effettiva non solo tra il medico e il paziente, ma anche tra l’idea che si ha della sanità e quelli che sono effettivamente i bisogni”. Tema fondamentale è, dunque, quello delle competenze, “conditio sine qua non per partire se vogliamo davvero creare una comunità digitale inclusiva, all’interno della quale tutti si possano riconoscere e si vedano riconosciuti“. Altro punto vitale per la Sottosegretaria è il fare rete, inteso come “capacità di mettere in relazione obiettivi, strategie, monitoraggio delle azioni”.
“Il futuro della sanità è digitale proprio per il grande contributo che la tecnologia offre anche a quest’ambito”. Sostanziali i seguenti punti:
- investire in nuovo personale e sulla formazione di quello attuale;
- potenziare i presidi sanitari rendendoli più efficienti;
- riorganizzare la medicina del territorio per sfruttare le vaste applicazioni della tecnologia.
Bisogna dunque “lavorare all’unisono in questa direzione, attraverso un utilizzo sano e democratico della digitalizzazione, come opportunità per fare un servizio alla nostra comunità e rendere il nostro Paese più competitivo, più veloce e anche più sano”.
Andrea Lenzi, Presidente CNBBSV Presidenza del Consiglio, ricollegandosi all’introduzione della Sottosegretaria Messina, rimarca il concetto di democrazia sanitaria, affinché lo sviluppo digitale sia valido e uguale per tutti e non sia frammentario. Per quanto riguarda la formazione dei Digital Health Champions il Prof. Lenzi dichiara che le università sono pronte ad accogliere la loro formazione. Vi sono infatti già corsi di Medicina and Technology all’interno dei quali sono presenti competenze di ingegneria e di informatica. “La formazione deI Digital Champion avrà a che fare non solo con i nativi digitali, ma anche con la preparazione di chi è già sul territorio, unitamente ad un’alfabetizzazione digitale del cittadino”. Per quanto riguarda la certificazione dei nuovi Digital Health Champions vi è una flessibilità a seconda della necessità di formazione. “L’università può rilasciare il titolo e una parte della formazione potrà svolgersi anche nelle strutture sanitarie”.
Maria Triassi, Presidente Scuola di Medicina Università Federico II di Napoli, per quanto riguarda la delineazione della figura del Digital Health Champion, lo definisce come “un professionista della sanità che si forma con un corso di alta formazione o di perfezionamento”. La Prof.ssa Triassi ribadisce l’importanza di non tralasciare la deontologia professionale, la privacy e l’utilizzo dei Big Data in Medicina, che devono essere tra i contenuti della formazione.
Rossana Ugenti, DG professioni sanitarie Ministero della Salute, pone l’interrogativo riguardo l’inquadramento a livello contrattuale del Digital Health Champion. “Stiamo creando qualcosa di nuovo o sono già profili di per sé inquadrati secondo i contratti vigenti, cui però viene data un’ulteriore qualificazione? Tale qualificazione che valore aggiunto porta alla struttura e alla persona?”. Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale presso Asl Frosinone, ipotizza un profilo di laurea specialistica,normalmente inquadrata in sanità con un contratto di dirigenza, all’interno della direzione strategica. “Delle persone, già inquadrate all’interno delle aziende sanitarie, possono, attraverso la formazione, diventare dei motori per il cambiamento… Il profilo ricercato resta dunque alto, di una persona che ha già esperienza all’interno delle aziende sanitarie”.
Felicia Pelagalli mette in risalto come il disegno principale sia quello di “persone già in struttura, da formare, dentro una comunità di Digital Health Champions. La community è la parte più importante perché è vero che gli individui sono più deboli delle strutture, ma se l’individuo fa parte di una comunità questa riesce a tenere [a bada] l’inerzia della struttura e a farla evolvere”. Giulio Siccardi, Direttore UOC Sistemi informativi AGENAS evidenzia alcuni punti da valorizzare. “La sanità ha una sua specificità. Un uomo solo al comando non può trasformare e salvare l’azienda, c’è bisogno di una squadra composta a più livelli sia all’interno della singola azienda che una squadra formata da una comunità di pratica in cui i Digital Champions delle diverse aziende si scambiano informazioni. Si tratta dunque di figure con diverse professionalità, un team formato con le diverse competenze”.
Rossana Ugenti chiarisce che la platea a oggi coinvolta nella formazione prevista dalla Missione 6, Componente 2, del PNRR è costituita sostanzialmente da “coloro che ricoprono ruoli di management e middle management nell’ambito del servizio sanitario nazionale, al fine di formare competenze manageriali e digitali”.
Maria Carla Gilardi, Ordinario Bioingegneria, Università Milano-Bicocca, si dice soddisfatta della trasformazione negli interventi del Tavolo, “nella precedente riunione erano idee, considerazioni partendo da un problema, con qualche idea di proposta, mentre in questa seconda tappa si sta affrontando l’idea del Digital Health Champion con aspetti di tipo operativo e programmatico”.
Eugenio Santoro, Capo Laboratorio di Informatica Medica, Istituto Mario Negri, evidenzia alcune parole chiave:
- il coinvolgimento del paziente nell’impiego degli strumenti, creando l’engagement affinché questi vengano utilizzati;
- sistemi basati sul supporto alle decisioni, aspetto che sarà sempre più disponibile all’interno delle strutture;
- la valutazione degli outcome dei progetti di salute, le persone che si formano devono essere in grado di poter scegliere, decidere e selezionare quando è il caso di mettere a disposizione degli strumenti per certe tipologie di pazienti, aree mediche, patologie.
Sempre per quanto riguarda la definizione del profilo dei Digital Health Champions Giulio Siccardi ricorda che il fattore tecnologia è sicuramente abilitante, ma non sufficiente. Felicia Pelagalli sottolinea l’importanza delle competenze di base che il cittadino-paziente deve maturare per poter fruire dei servizi di telemedicina e digital health a cui il PNRR sta lavorando.
Maria Carla Gilardi indica l’evoluzione della transizione come processo graduale: “prima di arrivare ad un team probabilmente la soluzione oggi più praticabile potrebbe essere quella di una figura nello staff del DG che possa trovare un ruolo e un riconoscimento ed essere formata a questo tipo di obiettivo. Ciò potrebbe avviare il processo di trasformazione per evolvere poi eventualmente anche nel team più completo”. “Importante sottolineare che tale figura ha competenze provenienti dal mondo della sanità”, è la professione medica che si evolve e non è un ingegnere che si affianca alla professione sanitaria.
Chiude l’incontro Eugenio Santoro con il tema delle competenze, definito fondamentale: “Se non si riescono a formare le competenze il rischio è di andare verso una trasformazione disordinata”.
SaluteDomani è un progetto di Culturesrl in collaborazione con la Commissione europea e il patrocinio di Pontifical Academy for Life.