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Sanità digitale e telemedicina non per tutti a causa del digital divide

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Il digital divide è un freno clamoroso alla diffusione della sanità digitale e della telemedicina, che rischiano quindi di restare lettera morta in diverse località del paese, soprattutto quelle rurali e turistiche che più soffrono la mancanza di connettività adeguata. Sarà quindi importante che il Paese si doti delle autostrade digitali necessarie per sostenere il traffico dati della Piattaforma Nazionale di Telemedicina, nonché il Fascicolo Sanitario Elettronico e tutte le attività di teleconsulti e visite a distanza che rientrano nel pacchetto della sanità digitale. Progetti destinati a virtualizzare sempre di più il rapporto fra sanità e pazienti, finanziati peraltro con i fondi del PNRR, che rischiano di subire i danni collaterali della scarsa qualità delle nostre reti mobili sul cui upgrading però le telco non hanno interesse a investire in diverse aree periferiche del paese, non soltanto quelle a fallimento di mercato.  

La storia

E’ questa la morale di una storia emblematica che arriva da Monte Livata, ridente località montana a 100 Km da Roma, dove sta trascorrendo le sue ferie di agosto Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale della Asl di Frosinone, autore di un post su Linkedin in tema di digital divide che in pochi giorni ha raggiunto più di 12mila visualizzazioni.

“I pazienti e i medici non vanno mai in vacanza, nemmeno ad agosto e nemmeno quando si trovano per loro sventura in località come Monte Livata, dove la connessione mobile è scadente non soltanto nei momenti di picco turistico come Ferragosto”, racconta Pillon. “Ieri in tivù ho visto lo spot di Fiorello che dice ‘Heidi ti sorridono i monti, portati il modem in montagna e navigherai come a casa tua’. Manco per sogno, qui a Monte Livata la connessione mobile di tutti gli operatori in agosto è satura, e questo mi impedisce di svolgere il mio lavoro. Non riesco a inviare le ricette elettroniche né a scaricare il file delle analisi dei miei pazienti”.

Reti mobili sature un danno alla sanità digitale

Il saturarsi delle reti mobili in determinati periodi dell’anno in diverse località del nostro paese, a partire da quelle turistiche, è un problema serio per il concreto svolgimento dell’attività medica, che per il 90% della routine è basato su mansioni da svolgere online. “Tutti usano sempre di più Internet e lo fanno per lo più in mobilità da reti mobili che sono sempre più sovraccariche – dice Pillon – non importa che si tratti dello streaming di Netflix o dei gattini inviati all’amico, il risultato è che anche per i servizi della sanità digitale c’è un problema forte di connettività. Non si riesce a scaricare nulla”.

 Il tema è serio perché la gran parte del tempo i medici non sono seduti alla scrivania in studio, ma sono in giro e devono quindi affidarsi allo smartphone e alle reti WiFi (quando ci sono) o mobili. “Gran parte delle mie comunicazioni sono criptate, l’accesso avviene tramite Spid e con doppia autenticazione”, aggiunge Pillon. Ma è ovvio che se ci sono timeout di rete l’attività non procede. Eppure, sul fronte sanitario la digitalizzazione è sempre più spinta. La ricetta cartacea non esiste più, in nome di una sacrosanta tracciabilità che però non viene garantita se le connessioni non ti permettono di inviarle.  

Medico sempre più online e in mobilità

Il lavoro ordinario del medico e il rapporto, spesso anche digitale, che il paziente ha con il suo curante sono inficiati dalla scarsa connettività. E se non ci saranno dei miglioramenti, le cose sono destinate a peggiorare con l’avvento del Fascicolo Sanitario Elettronico. “La connettività è sempre più mobile, ma il digital divide diventa drammatico nei luoghi di villeggiatura – aggiunge Pillon – in queste località ci sono chilometri di rame per aria, sui pali che, quando piove, o tira vento o nevica, si appesantiscono peggiorando ulteriormente la performance di rete che spesso arriva a malapena a 6 Megabit”.

Si tratta di un problema diffuso, che mette a rischio il normale rapporto di telemedicina, che purtroppo non va in vacanza ad agosto. “Le televisite e i teleconsulti, ad esempio con il diabetologo, si fanno anche in agosto e i pazienti le fanno con lo smartphone – dice Pillon – se un paziente deve rinnovare il piano terapeutico non può certo aspettare di rientrare dalle vacanze per farlo”. Nemmeno il telemonitoraggio può essere interrotto in agosto. “Vorrei che fosse solo qui ma gli amici da quasi tutte le località di villeggiatura poco “mondane” mi raccontano la stessa cosa”, chiude Pillon.

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