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Sangiuliano critica la Commissione esperti Cinema nominata da Franceschini: ma perché non nomina le nuove commissioni previste per legge?

GENNARO SANGIULIANO - MINISTRO DELLA CULTURA

Questa mattina, venerdì 10 maggio 2024, il mondo dei “cinematografari” (romani, ma anche italici tutti) è stato scosso da un intervento a gamba tesa del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia), che ha deciso di manifestare il proprio “disappunto” (testuale) per una decisione assunta dalla Commissione Esperti, ovvero dai 15 (cosiddetti) “saggi” che, secondo la Legge n. 220 del 2016 (la cosiddetta “Legge Franceschini”), sono chiamati ad esprimere il proprio parere su una parte dei processi decisionali che sono alla base del sostegno pubblico alla cinematografia e all’audiovisivo.

La notizia merita essere sia rilanciata opportunamente, sia analizzata criticamente, perché è sintomatica di una delle tante anomalie e patologie dell’intervento dello Stato nel settore.

Dichiara il Ministro: “apprendo con vivo disappunto che la Commissione Cinema, non nominata da me ma dal mio predecessore, di cui ho rispettato la scadenza, ha bocciato la richiesta di finanziamento per il film dedicato alla figura di Nicola Calipari. È la stessa commissione che bocciò il bellissimo film di Paola Cortellesi. Pur rispettoso dell’autonomia del lavoro delle commissioni chiederò all’apposita Direzione del Ministero della Cultura di chiarire le motivazioni di questa scelta e valuterò nel pieno rispetto delle regole e delle norme le strade possibili per porvi rimedio. Ho ancora vivo nella mia mente, da giornalista, il ricordo del suo sacrificio: quello di un vero servitore dello Stato. La commissione che ha assunto questa decisione è scaduta il 13 marzo scorso e ha lavorato entro i termini”.

È evidente la critica nei confronti della Commissione Esperti, e non meno evidente la critica nei confronti del Direttore Generale del Cinema e Audiovisivo Nicola Borrelli.

La sortita del Ministro è correlata alla pubblicazione, avvenuta questa mattina sul sito web della Dgca del Ministero della Cultura, del decreto che reca la graduatoria dei “Contributi selettivi 2023” ovvero la graduatoria completa dei progetti di produzione della III sessione”.

Si legge nel decreto firmato da Borrelli, “visto l’art. 22 comma 6 che prevede di poter finanziare fino a un massimo di tre opere cinematografiche di straordinaria qualità artistica aventi un costo complessivo superiore ad € 5.000.000; viste, altresì, le motivazioni rese dagli esperti ai fini dell’individuazione dei tre progetti di straordinaria qualità artistica, ai sensi dell’art. 22, comma 6, del bando”.

Il decreto in data odierna reca un elenco di 16 progetti filmici ammessi a contributo (produzione di opere cinematografiche di lungometraggio “di particolare qualità artistica”), per un totale di circa 5,7 milioni di intervento pubblico, con un campo di oscillazione di intervento del Ministero (“contributo assegnato”) che oscilla tra il minimo di 200.000 euro ed il massimo di 560.000 euro.

Va segnalato che, di questi 16 titoli ammessi, soltanto 2 hanno un budget superiore a 5 milioni di euro, e quindi rientrano in quel “massimo 3 opere” richiamate dal decreto stesso: si tratta di “L’abbagliodi Roberto Andò (prodotto da Bibi Film Tv ed altri), e di “Duse” per Pietro Marcello (prodotto da Avventurosa e altri), che hanno ricevuto rispettivamente 450mila (a fronte di costi ammessi di 15,2 milioni) e 450mila (a fronte di costi ammessi di 6,4 milioni di euro).

I progetti “non ammessi” sono invece 23, ai quali si affiancano 5 altri titoli questi ritenuti “non di straordinaria qualità artistica”.

Il Ministro critica la bocciatura del film “Nibbio” (per la regia di Alessandro Tonda), ma è soltanto 1 dei 5 film classificati come non di “straordinaria qualità artistica”

Il film su cui concentra l’attenzione il Ministro è 1 di questi 5 titoli bocciati: si tratta di “Nibbio”, per la regia di Alessandro Tonda, prodotto da Notorius Pictures, che reca un “costo ammissibile” di 4,5 milioni di euro, e che ha richiesto un “contributo di 800.000 euro. La Commissione non lo ha ammesso ai contributi.

Il film in questione è rientrato nella tipologia così definita: “Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in riferimento a personaggi di particolare rilevanza per la storia e l’identità culturale italiana ovvero, in mancanza di progetti con queste caratteristiche, anche in relazione a fatti storici, eventi e luoghi che caratterizzano l’identità culturale italiana”.

Il timbro di non “straordinaria qualità artistica” riguarda però complessivamente 5 opere, e non soltanto il titolo oggetto della critica del Ministro: va segnalato che non sono rientrati in questa tipologia nemmeno film di registi del calibro di Uberto Pasolini (con “Il ritorno”, prodotto da Picomedia ed altri), di Giorgio Diritti (con “Lubo”, prodotto da Indiana ed altri), di Gabriele Salvatores (con “Napoli-New York”, prodotto da Paco, quest’ultimo con un budget di oltre 15 milioni ed una richiesta di contributi per 900mila euro), e, ancora, Antonio Piazza (con “Lettera a Catello”, prodotto da Indigo ed altri)…

Va precisato che il lavoro dei 15 esperti si sviluppa nell’ambito di 4 “Sottocommissioni”, ciascuna con un proprio indirizzo di pertinenza. La polemica in questione riguarda il lavoro dei seguenti 8 membri della “Sottocommissione 4”: Rita Borioni, Elisabetta Bruscolini, Gianni Celata, Raffaella Del Vecchio, Antonio Ferraro, Andrea Minuz, Valerio Toniolo, Vanessa Tonnini; in verità, la “Sottocommissione 4” era formata, al marzo 2024, da 6 membri, perché degli originari cooptati 1 è deceduto (Antonio Ferraro) ed un altro si è dimesso (Elisabetta Bruscolini).

Se è per alcuni aspetti censurabile che il Ministro Franceschini abbia a suo tempo cooptato nella Commissione dei 15 un’esperta come Rita Borioni, molto connotata politicamente in quanto già funzionaria del Partito Democratico, va anche osservato che nella stessa Sottocommissione siede un esperto come Andrea Minuz, che pure deve evidentemente godere della fiducia dell’attuale Ministro Gennaro Sangiuliano, che qualche mese fa lo ha nominato nel Consiglio di Amministrazione del Centro Sperimentale di Cinematografia (Csc)…

In sostanza, ancora una volta emerge l’inevitabile discrezionalità che caratterizza l’operato di queste commissioni.

Evidente l’esigenza che le future Commissioni:

Una delle apprezzabili innovazioni adottate dal Ministro Gennaro Sangiuliano è stata proprio l’introduzione di un compenso per i nuovi commissari, dato che è stato deciso (con la Legge di Bilancio 2024) che la commissione esperti per la “produzione” potrà beneficiare di un budget di 500.000 euro e la commissione per la “promozione” di 200.000 euro all’anno: un passo concreto per rendere il delicato lavoro dei selettori adeguatamente compensato, dato che questa “eletta schiera” va a gestire una massa non indifferente di danaro pubblico.

Ci si domanda però, ancora una volta, perché il Ministro non abbia ancora rese pubbliche le sue intenzioni: con quali criteri verranno selezionati i futuri nuovi esperti? Perché, dalla data di decadenza delle precedenti commissioni, ovvero il 14 marzo, si è ancora in attesa delle sue decisioni, a distanza di due mesi? Anche questo è uno dei tanti incomprensibili ritardi che riguardano la gestione pubblica del settore…

Perché il Ministro Sangiuliano non ha ancora nominato le due nuove Commissioni Esperti, così come previste dalla Legge di Bilancio 2024?

Senza entrare nel merito della questione, ossia sui motivi per cui la Commissione ha bocciato il film su Calipari (si può aprire un’infinita querelle di natura… estetologica-ideologica), naturale sorge il quesito: premesso che la Commissione in questione ha concluso i suoi lavori il 14 marzo 2024, perché il Ministro della Cultura non ha ancora provveduto a nominare le due nuove commissioni di esperti, così come previste dalle modificazioni apportate a fine 2023 alla Legge Franceschini attraverso la Legge di Bilancio 2024?

Molte volte, sulle colonne di “Key4biz”, ci siamo domandati con quali criteri il Ministro avrebbe nominato le due nuove commissioni (una focalizzata sulla “produzione”, l’altra sulla “promozione”), delle quali, a distanza di quattro mesi dall’entrata in vigore della nuova norma, nulla è dato sapere. Quanti saranno i membri?! Come verranno scelti, a seguito di pubblico avviso per la presentazione delle candidature (come avvenuto in passato) oppure con logica totalmente discrezionale del solito “intuitu personae”?! E come verrà regolato il lavoro selettivo delle nuove Commissioni?

Seconda domanda, che sorge spontanea: perché le decisioni della Commissione Esperti sono state pubblicate soltanto oggi 10 maggio, a distanza di quasi 2 mesi (due) dalla data di decadenza della Commissione stessa?!

Perché il Direttore Generale Nicola Borrelli ha impiegato quasi due mesi per apporre la propria firma, se nel decreto stesso è ben evidenziato che il verbale ultimo gli è stato consegnato giustappunto il 14 marzo (ultimo giorno di operatività della Commissione)???

Si ha conferma di quei tanti ritardi e della complessiva confusione che caratterizzano, da molto tempo, l’operato della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo.

Sono stati ammessi al contributo pubblico 73 titoli, a fronte di 346 titoli bocciati. Assegnate risorse per complessivi 14,1 milioni di euro

Un’analisi critica dell’odierno decreto evidenzia anche una altra anomalia: il decreto, in premessa, segnala che intende assegnare quanto previsto per la “terza sessione” del 2023 (le cifre che proponiamo qui di seguito sono arrotondate), in ben 7 differenziate tipologie di sostegno (riportiamo la cifra prevista nelle premesse del decreto e la cifra che risulta assegnata nelle tabelle con la graduatoria):

2,0 milioni € previsti / 1,6 milioni assegnati / 7 titoli ammessi (a fronte di 28 bocciati)

2,3 milioni € previsti / 4,0 milioni assegnati / 20 titoli ammessi (a fronte di 52 bocciati)

0,8 milioni € previsti / 0,8 milioni assegnati / 15 titoli ammessi (a fronte di 103 bocciati)

0,3 milioni € previsti / 0,2 milioni assegnati / 8 titoli ammessi (a fronte di 74 bocciati)

1,6 milioni € previsti / 1,6 milioni assegnati / 5 titoli ammessi (a fronte di 20 bocciati)

4,5 milioni € previsti / 5,7 milioni assegnati / 16 titoli ammessi (a fronte di 39 bocciati, tra i quali i 5 ritenuti non di “straordinaria qualità artistica”…)

2,0 milioni € previsti / 0,3 milioni assegnati / 2 titoli ammessi (a fronte di 30 bocciati)

[ Fonte: elaborazioni IsICult su dati Dgca Mic. ]

In sintesi estrema, sono stati ammessi al contributo pubblico 73 titoli, a fronte di 346 titoli bocciati (per un totale complessivo di 419 proposte).

Per un totale previsto di risorse di 13,5 milioni di euro. Le risorse che risultano assegnate ammontano complessivamente 14,1 milioni, con un delta positivo di circa 600mila euro (che non si bene in quale “capitolo” vengano attinti)…

Che qualcosa non vada, nella politica culturale del Governo guidato da Giorgia Meloni, in materia specificamente di cinema e audiovisivo è ormai evidente, e riteniamo che la responsabilità principale vada attribuita alla Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, che è passata – sempre nel ruolo di Sottosegretaria delegata – da un governo all’altro, con variegate cromie di maggioranza: fino a quando si è insediato il Governo Meloni, secondo la senatrice Borgonzoni, tutto andava alla grande, anzi meravigliosamente… grazie soprattutto alla manna (alla droga, andrebbe precisato) del “tax credit”…

Quando è arrivato al Collegio Romano Gennaro Sangiuliano, il neo titolare del dicastero ha iniziato a comprendere che “sotto il vestito” (splendido splendente) c’era del “marcio in Danimarca” (ovvero a Santa Croce in Gerusalemme), ed ha avviato una lenta (troppo lenta) correzione di rotta. Correzione di rotta che, però, è stata paradossalmente affidata alla stessa “capitana” del… “vascello ebbro” (citazione colta?), ovvero Lucia Borgonzoni.

Risultati: molte riunioni (sempre a porte chiuse) al Collegio Romano ed a Santa Croce (sede della Direzione Cinema e Audiovisivi), reiterati annunci di illuminate riforme, e in sostanza, da quasi un anno, nulla di fatto…

Nulla di fatto. Promesse ed annunci. E, da molti mesi, tutto il settore attende i decreti di “riforma” della Legge Franceschini…

Nel mentre, tutto il settore è sostanzialmente paralizzato…

Dopo mesi e mesi di incredibile passiva rassegnazione, soltanto qualche settimana fa c’è stato un conato di reazione, con una sommessa manifestazione di protesta al Cinema Adriano di Roma: vedi “Key4biz” del 5 aprile 2024, “Mattinata di agitazione ‘soft’ da parte di (quasi) tutta l’industria cinematografica e audiovisiva. Assente la Sottosegretaria Borgonzoni”.

È trascorso oltre un mese da allora, ed ancora nulla.

Basti pensare che per misteriose ragioni, non è ancora stato pubblicato il “piano di riparto” del Fondo Cinema e Audiovisivo per il 2024, ovvero i 696 milioni di euro che lo Stato assegna al settore (dopo che il Ministro ha deciso di ridurre la dimensione del Fondo di 50 milioni di euro, a fronte dei 750 milioni del 2023): eppure questa ripartizione è stata approvata dal Consiglio Superiore del Cinema e dell’Audiovisivo (il massimo organo di consulenza del dicastero, presieduto dall’avvocato Francesca Assumma) il 3 aprile 2024.

Ennesima riprova di ritardi intollerabili della “macchina amministrativa” del Ministero.

Alcune delle maggiori associazioni del settore protestano per gli annunciati tagli al “tax credit”, ma il problema riguarda tutta l’architettura della Legge Franceschini

Questa mattina, un sussulto di… ritrovato orgoglio e novello coraggio?

Alcune delle principali associazioni del settore hanno preso carta e penna ed usato la parola scritta per dare voce alle lamentazioni finora sussurrate. Curiosamente il comunicato è apparso sul sito web dell’Anica, ma non risulta ancora diramato alle agenzie stampa (si tratta quindi di una sorta di “anteprima” di IsICult / Key4biz).

Le associazioni del cinema si rivolgono al Governo: “si ristabilisca il livello di finanziamento del tax credit o reagiremo con tutte le nostre forze e i nostri mezzi, incluso il blocco di tutte le manifestazioni e dei festival. Il governo ha tagliato del 50 % gli incentivi fiscali al cinema. Smentendo le sue affermazioni programmatiche e gli impegni pubblici presi personalmente dal Presidente del Consiglio, ha operato un taglio smisurato allo strumento più moderno e competitivo di sostegno alla produzione e alla digitalizzazione del parco sale italiano. Questo taglio si aggiunge a quello apportato al Fus che ha comportato nell’anno scorso la più bassa incidenza percentuale dei fondi pubblici a favore del cinema. Il risultato sarà un crollo della produzione: si realizzerà solo qualche commedia e un po’ di film a basso costo. Con una perdita di posti di lavoro valutabile nell’immediato in 2.500 unità, più l’indotto, che è vastissimo”.

Il comunicato è firmato da Anica (a questo punto, parrebbe “tutta” l’Anica e non soltanto l’Unione Produttori che, da sola, aveva aderito alla manifestazione del 4 aprile al Cinema Adriano…), dall’Agis (che finora era stata silente, sia la associazione tutta sia la sua anima cinematografica, che è rappresentata dall’associazione degli esercenti, l’Anec…), i 100Autori (ma non si legge la firma delle altre due principali associazioni dei creativi, ovvero Anac e Wgi…), l’Afic (l’associazione di circa 100 degli oltre 500 festival cinematografici attivi in tutta Italia…) e la triade sindacale Slc-Cgil, Uilcom-Uil, Fistel-Cisl (negli ultimi tempi sonnolenta, lieta della tanto decantata “piena occupazione” del settore). Da notare, tra l’altro, che non esiste un sindacato di simpatie destrorse nel settore… E tutte le altre associazioni che hanno aderito alla protesta all’Adriano, che fine hanno fatto?!

Il comunicato è stato redatto evidentemente di fretta ed appare piuttosto rozzo: si cita il “Fus”, che è tutt’altro rispetto al Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e audiovisivo, ed è il fondo che sostiene invece lo spettacolo dal vivo (teatro, musica, danza, …), che peraltro non si chiama più Fus bensì “Fnsv”, Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo, e non è stato oggetto di tagli particolari da parte del Governo Meloni. Si ricorda che l’importo del Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (“Fnsv”) per l’anno 2024 è di 424 milioni di euro (in aumento rispetto ai 420 del 2023), ben inferiore ai 696 milioni del Fondo Cinema e Audiovisivo per l’anno 2024.

Il “taglio smisurato” al “tax credit” – secondo il riparto approvato a maggioranza dal Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo il 3 aprile – è nell’ordine del 40 % e non del 50 %, ed è il risultato di una saggia valutazione critica sugli effetti perversi dell’uso eccessivo e scorretto dello strumento, che ha determinato una sovrapproduzione di titoli che il mercato non è in grado di assorbire. I danari pubblici derivanti dalla riduzione del “tax credit” vengono allocati nel 2024 a favore degli aiuti “selettivi”: il che rende ancora più importante e delicato il lavoro delle future 2 commissioni esperti.

Insomma, la protesta è piuttosto generica e comunque mal impostata: un’analisi seria ed onesta delle complesse economie del settore evidenzia che è stato proprio il “tax credit” ad aver innescato derive e patologie.

Senza entrare nel merito della stima, ancora una volta del tutto nasometrica, della “perdita di posti di lavoro”, quantificata – non si sa bene come – in “2.500 unità”, al netto dell’“indotto”, che è “vastissimo” (…).

Ed è pregna di retorica, con la solita ri-esaltazione della bontà, bellezza, grandiosità… del settore (che è lo stesso concetto da anni rilanciato dalla Sottosegretaria Lucia Borgonzoni e con lei dalle due principali “lobby” del settore, i cinematografici dell’Anica ed i televisivi dell’Apa): “l’audiovisivo è, col turismo, l’industria a più bassa intensità di capitale. Quindi uno dei soli due settori in cui si può creare facilmente occupazione, soprattutto giovanile e qualificata, mobilitando risorse limitate. Questo taglio all’industria e alla cultura, oltre a essere un tradimento degli impegni presi, è quindi in totale contraddizione con la linea politica che questo governo si attribuisce come qualificante”.

Il comunicato si chiude con: “vogliamo credere che tutto ciò sia avvenuto per mancanza di consapevolezza e che il governo porrà immediato rimedio. Ma se ciò non avverrà, tutta l’industria culturale reagirà con tutte le sue forze e con tutti i mezzi, incluso il blocco di tutte le manifestazioni e dei festival”.

La denunciata “mancanza di consapevolezza” riguarda – senza dubbio alcuno – anche coloro che ora agitano le acque. Che sono torbide da anni, con connivenze diffuse e striscianti. E che sia ora anche Anica a firmare la protesta suscita proprio grandi perplessità, essendo stata questa associazione la rappresentante di buona parte di coloro che hanno beneficiato per anni della incontrollata manna (ovvero droga) del “tax credit”.

La minaccia del “blocco” delle manifestazioni e dei festival provoca poi un sorriso, in verità, perché, per quanto queste iniziative siano preziose nella promozione della cultura cinematografica, non ci sembra possano scuotere più di tanto la coscienza popolare o la sensibilità della politica.

Le due notizie – la improvvisa sortita del Ministro e la protesta delle associazioni, che sicuramente registreranno nei prossimi giorni amplificazioni ed accese polemiche – confermano comunque che “il sistema” è malato nel profondo e richiede una riforma radicale ormai improcrastinabile.

Latest news. Alberto Barbera confermato al Festival di Venezia

Nel pomeriggio di oggi, si è appreso che è stato rinnovato alla guida del Festival di Venezia per il 2024 ed il 2026 Alberto Barbera (che certo non è intellettuale di destra)… a conferma che questa destra culturale al governo, al di là di qualche buccia di banana su cui talvolta cade, non è poi così “repressiva” e “regressiva”, come teorizza certa sinistra. Così recita il comunicato stampa: “Il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Pietrangelo Buttafuoco, ha approvato la nomina di Alberto Barbera per l’incarico di Direttore artistico del Settore Cinema per gli anni 2025 e 2026. Barbera, il cui mandato di Direttore artistico deliberato nel 2020 dal precedente Consiglio di Amministrazione scade dopo la prossima 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (28 agosto – 7 settembre 2024), è stato nominato per i successivi due anni 2025 e 2026 in considerazione dei risultati ottenuti nella riconosciuta qualità delle selezioni, nella scoperta e nel lancio internazionale di nuovi talenti, nella diffusione e nella crescita della cultura cinematografica e nell’ampliamento del pubblico, risultati da perseguire anche nel prossimo biennio. “Ho provato immediata sintonia con Alberto Barbera – ha dichiarato il Presidente della Biennale Pietrangelo Buttafuoco – e ho grande rispetto per la competenza, la professionalità e la passione da lui dimostrate negli anni alla conduzione della Mostra del Cinema di Venezia, tali da riuscire ad accrescere il prestigio del più antico festival al mondo. Sono vivamente lieto che la Biennale possa proseguire con lui questo percorso”.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale”. Hanno collaborato Luca Baldazzi, Natasha Mazza, Vincenzo Carrano. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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