Una premessa: il problema della pornografia su web, accessibile in Italia liberamente anche per i minori, sembra essere una questione proprio marginale, anzi rimossa, sia dalle agende delle istituzioni sia dalle agende della politica del nostro Paese.
L’argomento è delicato e scabroso, e prevale silenzio, ipocrita ed omertoso.
Merita quindi essere opportunamente segnalata la sortita odierna della Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), Sandra Cioffi, che ha rilanciato una notizia alla quale – non a caso – i media italiani non hanno prestato alcuna attenzione.
Nel primo pomeriggio di oggi (martedì 13 settembre), la Presidente Cioffi ha affidato alle agenzie stampa una sua netta presa di posizione. Sarà interessante osservare che ricaduta mediale registrerà sui giornali di domani: temiamo tendente a zero, purtroppo.
“Di grande significato la sentenza della Germania che ha bloccato alcuni siti pornografici – sostiene Sandra Cioffi, Presidente Cnu – perché secondo alcuni studi sempre più ragazzi, anche giovanissimi, dichiarano di frequentare costantemente tali siti. Noi porremo all’ordine del giorno del prossimo consiglio ancora una volta tale tematica, perché urge un continuo e costante, ma anche sempre più innovativo impegno di tutti per arginare il mercato del porno, sempre più libero e composto soventemente da contenuti autoprodotti da giovanissimi”.
La storica sentenza tedesca contro Pornohub e YouPorn
Un tribunale tedesco ha respinto i ricorsi dei portali Pornhub e YouPorn, che si rifiutavano di fornire i loro servizi con un sistema di protezione dei minori. Più precisamente, il Tribunale Superiore di Muenster (in Renania) ha respinto il ricorso di due portali pornografici con sede a Cipro, in relazione al divieto di distribuzione di materiale porno su internet in Germania, nel caso non ci sia un sistema di protezione dei minori. La notizia è stata rilanciata dal quotidiano “Spiegel”, ed in Italia una qualche testata giornalistica le ha dedicato una qualche attenzione (per esempio il quotidiano “Il Giorno” di venerdì scorso 9 settembre). La decisione conferma le conclusioni già espresse dal Tribunale di Düsseldorf, che si era pronunciato a favore dell‘Autorità per i Media della Nordreno-Vestfalia, che si era mossa per il blocco dell’ulteriore distribuzione di tre siti (Pornhub, YouPorn e Mydirtyhobby), a meno che non venga garantito che vi abbiano accesso solo gli adulti. La diatriba giudiziaria dura in verità da anni. I proprietari di diversi grandi portali porno si rifiutano di fornire i loro servizi con un sistema di protezione dei minori. La maggior parte dei siti offre solo avvisi che possono essere facilmente superati, se non è installato un programma di protezione sul computer o sullo smartphone. Se i portali continueranno a rifiutarsi di installare un sistema di protezione, potrebbero essere bloccati dalle autorità tedesche.
In Italia, il problema di fondo è che la tematica sembra quasi un tabù.
Chi la solleva, corre il rischio di essere accusato di vocazione liberticida.
Continua Cioffi: “c’è infatti un’invasione di piattaforme alle quali si può accedere liberamente, senza alcun pagamento, né controllo dell’età ed il porno non solo crea dipendenza, ma crea problemi nello sviluppo psicologico dei minori che non hanno adeguati strumenti per decifrare nella maniera giusta ciò che stanno guardando”.
La Presidente del Cnu rivendica che il Cnu è “fin dal suo inizio fortemente impegnato nella lotta alla pornografia” ed “ha già dato il suo concreto contributo in occasione della consultazione promossa da Agcom sui sistemi di protezione dei minori dai rischi del cyberspazio”. Ed infine “auspica su questa tematica anche il massimo impegno del prossimo Parlamento, in modo che si possa arginare questo fenomeno in continuo aumento”.
Le tesi della Presidente del Cnu sono assolutamente condivisibili, ma temiamo che il suo appello verrà simpaticamente archiviato da istituzioni e politici.
Si ricorda che il Cnu esprime pareri e formula proposte all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, al Parlamento e al Governo e a tutti gli organismi pubblici e privati, che hanno competenza in materia audiovisiva o svolgono attività in questi settori su tutte le questioni concernenti la salvaguardia dei diritti e le legittime esigenze dei cittadini, quali soggetti attivi del processo comunicativo, promuovendo altresì iniziative di confronto e di dibattito su detti temi.
Sulla carta, una funzione preziosa, a tutela dei diritti della società civile e degli utenti mediali tutti. Nei fatti, un soggetto privo di risorse adeguate (economiche e giuridiche), e quindi assolutamente limitato nelle sue potenzialità.
Il caso della puntata “Luna piena” della serie tv “911”: a distanza di mesi, blanda “sanzione” a Rai…
Tante volte, anche su queste colonne della rubrica “ilprincipenudo” (curata da IsICult per il quotidiano online “Key4biz”), abbiamo denunciato episodi scellerati, che pure rappresentano soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno che è pervasivo e strisciante, e rispetto al quale non soltanto la politica ma nemmeno la ricerca italiana – accademica o meno – non si muove adeguatamente: in argomento, ci limitiamo a ricordare l’articolo del 28 gennaio 2022 su “Key4biz”, “Rai trasmette in fascia protetta un telefilm raccapricciante: nessuno interviene”.
Il “casus belli” s’innescò il 7 gennaio 2022, quando, alle 19:40 su Rai2, in fascia protetta, andò in onda la replica di una puntata di “9-1-1” (ovvero “911”), serie creata da Ryan Murphy e Brad Falchuck, gli stessi autori di “American Horror Story” (per citare una delle serie di successo firmate da questa prolifica coppia). Come recitava il titolo di quella puntata, “Luna piena”, il telefilm racconta le vicende di vari operatori del pronto intervento americano che entrano in azione in seguito alle chiamate al numero 911 da parte di persone in difficoltà o in pericolo di vita. Come tutte le produzioni targate Murphy-Falchuck, la serie affronta argomenti piuttosto espliciti, con numerosi riferimenti al mondo Lgbtaq+. In Italia, è stata trasmessa in chiaro su Rai2 fin dal 2018 in prima serata, e nel gennaio 2022 la seconda rete Rai stava trasmettendo le repliche della serie alle 1:.40. E fu proprio la puntata riproposta il 7 gennaio 2022, dal titolo “Luna Piena” (“Full Moon” in originale), a finire nel mirino del Movimento Pro Vita & Famiglia, il quale diede vita a una petizione attraverso la quale chiedeva “al Comitato di Applicazione del Codice di Autoregolamentazione ‘Media e Minori’ di sanzionare la Rai per la messa in onda a ridosso della fascia protetta per i minori di contenuti osceni e violenti anche a sfondo sessuale”.
In quel caso (che riguarda un canale televisivo, non un sito web), il Comitato Media e Minori è intervenuto, ma con tempi dilatati e con efficacia comunque tardiva.
A distanza di mesi, infatti, a metà giugno scorso, il Comitato Media e Minori ha infatti ritenuto che la serie televisiva “911” ovvero la puntata incriminata “Luna piena” contenesse effettivamente scene di “inaudita violenza” ed ha richiesto alla rete Rai 2 di dare entro 10 giorni chiara ed adeguata notizia della risoluzione in un proprio notiziario di massimo ascolto. Sull’argomento, si rimanda all’accurato commento di Marco Zonetti, sul sito specializzato “VigilanzaTv”: ovvero all’articolo “Sanzione a Rai2 per contenuti violenti” pubblicato il 14 luglio 2022.
Come definire questo provvedimento del Comitato Media e Minori?! Tardivo ed evanescente.
Da segnalare peraltro che la serie “911”, alla data del provvedimento, continuava simpaticamente ad essere messa in onda sulla stessa Rai, alle ore 21:30.
Il Presidente dell’Aiart (la cattolica “associazione cittadini mediali”), Giovanni Baggio, una delle rare voci che emerge dal silenzio dei più, commentò, in occasione della sortita del Comitato Media e Minori: “a volte le sanzioni arrivano, ma in misura assolutamente minore rispetto ai crescenti ‘strappi’ alla buona tv. Si moltiplicano i canali tv, si potenziano gli interessi delle emittenti, ma le tutele degli utenti di affievoliscono e l’Agcom finisce spesso per giustificare le emittenti”.
Remigio Del Grosso, Membro del Comitato Media e Minori (già Vice Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti-Agcom, e già Vice Presidente del “Comitato Media e Minori” del Ministero dello Sviluppo Economico e, ancora, già membro del Comitato Scientifico Rai) commentò: “siamo stati lenti, ma inesorabili. Non sempre, però, come in questo caso, il Comitato riesce ad essere compatto nel sanzionare i programmi che utenti, genitori ed associazioni ci segnalano perché ritenuti nocivi per i telespettatori più giovani. Ci dobbiamo impegnare di più”.
Urge un intervento normativo serio e coraggioso per arginare rischi e derive del digitale incontrollato
Il problema è che le strumentazioni ad oggi disponibili in Italia sono insignificanti, inadeguate, insufficienti.
Anche se viene attivata una qualche “sanzione” (vedi supra…), essa finisce per provocare un lieve solletico ai “poteri forti” del sistema mediale italiano, siano essi broadcaster o piattaforme.
Tornando allo specifico della pornografia dilagante sul web italico, la sentenza tedesca assume quindi una valenza di precedente di grande importanza storica: non resta da augurarsi che il nuovo Parlamento italiano abbia finalmente il coraggio di affrontare seriamente il tema.
Torneremo presto su questi argomenti, ma, nel mentre, segnaliamo due recenti testi preziosi: Luca Bernardelli, “Guida psicologica alla rivoluzione digitale. I pericoli delle tecnopatologie, le opportunità delle psicotecnologie”, Giunti, 2022; Lilia Giugni, “La rete non ci salverà. Perché la rivoluzione digitale è sessista (e come resistere)”, Longanesi, 2022.
Ci auguriamo che i futuri 600 eletti (400 alla Camera e 200 al Senato) leggano – anzi studino – testi di riferimento come questi, per comprendere come arginare i rischi e le derive del digitale, introducendo finalmente strumenti normativi innovativi e coraggiosi.