La copertura 5G di Roma in tempo utile per il Giubileo del 2025, fortemente voluta dal sindaco Roberto Gualtieri, non è affatto certa. Anzi. Mancano pochi mesi al grande appuntamento e il rischio che la Capitale non arrivi preparata con il 5G è dietro l’angolo.
Sarebbe un altro smacco per la Capitale, dopo quello subito da Roma con la bocciatura per l’EXPO 2030, per il quale l’impatto economico andato in fumo è stato calcolato in 50 miliardi di euro.
Il progetto di Boldyn Networks
E’ anche per far dimenticare questo schiaffo che il sindaco Gualtieri e la sua giunta si sono spesi per il progetto Roma 5G, un partenariato pubblico privato aggiudicato alla canadese Boldyn Networks, per dotare Roma di una rete 5G, wifi e Internet of things “best in class” nella metropolitana e nei principali luoghi pubblici (100 fra piazze, strade, monumenti ecc.). L’ambizione è quella di realizzare una copertura capillare 5G basata su small cells aperte a tutti gli operatori mobili, per un totale di 6mila punti di propagazione del segnale, e una rete WiFi free ad accesso seamless con 850 punti di presenza in cento piazze, oltre a tutte le insegne della metro trasformate in access point.
Un progetto da 97,7 milioni di euro, 20 di questi forniti dalle casse comunali a valere dai fondi giubilari del Pnrr per portare il 5G nella Capitale in vista del Giubileo del 2025.
A che punto è il progetto?
A che punto è la copertura di Boldyn Networks?
Sono già partiti i lavori?
Qualche operatore ha manifestato interesse per accedere alle infrastrutture di Boldyn Networks? Ci sono voci contrastanti.
Ce la farà Boldyn a rispettare il cronoprogramma?
Il cronoprogramma
I tempi del progetto sono serrati, visto che il piano prevede la posa della fibra in 100 piazze e il completamento della rete 5G sulle fermate lungo il percorso giubilare della Metro A entro la fine del 2024; le altre fermate arriveranno entro giugno 2025.
Per quanto riguarda la Metro B, i lavori saranno realizzati per il 50% entro il prossimo anno, per il 75% entro giugno 2025 e poi finiti entro dicembre 2025. Per la Metro C il 50% della rete verrà completato entro giugno 2025 e poi il 75% entro dicembre successivo e il 100% entro giugno 2026. I servizi Wi-Fi sulle 100 piazze saranno completati entro il giugno 2025, come anche l’installazione dei sensori IoT e delle telecamere ma il 75% sarà operativo già per il Giubileo. I lavori per le small cells si completeranno attraverso vari passaggi intermedi, fino al 2027.
La protesta degli operatori
Il problema, però, è che gli operatori tradizionali che detengono le frequenze 5G (Tim, Vodafone, WindTre e Iliad) vedono il progetto nel quale non sono stati coinvolti come fumo negli occhi. E hanno fatto ricorsi su ricorsi al Tar – rispediti al mittente – contro l’aggiudicazione del bando all’operatore canadese. Le telco sono sul piede di guerra perché si sentono escluse e per ora sembra che non abbiano manifestato alcuna intenzione di servirsi delle infrastrutture dell’outsider scelto dal Campidoglio.
Il clima è teso.
Il muro contro muro mette a rischio il progetto?
C’è da dire che il muro contro muro rischia di mandare a monte il progetto Roma 5G nei tempi utili per un Giubileo che si fa sempre più vicino e che prevede l’arrivo di almeno 30 milioni di turisti in città l’anno prossimo. Il danno d’immagine sarebbe pesante. D’altra parte, l’uso delle frequenze è in mano agli operatori.
Il nodo del nuovo regolamento antenne?
A rendere il clima ancor più teso i rapporti difficili fra gli operatori e la Giunta comunale. Pomo della discordia il nuovo regolamento per la localizzazione delle antenne Tlc, che sul territorio anche per le resistenze di alcuni municipi alla posa di nuovi impianti sembrerebbe più restrittivo di quanto previsto da un precedente protocollo d’intessa siglato fra Comune e operatori, ormai superato.
Boldyn Networks neutral host, ma al 5G servono le frequenze degli operatori
Il modello di business di Boldyn Networks, in ottica di neutral host, si basa sull’installazione di antenne spente collegate con la fibra in tutta la metropolitana di Roma. Il neutral host vende poi il servizio agli operatori e con in ricavi del canone di affitto alle sue infrastrutture per il 5G nel sottosuolo della Capitale può finanziare il progetto Roma 5G (come detto, il WiFi in 100 piazze, applicazioni IoT in semafori, fermate del bus, pensiline, sensoristica di vario genere per il controllo del traffico e telecamere di sorveglianza in città).
Gli operatori hanno già investito nella metropolitana per il 4G
C’è però un fatto da considerare. Gli operatori tradizionali hanno già investito ingenti somme per la copertura wireless della rete metropolitana della Capitale, con antenne 4G già presenti su tutta la rete del sottosuolo. In autunno è giunto il rinnovo della convenzione con l’Atac. In dettaglio, l’accordo prevede il rinnovo dell’accordo degli operatori Iliad, Tim, Vodafone e Windtre, con Atac e il nulla osta di Roma Capitale, per la copertura radiomobile 5G delle linee della Metropolitana A e B e delle nuove linee B1 e C, comprese tutte le stazioni della metropolitana. In altre parole procederanno all’upgrade delle loro antenne 4G esistenti in 5G senza l’obbligo di dover passare attraverso l’infrastruttura passiva di Boldyn Networks.
Cosa succederà adesso?
Visto che il Comune non può dare l’esclusiva del 5G nella metro a Boldyn Networks, come si finanzierà il progetto Roma 5G? Se gli operatori continueranno a usare le loro antenne in metro (e fuori), Boldyn svilupperà lo stesso la sua rete nella metro? Resterà l’ennesima cattedrale nel deserto?