La rubrica “Digital & Law” è curata da D&L Net e offre una lettura delle materie dell’innovazione digitale da una prospettiva che sia in grado di offrire piena padronanza degli strumenti e dei diritti digitali, anche ai non addetti ai lavori. Per consultare tutti gli articoli clicca qui.
L’introduzione delle nuove tecnologie – ed in particolare della robotica- creerà inevitabilmente non pochi problemi dal punto di vista sia etico, che giuridico, poiché normative eccessivamente rigide potrebbero soffocare l’innovazione e la mancanza di chiarezza giuridica lascerebbe tutti gli operatori nel buio.
Si pensi, ad esempio, ai sistemi bionici umani, cioè ad una serie di tecnologie (che vanno da protesi bioniche a esoscheletri, alle protesi del corpo, alle interfacce cervello-computer) che consentono di ripristinare le funzioni corporee perse e alla fine superare diversi tipi di disabilità, la cui distribuzione, però, pone problemi più generali per quanto riguarda l’impatto sulle nozioni di natura umana, identità, normalità, disabilità, ed i corrispondenti effetti giuridici.
Anche di questi temi si è parlato nel corso dell’evento “Evoluzioni e involuzioni del diritto applicato all’informatica” il primo evento targato D&L NET andato in onda su DIGEAT + lo scorso 11 febbraio. Puoi rivedere la sessione “IoT robotica e privacy” qui.
Il problema della regolamentazione
Un contesto normativo trasparente è visto come un elemento chiave per lo sviluppo della robotica e di sistemi autonomi di mercato, in cui prodotti e servizi possono essere distribuiti senza problemi. C’è il forte timore da parte di molti che una legislazione prematura ed invadente possa ostacolare il progresso scientifico ed annullare potenziali vantaggi o peggio ancora causare inefficienze economiche o altro. Allo stesso tempo, in qualche modo paradossalmente, si ammette che la mancanza di un ambiente giuridico affidabile e sicuro possa ugualmente ostacolare l’innovazione tecnologica. Tale difficile situazione mina sicuramente la certezza del diritto ed induce la gente ad agire in un settore ambiguo in cui i diritti e le responsabilità non sono preventivamente individuabili.
Indubbiamente un intervento normativo si renderà necessario quanto meno per ottenere un quadro giuridico che sia in grado di supportare un costante progresso scientifico, senza mai porsi come ostacolo allo sviluppo tecnologico.
La robotica: un settore strategico
Leggi e regolamenti nel settore della robotica saranno fondamentali anche per consentire un effettivo sviluppo di un mercato competitivo. L’ambizione dell’Unione europea di promuovere l’innovazione nel mercato interno fa della robotica un settore strategico, a cui le istituzioni europee stanno dedicando una notevole attenzione. Allo stesso tempo la ricerca e la produzione industriale nel campo della robotica devono crescere in linea con l’obiettivo complementare, che è sancito dalla politica europea, di affermarsi come uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia.
Gli obiettivi concorrenti di proteggere i consumatori e più in generale gli utenti finali da effetti pregiudizievoli promuovendo contemporaneamente l’innovazione devono quindi diventare propri del legislatore. A questo proposito, il sistema normativo più efficace deve combinare più strumenti: norme giuridiche, norme e standard tecnici, codici di condotta e best practices. In questo modo sarà possibile garantire la certezza, la flessibilità, la precisione ed anche l’interpretazione più corretta di fronte a determinati dubbi.
Questioni etiche e giuridiche sulla robotica
La robotica è un settore disciplinare che ha per oggetto lo studio e la realizzazione di robot, e le loro applicazioni pratiche nelle attività di produzione industriale e di ricerca scientifica e tecnologica. I tre filoni principali della Robotica sono:
- lo sviluppo della tecnologia costruttiva;
- lo sviluppo della capacità di ragionamento;
- l’integrazione con l’ambiente operativo.
Ci sono alcuni temi ricorrenti sui quali vale la pena soffermarsi.
Il primo è senz’altro quello legato a future tecnologie intelligenti che potrebbero un giorno rimpiazzare l’umanità: il robot intelligente, dotato di un’intelligenza artificiale così sviluppata da entrare in conflitto con gli umani, sino a volerli sostituire. In realtà questa prospettiva è piuttosto ambiziosa poiché nessun robot, probabilmente, avrà mai quel complesso sistema biochimico che governa il comportamento ormonale degli esseri umani.
Un secondo argomento di riflessione riguarda il timore dell’isolamento progressivo dell’essere umano, che potrebbe un giorno avere più contatti con il proprio personal robot che con i propri simili. E’ interessante l’analogia con le moderne tecnologie di comunicazione: se da un lato l’accesso ad Internet mediante la telefonia mobile ha permesso a tutti di entrare in comunità digitali costituite da miliardi di persone, creando l’illusione di un’immensa società digitale, dall’altro ha sollevato il rischio di un isolamento individuale, spesso esemplificato da tristissime immagini di umani che, invece di parlarsi, stanno ripiegati sui propri touch screen. Nel caso specifico, in effetti, la presenza di un umanoide aggiungerà un terzo livello. L’umanoide potrà essere sia il familiare della stanza accanto, sia il mezzo che ci mette in contatto con un click con altri essere umani in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo.
Altro importante aspetto della robotica sia di carattere etico che giuridico riguarda la più fondamentale delle questioni ed è quella relativa al fatto che una macchina in grado di pensare e di decidere debba o non debba essere trattata come un mero oggetto.
Naturalmente nessun robot potrà mai prendere decisioni emotive o sentimentali, semplicemente perché non proverà emozioni o sentimenti, non avendo la struttura biochimica naturalmente preposta a sviluppare queste caratteristiche.
Il quarto aspetto riguarda il futuro del settore manifatturiero e il timore che i robot possano rimpiazzare gli umani con gravi perdite di occupazione. Di conseguenza gli aspetti giuridico-normativi dovranno essere trattati in maniera approfondita, disciplinando le interazioni fra umani e umanoidi sia nella sfera privata che in quella pubblica. Sarà necessario analizzare e risolvere diverse problematiche:
1. di chi è la responsabilità in caso di danni o di infortuni causati da robot?
2. Come proteggere la privacy degli individui?
3. Come rendere disponibile ed accessibile a tutti l’intelligenza e la capacità sviluppata da robot al servizio dell’uomo?
4. Che tipologia di assicurazione prevedere per i robot?
Ma l’uso dei robot potrebbe far nascere maggiori problemi anche in tema di sicurezza e di privacy. Si pensi, ad esempio, ad un robot dedito al monitoraggio dei parametri clinico-medici di un anziano ed alla loro trasmissione all’ospedale o al medico in tempo reale, che diventerà naturalmente rilevante anche dal punto di vista della tutela della privacy e dovrà a questo scopo essere protetto.
In tal caso appare evidente l’importanza dell’approccio tipico della privacy by design già disciplinata dall’art. 25 del Regolamento UE 2016/679 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 aprile 2016.
In virtù di tale principio è necessario che la protezione dei dati sia integrata nell’intero ciclo di vita della tecnologia, dalla primissima fase di progettazione fino alla sua ultima distribuzione, all’utilizzo e all’eliminazione finale.
Naturalmente, nel settore specifico della robotica tutto dovrà essere disciplinato senza compromettere il concetto di intelligenza open source, l’intelligenza globale di tutte le macchine custodita nel cloud, da cui ciascun umanoide potrà attingere le esperienze e le capacità di cui ha bisogno.
Il cloud computing, quindi, diventerà uno strumento fondamentale nel campo della robotica, rappresenterà la “memoria” dei robot risolvendo uno dei problemi più spinosi del settore e cioè quello della capacità di immagazzinamento dei dati di un umanoide.
L’IoT: origini e criticità
Ma l’avvento della robotica è da vedere in stretto collegamento con altre scienze estremamente importanti come la cibernetica. Come è noto l’aspetto della comunicazione fra uomini e macchine e tra macchine era già stato approfondito da un noto studioso, Norbert Wiener, che aveva creato una nuova scienza denominata “cibernetica” il cui obiettivo è proprio quello dello “studio scientifico del controllo e della comunicazione nell’animale (uomo) e nella macchina”.
Il termine “cibernetica” viene dal greco κυβερνητική (kybernetiké), che indica appunto l’arte di “governare”, “dirigere” e che deriva a sua volta dal verbo κυβερνάω (kybernáo), riferito all’azione di chi pilota una nave stando al timone.
Questa scienza ha indubbiamente anticipato le caratteristiche fondamentali dell’Internet of Things (IoT), difatti con questo termine si fa riferimento ad infrastrutture nelle quali innumerevoli sensori sono progettati per registrare, processare, immagazzinare dati localmente o interagendo tra loro sia nel medio raggio, mediante l’utilizzo di tecnologie a radio frequenza (ad es. RFID, bluetooth etc.), sia tramite una rete di comunicazione elettronica.
I dispositivi interessati non sono soltanto i tradizionali computer o smartphone, ma anche quelli integrati in oggetti di uso quotidiano (“things”), come dispositivi indossabili (cd. wearable), di automazione domestica (cd. domotica) e di georeferenziazione e navigazione assistita.
In altre parole, per Internet of Things si intende un ulteriore sviluppo di Internet conseguente alla connessione in rete degli oggetti materiali. Oggetti che potrebbero essere dotati di un identificativo univoco (ad esempio, un numero di serie), riconoscibile anche in radiofrequenza.
Ma tanti sono i rischi connessi all’utilizzo di questa tecnologia:
- Rischi di un invasivo monitoraggio dei comportamenti degli utenti con raccolta e la gestione di dati relativi a abitudini, preferenze e stato di salute degli utenti. L’elevata quantità di dati personali, compresi quelli sensibili, potenzialmente rilevabile dai diversi dispositivi IoT rende altamente possibile, attraverso l’elaborazione degli stessi, una profilazione sempre più sofisticata delle abitudini degli utenti.
- Mancanza di controllo sui propri dati personali: la condivisione di dati personali tra produttori dei dispositivi, sviluppatori di software, fornitori di capacità di calcolo, clouds providers e analisti, comporta per le persone, i cui dati sono trattati, un’estrema difficoltà ad esercitare un adeguato controllo sugli stessi, sulle modalità della loro trasmissione dai dispositivi IoT, sulla condivisione tra terze parti e, soprattutto, sulle finalità perseguite diverse da quelle associate al dispositivo (c.d. “uso secondario”);
- Necessità di fornire un’informazione trasparente anche al fine dell’eventuale acquisizione del consenso al trattamento dei dati;
- Rischi relativi alla sicurezza: le attuali tecnologie IoT non hanno ancora raggiunto un livello di sicurezza adeguato e, pertanto, risultano ancora eccessivamente vulnerabili rispetto ad attacchi esterni.
- Necessità di approfondire aspetti legati ai modelli di business utilizzati;
- Rischi relativi alla qualità dei dati;
- Interoperabilità dei servizi e portabilità delle informazioni.