A livello globale, i robot impiegati nelle fabbriche hanno raggiunto la cifra record di 2,7 milioni di unità operative. Il dato è fornito dall’International federation of robotics (Ifr), che ha calcolato un incremento annuo del +12% in termini di installazioni.
il 2020 non sarà migliore degli anni precedenti, però. A causa della pandemia di Covid-19 è attesa una flessione sia delle vendite, sia delle installazioni.
Il Rapporto mondiale sui robot
Secondo la nuova edizione del “World Robotics 2020 Industrial Robots”, l’intero comparto della robotica dovrà trovare nuove applicazioni in settori fin qui poco battuti, se si vogliono contenere le perdite.
Il 2020 chiuderà in negativo, mentre il prossimo anno inizierà la ripresa, che culminerà nel ritorno ai livelli pre Covid-19 tra il 2022 e l’inizio del 2023.
Stime poco confortanti, anche perché nell’immediato l’industria di settore e l’intera filiera dovranno fare i conti con una diminuzione della domanda al momento valutata dagli esperti Ifr attorno al -12%.
Unica eccezione è la Cina, perché la pandemia ha colpito duro ma prima che nel resto del mondo e ora Pechino ha già messo in campo piani di recupero e rilancio del settore robotics & automation che sicuramente darà i suoi frutti entro la fine dell’anno in corso.
Cina in testa, Italia al sesto posto
L’anno passato si è chiuso con la Cina in testa, con oltre 140.000 installazioni di robot industriali (+21%), seguita dal Giappone, con 50 mila circa (+12%) e dagli Stati Uniti con 33.300.
La Germania al quinto posto è il primo Paese europeo a comparire nel ranking mondiale, con 20.500 installazioni di robot industriali e 221.000 robot operativi in tutto il Paese.
L’Italia viene subito dopo, al sesto posto, con 11.100 installazioni e un cumulato di 74.400 macchine al lavoro.
Al settimo c’è la Francia, con 6.700 robot installati nel 2019 e un totale di 42 mila unità operative nelle fabbriche del Paese.
Neo 2019, in Europa, Francia e Italia sono i Paesi in cui si sono acquistati più robot industriali, rispettivamente con un +15% e un +13% rispetto all’anno precedente.
In Italia prendono il posto dei giovani in fabbrica
Secondo uno studio della Banca d’Italia, invece, l’impiego dei robot nelle fabbriche e nelle aziende potrebbe avere degli effetti molto negativi sui livelli occupazionali.
I settori industriali dove più sono impiegate le macchine sono quello automobilistico, metallurgico, manifatturiero, alimentare e della plastica.
L’effetto di questa trasformazione 4.0 degli impianti produttivi non è uguale per tutti, però. Dipende dall’età del lavoratore e se è in cerca di nuova occupazione.
I lavoratori che già erano in fabbrica, quando sono arrivati i robot, quindi in via generale i più anziani, non hanno subito grandi cambiamenti, né a livello di mansioni, né di busta paga.
Il problema è per chi si affaccia ora nel mondo del lavoro o per chi è in cerca di nuova occupazione.
Lo studio di Via Nazionale è chiaro a proposito: ogni robot installato toglie di mezzo cinque posti di lavoro su 1000 lavoratori.
Senza robotica, gli impiegati amministrativi in fabbrica sarebbero il 20% in più oggi. Un quinto dei posti di lavoro persi negli anni, quindi, è addebitato alla robotica.
Ulteriori criticità
Un’ulteriore considerazione, suggerita dallo studio è relativa ai settori in cui la robotica ha trovato impiego. Finora, in Paesi come Germania, Italia e Francia, le macchine sono state utilizzate nelle classiche industrie pesanti e automotive, dove comunque il processo di deindustrializzazione era già in atto da prima.
Il problema si potrebbe presentare nel caso in cui la robotica cominciasse ad estendersi ad altri settori chiave per l’economia attuale, come l’elettronica e lo sterminato mondo dei servizi, che al momento hanno assorbito molta della domanda di lavoro.