Nuotano sottacqua e potrebbero essere tranquillamente scambiati per banchi di pesci. In realtà sono robot, messi a punto da scienziati nell’ambito del progetto COCORO finanziato dall’UE, che si scambiano informazioni con l’obiettivo di monitorare l’ambiente, cercare, fare manutenzione, esplorare e raccogliere risorse in habitat subacquei.
Si tratta del più grande sciame autonomo al mondo composto da 41 robot di 3 tipi diversi.
Il team di biologi, scienziati informatici e altri esperti che ha partecipato a COCORO ha lavorato dal 1° aprile 2011 al 30 settembre 2014 e ha ricevuto 2,9 milioni di euro di finanziamenti dall’UE. E il 2015 sarà l’anno degli eventi di COCORO.
Il progetto ha studiato e sviluppato la cognizione collettiva nei robot autonomi in una varietà di 10 dimostratori sperimentali, che vengono presentati in 52 video. Ogni settimana viene presentato un nuovo video prodotto durante il progetto.
Ed è proprio questa cognizione collettiva che differenzia COCORO da altri progetti simili.
Thomas Schmickl, coordinatore del progetto e professore associato del dipartimento di zoologia dell’Università di Graz in Austria, spiega che questi robot funzionano come un sistema collettivo di agenti autonomi in grado di imparare da esperienze passate e dal loro ambiente. Questa “consapevolezza delle dimensioni dello sciame” è resa possibile trasmettendo informazioni di stato per mezzo di LED.
Durante gli esperimenti sul campo nel porto di Livorno, i robot sono stati esposti a onde, correnti e acqua salata corrosiva. Nonostante le difficili condizioni, gli sciami di robot sono riusciti a rimanere raggruppati intorno alla stazione base e ad andare in perlustrazione e ritornare alla base.
I risultati di questo progetto potrebbero trovare ampia applicazione nel campo dell’informatica, della biologia, della teologia, della metacognizione, della psicologia e della filosofia, oltre ad avere un più ampio impatto sulla nostra economia e società. Le possibili applicazioni riguardano il monitoraggio ambientale distribuito e le operazioni di ricerca e salvataggio.
“Non abbiamo inventato nulla di nuovo,” dice il dott. Schmickl, spiegando che gli scienziati di COCORO hanno modellato la cognizione collettiva presente in natura. Osservare il modo in cui si raggruppano le api, ad esempio, li ha aiutati a sviluppare l’algoritmo BEECLUST che è stato usato per aggregare i robot in un punto specifico. Hanno anche applicato meccanismi derivati da studi esistenti su come si raggruppano le amebe della muffa melma, usando onde chimiche per comunicare tra loro.