Una “fusione di tecnologie che sta sfumando sempre più confini tra la sfera fisica, quella digitale e quella biologica”. E’ questa l’essenza della quarta rivoluzione industriale secondo Klaus Schwab fondatore e presidente del World Economic Forum.
In prossimità dell’apertura del Forum di Davos, domani, Schwab fa il punto sull’impatto dell’evoluzione di internet, della sharing economy (Uber, Airbnb, crowdsourcing, etc) e di altre tecnologie (nanotecnologie, robotica, stampa 3D) sull’occupazione nei prossimi 5 anni, sulla base di un rapporto condotto presso 366 aziende che rappresentano oltre 13 milioni di lavoratori.
Le previsioni non sono proprio rosee, visto che si parla di almeno 5 milioni di posti di lavoro a rischio, a meno che non si intervenga con una risposta “integrata e globale, in grado di coinvolgere tutte le parti interessate del sistema politico globale, del settore pubblico e privato, del mondo accademico e della società civile”.
Se le tre precedenti ‘rivoluzioni industriali’ sono state una il prolungamento dell’altra, spiega il rapporto, la quarta rappresenta qualcosa che va oltre il mero prolungamento della precedente, quella, cioè, che ha fatto leva sull’elettronica e sull’information technology per automatizzare la produzione.
La quarta rivoluzione industriale si presenta insomma come un fenomeno distinto da tutto quello che l’ha preceduta e per diversi motivi: la velocità senza precedenti delle innovazioni; l’evoluzione esponenziale e non più lineare di queste innovazioni, tale da mettere a rischio diversi settori in ogni paese; l’ampiezza e la profondità di questi cambiamenti che annunciano la trasformazione di interi sistemi di produzione, di gestione e di governance; e il loro impatto sulla società.
“Le possibilità generate da miliardi di persone connesse a dispositivi mobili, con una potenza di elaborazione, capacità di archiviazione e un accesso alla conoscenza senza precedenti, sono illimitate. E queste possibilità saranno moltiplicate dalle innovazioni tecnologiche emergenti in settori come l’intelligenza artificiale, la robotica, l’Internet degli oggetti, i veicoli senza guidatore, la stampa 3D, le nanotecnologie, le biotecnologie, la scienza dei materiali, lo stoccaggio di energia, e la computazione quantistica”, spiega il rapporto.
Molte di queste innovazioni – dall’intelligenza artificiale alle auto senza guidatore, dai droni agli assistenti virtuali e ai software che traducono o investono per noi – sono già ampiamente diffuse e, al momento, hanno portato vantaggi principalmente ai consumatori, che stanno utilizzando nuovi prodotti e servizi in grado di semplificare le attività quotidiane: prenotare un volo, organizzare una vacanza, effettuare un pagamento, ascoltare musica, guardare un film, giocare…tutto può essere fatto semplicemente stando seduti sul divano di casa.
Nel prossimo futuro, i vantaggi diventeranno tangibili anche sul versante dell’offerta, con guadagni notevoli in termini di efficienza e produttività: i costi dei trasporti e delle comunicazioni continueranno a scendere; logistica e gestione della catena di distribuzione diventeranno più efficaci e il costo degli scambi commerciali si abbasserà. Tutto questo, spiega il rapporto, “aprirà nuovi mercati e trainerà la crescita economica”.
Fin qui, i vantaggi. Ma c’è anche il lato ‘oscuro’ della quarta rivoluzione industriale, rappresentato, in particolare, dal suo potenziale di sconvolgimento del mercato del lavoro. L’automazione di molti processi finirà infatti per “esacerbare la disparità tra il rendimento dei capitali e quello del lavoro”, anche se non si può trascurare il fatto che la sostituzione dell’uomo con le macchine porterà a un “deciso incremento della sicurezza e della gratificazione del lavoro”.
Non potendo, a questo punto, prevedere quale scenario prevarrà sull’altro, non si può fare altro che riferirsi a quanto successo in passato e indicare come probabile una combinazione di entrambi.
Schwab si dice convinto, tuttavia, che “in futuro il fattore critico della produzione sarà rappresentato dal talento più che dal capitale. Questo darà vita a un mercato del lavoro sempre più suddiviso tra un segmento “basso talento/basso guadagno” e “alto talento/alto guadagno”. Uno scenario che porterà alla crescita delle tensioni sociali”.
Oltre al fattore economico, dunque, la diseguaglianza rappresenta la principale preoccupazione sociale associata alla quarta rivoluzione industriale.
“I principali beneficiari dell’innovazione tendono a essere i fornitori di capitali fisici e intellettuali – innovatori, azionisti e investitori – il che spiega il divario crescente di ricchezza tra coloro che dipendono dal capitale e coloro che dipendono dal lavoro. La tecnologia è quindi uno dei motivi principali della stagnazione o addirittura del calo dei redditi per la maggioranza della popolazione nei paesi ad alto reddito: la domanda di lavoratori altamente qualificati è aumentata, mentre la domanda di lavoratori con meno istruzione e le competenze più basse è diminuita. Il risultato è un mercato del lavoro con una forte domanda alle estremità alta e bassa, ma un svuotamento del mezzo”, spiega ancora Schwab.
Questo spiega anche perché tanta gente è così disillusa sul futuro e perché la classe media è sempre più insoddisfatta. Insoddisfazione, nota ancora il rapporto, che può essere alimentata anche dalla crescente diffusione dei social network, utilizzati attualmente da circa il 30% della popolazione globale per connettersi, interagire e condividere l’informazione.
“In un mondo ideale, queste interazioni fornirebbero un’opportunità di comprensione e coesione interculturale . Tuttavia possono anche creare e propagare aspettative irreali riguardo ciò che il successo rappresenta per un individuo o un gruppo, così come un’opportunità di diffusione di idee e ideologie estreme”.
Uno scenario fosco, dunque, quello della quarta rivoluzione industriale? L’umanità sarà robotizzata e tutti saremo privati di cuore e anima? Non sarà così, conclude Schwab, se a prevalere saranno le persone e i valori: “se la quarta rivoluzione industriale sarà un complemento delle parti migliori della natura umana – creatività, empatia, gestione etica delle risorse – allora potrà sollevare l’umanità in una nuova coscienza collettiva e morale basata su un comune senso del destino. Spetta a tutti noi per assicurarsi che quest’ultima prevalga”.