Nelle ultime ore è esplosa la febbre da abbattimento del roaming.
Comunicati e dichiarazioni di rappresentanti di governi e partiti in tutta Europa si moltiplicano, esaltando la fine di un’era nata sotto l’insegna della “fregatura” del roaming, come ha coloritamente chiosato il leader dei liberaldemocratici (Alde) all’Europarlamento Guy Verhofstadt, da sempre in prima linea per l’abolizione dei sovraccosti del roaming.
Ma le cose stanno effettivamente così?
Con il roaming ciascun cittadino europeo è ancora obbligato a pagare, quando si sposta in Europa, secondo le tariffe del paese che sta visitando.
Chi ha lavorato per l’abbattimento del roaming dice: “Se pago X nel mio paese è più giusto che continui a pagare X anche quando sono all’estero, piuttosto che essere obbligato a pagare la tariffa Y dell’operatore estero che mi ospita sulla sua rete”.
Ma perché le tariffe sono diverse da paese a paese?
Perché sono generate da costi che cambiano di paese in paese.
E perché i costi sono diversi?
Perché non abbiamo il Digital Single Market.
Chiedere in questo quadro tariffe al massimo ribasso è quindi improprio e soddisfa la vocazione populista con cui buona parte della politica europea ha maneggiato l’argomento.
D’altra parte un compromesso strappato la sera dell’ultimo giorno del Semestre a Presidenza Lettone indica la volontà di quella presidenza di portare a casa un qualche trofeo da esibire sulla piazza interna…tanto se poi nel 2017 non succederà nulla, la colpa sarà di altri.
Ma le cose stanno veramente così?
Una domanda apparentemente fuori luogo: Quando avete preso il vostro ultimo caffè al bar?
Forse non troppi giorni fa.
Diciamo che mediamente un caffè al bar costa in Italia intorno agli 80 centesimi.
Poniamo il caso che vi rechiate a Bruxelles e abbiate voglia di prendere un buon espresso ad un Bar Illy.
Troverete una sorpresa: il caffè costerà 3 euro!
Certo, qualcuno potrebbe fare la battaglia per far sì che ciascuno in Europa paghi il caffè al prezzo del paese d’origine.
Ma avrà anche ragione il Bar Illy di Bruxelles che avrà dei costi di tanto superiori a quelli di un bar italiano.
A quel punto, qualcuno potrebbe lanciare la campagna: entra al Bar Illy di Bruxelles e paga il caffè 1 solo euro perché sei italiano, a differenza del signore accanto a te che, essendo belga, dovrà pagare il caffè 3 euro.
Vi sembra normale?
Inoltre potrebbe esserci un’ulteriore variante.
Un signore croato o svedese potrebbe entrare nel Bar Illy di Bruxelles e chiedere il caffè a 1 euro, dichiarandosi italiano (ovvero, per continuare nella metafora, avendo installato una SIM italiana nel proprio telefonino).
Vi sembra normale tutto questo?
Bene, a tanti parlamentari europei sembra non solo normale, ma anche dovuto.
A tutti piace bearsi dei favori del pubblico e il populismo è sempre stata, purtroppo, l’arma che paga di più.
Bene, la vicenda del roaming è una prova di populismo senza pari, al limite dell’autolesionismo.
Perché?
Perché se pensiamo di invogliare investimenti extraeuropei nella UE con questa cultura, non andremo da nessuna parte.
La pressione populistica e demagogica della campagna a favore dell’abbattimento del roaming genera come unico risultato una forte disattenzione alla tutela dei margini delle imprese, senza i quali non si investe e non si reinveste.
Se investire in Europa nel mercato del mobile, l’unico che cresce ancora in modo significativo, equivale a esporsi a un regime apparentemente egalitario e sostanzialmente differenziato, allora non ne varrà la pena per nessuno. E questo vale innanzitutto per coloro che sono interessati ad investire da Paesi esterni all’eurozona, dove si registrano i tassi di crescita più elevati.
E allora?
È impossibile e fuorviante unire formalmente mercati divisi tra loro, come quello delle Tlc in Europa, con la boutade dell’abbattimento del roaming.
Si faccia prima il Digital Single Market, allora sì che il mercato europeo sarà uguale per tutti: per tutti i cittadini europei e per tutte le imprese che operano in Europa.
Detto questo, onore alla Presidenza del Semestre Europeo a guida Lettone che porta a casa questo piccolo scalpo di Pirro.
È un risultato apparentemente significativo, che avrà seguito pressoché nullo, fintantoché non ci sarà un mercato che consentirà a Belgacom (il Bar Illy di Bruxelles) di potersi cercare i clienti anche in Italia (e quindi vendere caffè espresso anche da noi, per restare nella metafora).
A coloro che oggi gridano vittorie non certificate, diamo appuntamento al 2016 e 2017, per vedere assieme a loro se si realizzeranno i termini del compromesso siglato poche ore fa con la Presidenza lettone sull’abbattimento del roaming.