Riuscirà la presidenza lettone della Ue a trovare la quadra sull’abolizione roaming e a centrare l’obiettivo fallito dall’Italia? A Riga le aspettative sulla proposta di compromesso sono molto alte: si punta, in particolare, a ridurre le tariffe non più tardi della fine del prossimo anno – l’auspicio è di non andare oltre il 30 giugno 2016 (sei mesi più tardi di quanto vorrebbe il Parlamento europeo).
La proposta lettone verte su quello che è stato battezzato ‘Roam Like At Home Plus‘ (Rlah+), non più, dunque, l’equiparazione immediata e completa delle tariffe estere a quelle domestiche, ma un sistema in cui i consumatori pagherebbero anche all’estero lo stesso che a casa per navigare, chiamare e mandare messaggi. ma solo fino a un certo punto. Fno a che, cioè, non supereranno una certa ‘quota’ di utilizzo, oltre la quale scatterebbe un piccolo sovrapprezzo che comunque non dovrebbe superare i tetti stabiliti dalla Commissione per i prezzi all’ingrosso, ossia di 0.05 euro al minuto per le chiamate (contro gli attuali 0.19 euro), di 0.05 euro a MB per il traffico dati (contro gli attuali 0.20 euro) e di 0.02 euro per gli sms (contro gli attuali 0.06 euro).
Nulla ancora è dato sapere sull’entità di questa quota di utilizzo, anche se c’è chi parla di una soglia di 5 minuti al giorno di utilizzo allo stesso prezzo delle tariffe nazionali.
Un po’ poco per cantare vittoria e comunque si tratterebbe di una soluzione transitoria fino a quando – presumibilmente entro la metà del 2018 – la Commissione non terminerà un’analisi dei prezzi del roaming all’ingrosso e non presenterà un rapporto sulla necessità o meno di nuove proposte legislative.
Una vittoria per gli operatori tlc europei?
Il roaming porta nelle casse delle telco circa 4 miliardi di euro l’anno. Secondo i sostenitori dell’abolizione di questi sovrapprezzi, tuttavia, gli operatori non andrebbero a perderci molto, perché in realtà i consumatori sarebbero invogliati a utilizzare di il cellulare quando sono all’estero, bilanciando in tal modo i mancati introiti del roaming.
Secondo un’indagine della Commissione Europea, condotta su 28.000 cittadini Ue, il 94% degli europei che viaggia al di fuori del proprio paese fa un uso limitato di servizi come Facebook e pagine online sul cellulare a causa dei costi del roaming.
Il punto è che all’estero difficilmente si va per lunghi periodi di tempo e l’equilibrio sarà difficile da trovare.
Secondo un’analisi del Berec, tuttavia, con l’equiparazione totale delle tariffe estere alle tariffe domestiche si andrebbe inevitabilmente a creare dei forti squilibri a livello consumer. Secondo i regolatori, in particolare, dal momento che in molti paesi i prezzi al dettaglio sono inferiori ai prezzi all’ingrosso, l’equiparazione totale delle tariffe roaming e domestiche potrebbe non essere sostenibile per molti operatori, che si vedrebbero costretti ad aumentare i prezzi al dettaglio, con la conseguenza che a pagare la diminuzione delle tariffe applicate ai viaggiatori potrebbero essere i clienti che non viaggiano mai o lo fanno raramente. Un altro rischio legato agli alti costi di accesso alla rete all’ingrosso è che gli operatori più piccoli (in particolare quelli virtuali) potrebbero non avere la capacità economica di offrire il servizio ai loro clienti, i quali, in ultima analisi, si ritroverebbero con una scheda valida solo nel loro paese.
La matassa, insomma, non è affatto semplice da sbrogliare come ha ammesso anche il vicepresidente della Commissione europea per il Mercato unico digitale Andrus Ansip, secondo cui se da un lato “non si può avere un mercato unico digitale se, appena passata una frontiera europea i consumatori pagano 10 volte più caro il loro consumo di internet dal cellulare”, dall’altro lato è anche vero che “nei paesi ad alta vocazione turistica gli operatori sono obbligati a investire pesantemente nelle infrastrutture per garantire ai turisti un servizio ottimale”.
Il risultato di questo paradosso, secondo il presidente dell’operatore storico francese Orange, Stéphane Richard, sarà che “…greci, italiani o spagnoli si troveranno a sovvenzionare i turisti tedeschi, olandesi o inglesi, molti dei quali migrano a sud per le loro vacanze”.
Secondo Richard, l’abbassamento delle tariffe del roaming è già costato a Orange qualcosa come 80 milioni di euro di EBITDA nel 2013 e avrà un impatto cumulativo stimato in 300 milioni negli anni seguenti.
Da qualunque lato si voglia tirare, insomma, la coperta sembra sempre troppo corta.