Consueto appuntamento settimanale con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kaufmann & Partners (Madrid), per un confronto sul tema della settimana. Rinnovo dei vertici CDP, necessità di riformulare la strategia di sviluppo, insomma molti cambiamenti all’orizzonte, ma un obiettivo chiaro: assicurare gli strumenti di rilancio al servizio della crescita di cui l’Italia ha bisogno.
Key4Biz. È passato solo qualche giorno dall’Assemblea di CDP (Cassa Depositi e Prestiti) e già si avverte una ventata di cambiamento. Qual è la sua opinione?
Francesco De Leo. Le premesse ci sono tutte e le attese, ne sono certo, non andranno deluse. Non potrebbe essere diversamente ed il cambiamento imposto dal Governo Draghi arriva al momento giusto. Il mondo non è più quello in cui siamo entrati un anno fa, agli inizi della pandemia. Molte delle scelte fatte a quel tempo meritano di essere riesaminate. Il cambiamento ha preso un’altra direzione ed occorre tenerlo presente. Del resto, come in tutte le fasi di transizione, bisogna bilanciare rischi ed opportunità. Il mondo in cui bisogna muoversi è profondamente cambiato e sarebbe da ingenui pensare di affrontare il nuovo contesto economico-finanziario come se non fosse successo nulla.
Key4Biz. Darà il momento di scelte nuove o in controtendenza? Insomma andremo verso una discontinuità o no?
Francesco De Leo. Stiamo andando a passi veloci verso un mondo bi-polare, che si divide fra “value stock” e “growth stock”. Non ci sono margini, né il tempo per essere accomodanti con scelte di compromesso al ribasso. Jack Welch è diventato uno dei manager più influenti nella storia americana per avere saputo dare una direzione precisa a GE (General Electric), subito dopo averne preso le redini. In linea di principio, GE doveva impegnarsi a diventare numero uno o numero due al mondo in ogni settore. Se non fosse stato così, avrebbe dovuto procedere alla cessione degli asset in questione. Semplice a dirsi, ma difficile a farsi, e draconiano nelle implicazioni.
Key4biz. E CDP cosa dovrebbe fare allora?
Francesco De Leo. I nuovi vertici di CDP potrebbero seguirne l’esempio ed impegnarsi a continuare ad investire solo in un portafoglio bilanciato di “value stocks” e “growth stocks”. Se un investimento non fosse classificabile in una di queste due categorie, non dovrebbe fare parte del portafoglio di CDP e sarebbe più efficiente sotto il profilo finanziario, dismettere la posizione. È chiaro che non farà piacere a tutti, ma è arrivato il tempo di fare chiarezza. I mercati si attendono indicazioni precise e considerano l’Italia un osservato speciale, per il debito accumulato in questi 20 anni che rischia di pesare come un macigno sulle possibilità di rilancio industriale del nostro Paese.
Key4Biz. Lei insiste molto su un concetto: più industria e meno finanza. Quale dovrebbe essere il ruolo di CDP?
Francesco De Leo. Per molti dei protagonisti della scena economica è come se questo anno appena passato non sia diverso da quello che l’ha preceduto. C’è una domanda che molti osservatori si pongono. Perché sono così prevalenti i casi di “bad strategy”, quasi che le condizioni al contorno fossero rimaste esattamente le stesse di un anno fa. In parte la risposta è che è cambiato il terreno di gioco e le regole di ingaggio. Il cambiamento privilegia chi ha dato prova di sapere innovare e non è gravato da legacy o da eccesso di leva finanziaria. Non ci sono più né margini, né tempo per risollevare le sorti di settori che sono stati progressivamente disintermediati nel circuito di creazione del valore. Sarebbe un passo avanti nella giusta direzione se anche nel nostro Paese a pagarne il conto non fossero solo i lavoratori, gli azionisti ed i cittadini. È una questione di equità, e CDP ha le carte in regola per divenire il punto di riferimento istituzionale capace di innescare una stagione di rilancio del Paese, puntando nella direzione del cambiamento. Occorre solo abituarsi all’idea che CDP non potrà accontentare tutti, perché le scelte che ha di fronte sono difficili, ma vanno nell’interesse del Paese. Il Governo Draghi saprà trovare le soluzioni per chi ha finito per trovarsi dalla parte sbagliata del cambiamento: come è già avvenuto con le banche nell’eurozona è imprescindibile fare chiarezza distinguendo fra società “zombie”, non più in condizioni di remunerare il capitale investito, e quelle che hanno avuto il merito di sapersi rinnovare, conquistando sul campo dei mercati finanziari internazionali il diritto a guidare il cambiamento.
Key4Biz. Se dovesse dare qualche suggerimento ascoltato, cosa consiglierebbe?
Francesco De Leo. CDP ha una potenza di fuoco senza precedenti ed ha in portafoglio asset che hanno tutte le condizioni per riportare il Paese al centro del processo di cambiamento in atto, questa volta su scala europea. I driver chiave della più grande trasformazione industriale degli ultimi 100 anni sono quelli legati all’evoluzione dell’energy storage, dell’intelligenza artificiale, dei microprocessori di nuova generazione (basati su GPUs e TPUs), e delle nuove reti di telecomunicazioni, in grado di trasformare le infrastrutture fisiche esistenti in “reti di reti” intelligenti. CDP ha in portafoglio asset come ST Microlectronics, Open Fiber e a tendere ASPI (Autostrade per l’Italia). Deve solo impegnarsi a trovare una visione industriale coerente, ed agire di conseguenza. Non c’è bisogno di molto altro. Occorre solo non perdere tempo impegnandosi su battaglie che sono state perse già molti anni fa. Ma è imprescindibile definire una “grand strategy” con al centro una visione evoluta della nuova fase di convergenza fra energia, telecomunicazioni ed infrastrutture. Come ha già detto autorevolmente Francesco Profumo (ndr. Presidente ACRI e della Compagnia di San Paolo): “occorre fare qualcosa di grande, di innovativo e farlo per primi”. Può essere una valida traccia da seguire, un primo passo nella direzione giusta. CDP saprà dare un nuovo senso di urgenza a queste parole, accompagnando il prestigio internazionale che il nostro Paese ha acquisito agli occhi degli osservatori grazie alle scelte fatte in questi mesi dal Governo Draghi.
Key4Biz. Più che un suggerimento sembra una strategia…
Francesco De Leo. In effetti è molto di più. ST Microelectronics ed ENEL sono due realtà leader a livello globale, con una presenza internazionale che le pone fra i protagonisti del cambiamento in atto: Open Fiber è un modello di successo che ci è invidiato in tutta Europa e che dopo molti anni di ritardi ha consentito al Paese di scalare posizioni in classifica sulla diffusione della banda larga mettendoci al pari della media europea. Così pure ASPI (Autostrade per l’Italia) può tornare a svolgere il ruolo che ha storicamente avuto nella fase di re-industrializzazione del Paese a partire dal secondo dopoguerra, collegando il Sud ed il Nord dell’Italia con un piano di rilancio infrastrutturale in grado fare del nostro Paese l’hub di eccellenza per lo sviluppo della mobilità di futura generazione. Sono quattro realtà che hanno ancora margini di valore inespresso e che ci consentono di guardare al futuro con maggiore fiducia, sapendo che la partita è ancora tutta da giocare. Sono quattro realtà al centro di una convergenza destinata a ridisegnare gli assetti di governo della tecnologia e quindi dell’Europa: un’occasione unica e forse irripetibile.
Key4Biz. Ma per qualcuno si direbbe che non sia così. Non devo certo ricordarle le molte critiche che sono state rivolte ad alcune delle società di cui lei ci sta parlando. Siamo sicuri che siamo nella direzione giusta del cambiamento?
Francesco De Leo. Sergio Marchionne ci ricordava che “l’Italia è un Paese che deve imparare a volersi bene”. Siamo i più feroci critici di noi stessi e mi ci metto anche io. Ma è arrivato il momento di cambiare e se stiamo ai numeri ed ai fatti non ci sono dubbi che i mercati finanziari sappiano molto bene chi sta dalla parte giusta del cambiamento e chi no. Basta guardare alle capitalizzazioni di Borsa, che pongono società come ENEL ai vertici in Europa rispetto alla concorrenza dei loro pari. È bene non dimenticarselo, perché non ci si improvvisa: è frutto di un lavoro partito dal lontano e di una perseveranza che dovremmo definire “tedesca”. I “fatti” sono “fatti” e i numeri sono numeri, il resto lo si può lasciare volentieri ai commenti degli economisti “da salotto”.
Key4Biz. Cosa manca a CDP per riprendere in mano la partita?
Francesco De Leo. Come dicevo, una vocazione più industriale ed una maggiore consapevolezza della propria proiezione internazionale, che richiede una politica di alleanze con i partner a cui siamo storicamente più legati in Europa: penso in particolare alla Spagna, dove a breve si terrà (ndr. 18/19 Giugno) l’incontro bilaterale fra il Primo Ministro Draghi e il Premier spagnolo Sanchez. Occorre allargare il campo ed aprire una nuova stagione di alleanze: da soli non si va molto lontano.
Key4Biz. Più Stato o meno Stato nell’economia?
Francesco De Leo. È chiaro che uno degli effetti indotti dalla pandemia è quello di tornare a vedere lo Stato più presente nell’economia. Sta succedendo in tutta Europa, e in misura non minore anche in Germania, come dimostra il caso Lufthansa, che ha visto il Governo tedesco diventarne azionista al 20% con un investimento da 9 miliardi di euro. Non ha molto senso scandalizzarsi, perché così è avvenuto storicamente in ogni fase di transizione: davanti ad una crisi globale senza precedenti come quella che abbiamo vissuto il pericolo non è fare troppo, ma fare troppo poco ed arrivare troppo tardi. Detto questo, considerato che stiamo vivendo tempi eccezionali, è chiaro che occorra cercare di stare al passo con il cambiamento: quindi, direi di sì, ci vuole una visione più industriale, una grand strategy e la capacità di riconoscere che dobbiamo trovare nuove alleanze in Europa. Da soli non andiamo da nessuna parte: non abbiamo né la scala dimensionale, né le risorse per giocare un ruolo chiave nei tavoli dove si discute del riassetto globale dell’economia. In sintesi, CDP ha l’opportunità di scrivere un nuovo capitolo della propria storia, puntando a progetti che cambieranno il Paese per i prossimi 20 anni, e cementando le partnership industriali con quegli attori europei che per storia e tradizione sono a noi più vicini.
Key4Biz. Quindi più consapevolezza? È da lì che dobbiamo partire?
Francesco De Leo. E non solo. Non è solo una questione di opportunità, ma è anche un modo per ridurre il profilo di rischio. Il caso ASPI ne è un esempio. Occorre più industria ed innovazione e non solo un progetto finanziario. Così le critiche che di recente si sono sollevate da più parti, e che ogni probabilità sono destinate ad intensificarsi, potranno trovare risposta in scelte che hanno tutti i requisiti per scrivere una pagina importante del futuro del nostro Paese. Se si presentano le opportunità per allargare il campo a nuovi investitori industriali, forse non sarebbe male pensarci: è una prassi consolidata per i mercati finanziari quella di premiare le società quotate che hanno una forte vocazione industriale, anche perché la conoscenza del settore è considerata un requisito chiave per ridurre il profilo di rischio degli investimenti. Quindi direi, mai dire mai: è possibile che i nuovi vertici di CDP possano valutare positivamente l’allargamento del campo a nuove partnership industriali in chiave europea, che mettano il Paese al riparo da rischi che non necessariamente si erano palesati in una fase di istruttoria sui progetti di investimento. C’è sempre tempo per fare meglio e fare presto: sarà così anche questa volta. Anche da questo dipende una nuova stagione di rilancio del nostro Paese. Thomas Alva Edison diceva: “voglio rendere l’elettricità così economica che solo i ricchi si potranno permettere il lusso di utilizzare le candele”. Sono passati poco più di 100 anni e ancora una volta la convergenza fra energia, telecomunicazioni ed automobile sta innescando un nuovo ciclo economico, dove il nostro Paese può ritrovare un ruolo da protagonista. CDP ha tutti i requisiti per vincere questa partita, con scelte responsabili e coraggiose, in grado di assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni.