Grazie all’aumento della quota e della capacità delle fonti energetiche rinnovabili (Fer) nel mix energetico dell’Unione europea, tra il 2005 ed il 2015 sono state tagliate le emissioni di CO2 del 10%. È quanto emerge dal Rapporto “Renewable energy in Europe 2017: recent growth and knock-on effects” pubblicato in questi giorni dalla European Environment Agency (EEA).
Mantenere la temperatura media globale al di sotto dei 2°C è possibile e rimane un obiettivo a portata di mano, ma non bastano solo le fonti energetiche alternative e quelle rinnovabili.
L’impegno e gli investimenti nella crescita sostenibile devono aumentare con maggiore decisione se si vuole mitigare il surriscaldamento globale.
L’Europa può anche raggiungere gli obiettivi intermedi della riduzione del 20% delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020, con un contributo delle Fer di almeno il 20%, ma per i grandi traguardi serve una spinta maggiore.
Entro il 2050 l’Ue vorrebbe arrivare ad un taglio di almeno l’80% della CO2. La Germania per quella data ha già annunciato di voler generare energia al 100% da fonti rinnovabili.
Anche qui un passaggio intermedio è fissato al 2035, quando gli impianti verdi tedeschi (eolico e solare soprattutto) potrebbero già soddisfare il 45% della domanda di energia elettrica del Paese.
Ad ogni modo, sono circa 330 mila i tedeschi occupati nel settore delle rinnovabili.
Un risultato che se dovesse essere centrato sarebbe storico, anche in considerazione della decisione (Atomstop agreement) di chiudere le centrali nucleari in tutta la Germania. Per ora anche qui il percorso da fare verso la Germania al 100% verde è lungo e insidioso, ma la competitività del prezzo delle Fer rispetto ai combustibili fossili può essere di aiuto.