Sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo sul “Pacchetto 2030”, sono stati da poco definiti i target specifici per il periodo 2021-2030 per la transizione energetica europea verso la low carbon economy. Il processo di trilogo fra Consiglio dell’Unione europea, Commissione e Parlamento europeo ha determinato nuove soglie per la decarbonizzazione dell’economia.
Le emissioni di gas serra dovranno diminuire del 40% a livello europeo, rispetto ai livelli del 1990. Le fonti energetiche rinnovabili dovranno crescere del 32% sul consumo finale di energia a livello europeo (non a livello dei singoli Stati membri). L’efficienza energetica, invece, dovrà aumentare del 32,5% sul consumo finale di energia (non vincolante) a livello europeo.
I target europei della “Roadmap 2050”, definiti nel Consiglio Europeo dell’ottobre 2009, porteranno il nostro continente ad una riduzione delle emissioni dell’80%, ad una produzione da fonti rinnovabili del 55% e ad un livello di risparmio energetico pari al 40%.
Tali obiettivi dovranno poi essere declinati a livello dei singoli Stati attraverso i “Piani Clima Energia nazionali”, sulla base delle disposizioni del Regolamento sulla Governance dell’Energy Union.
Valutando l’esito del trilogo, si può stimare per l’Italia una contribuzione minima al target sulle fonti di energia rinnovabile (FER) pari al 29,7% sui consumi finali al 2030 (maggiore rispetto al 28% previsto dalla SEN).
Del percorso italiano verso la low carbon economy, quindi verso la decarbonizzazione del sistema economico e produttivo nel complesso, si è parlato al convegno “Strategie per lo sviluppo delle fonti rinnovabili al 2030” di Confindustria.
Un evento che è stata anche l’occasione per presentare la visione condivisa del tessuto imprenditoriale italiano per una crescita dell’energia verde attraverso un “Libro Bianco, per uno sviluppo efficiente delle fonti rinnovabili al 2030 ”, uno sviluppo “che dovrà essere capace di coniugare gli obiettivi di decarbonizzazione dell’economia, la competitività dei settori industriali ed il rafforzamento dell’indotto manifatturiero della green economy”.
Secondo lo studio, “nell’ipotesi in cui vengano implementate opportune misure di policy per sostenere l’acquisto di beni efficienti e l’installazione di impianti rinnovabili, collegate ad incentivi adeguati per rilanciare l’offerta di tecnologie, gli effetti sul sistema economico italiano sarebbero molto significativi: il valore cumulato al 2030 degli investimenti raggiungerebbe i 543 miliardi di euro e ciò implicherebbe un incremento del valore della produzione industriale italiana di 1.019 miliardi di euro, la creazione di 5,7 milioni di posti di lavoro e un incremento del valore aggiunto di 340 miliardi di euro”.
In conclusione, è precisato nel documento, “se isoliamo i benefici legati allo sviluppo delle fonti rinnovabili dall’ammontare complessivo degli investimenti previsti”, si può stimare che “l’aumento degli investimenti nel settore – nell’ipotesi che sia interamente soddisfatta dall’industria nazionale – implicherebbe un incremento del valore della produzione industriale italiana di 226 miliardi di euro, con 1 milione di posti di lavoro e un incremento del valore aggiunto di 73 miliardi di euro”.