Nei giorni scorsi è stato pubblicato il Report “World Energy Markets Observatory (WEMO)” di Capgemini, da cui è emerso chiaramente che durante l’anno passato la domanda globale di energia e le emissioni di gas serra sono aumentate, rappresentando quindi una minaccia per i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di contrasto alla crisi climatica.
Grazie all’innovazione tecnologica e ai piani nazionali più avanzati, le fonti energetiche rinnovabili (Fer) hanno mantenuto il loro status di fonte energetica in più rapida crescita a livello mondiale, registrando un +14,5% nel 2018. Le rinnovabili, inoltre, continuano a essere sempre più economiche, con un calo del 13% nei prezzi del fotovoltaico e dell’eolico onshore, insieme a una riduzione dell’1% nel prezzo dell’energia eolica offshore.
Si sta tuttavia assistendo a un calo degli investimenti in energia pulita, che nella prima metà del 2019 si sono attestati a 217,6 miliardi di dollari, il 14% in meno rispetto allo stesso periodo del 2018. La diminuzione è stata particolarmente drastica in Cina (-39%), mentre negli Stati Uniti e in Europa è stata più moderata (rispettivamente del 6% e del 4%). In India, invece, gli investimenti sono aumentati del 10%, raggiungendo i 5,9 miliardi di dollari.
Abbiamo chiesto a Gian Piero Celata, Direttore del Dipartimento tecnologie energetiche dell’Enea, di commentare tali dati, mettendo a confronto la situazione italiana agli scenari emersi dal Report, in un momento storico in cui nel mondo l’accordo sul clima di Parigi è spesso ostacolato dagli Stati e nel nostro Paese, invece, per la prima volta sente parlare di piani per l’ambiente come il “Green new deal”.
Key4biz. Quali sono i trend più recenti relativi agli investimenti in energie rinnovabili a livello globale e sulla crescita futura di questo settore così rilevante per un percorso di sostenibilità ambientale e decarbonizzazione della nostra economica?
Gian Piero Celata. Dopo un triennio di costanti riduzioni, nel corso dello scorso anno gli investimenti nel settore ENERGIA a livello globale sono rimasti sostanzialmente stabili sui livelli dell’anno precedente. La riduzione dei costi di alcune tecnologie ha favorito gli investimenti in diversi settori, in alcuni casi anche attenuando l’impatto dei minori investimenti. Analizzando i dati al netto di tali riduzioni dei costi, l’investimento negli impianti a Fer risulterebbe in aumento del 55% rispetto al 2010 a livello globale, pur mostrando un trend in attenuazione negli ultimi anni. Tuttavia, rispetto all’investimento medio annuo necessario per centrare i target di decarbonizzazione di medio – lungo periodo, gli investimenti nel settore energia dovrebbero più che raddoppiare (rispetto a quanto richiesto nello scenario IEA Sustanaible Development), richiedendo inoltre una forte riallocazione della spesa (raddoppio della spesa per nuovi impianti a Fonti Rinnovabili).
Anche a livello italiano i dati sulla nuova capacità di fotovoltaico, eolico e idroelettrico connessa alla rete, relativi alla prima metà del 2019, indicano come, dopo il boom degli anni del Conto Energia, il ritmo di crescita delle Fer in Italia sia sensibilmente rallentato, e lontano da quanto necessario per raggiungere i livelli di capacità attesi al 2030 dal Piano Nazionale integrato per l’Energia e il Clima. La proposta contenuta nel Pniec prospetta infatti al 2030 circa 30 GW aggiuntivi rispetto alla capacità odierna: circa 2,5 MW di nuova capacità annua, cinque volte maggiore rispetto al risultato degli ultimi cinque anni (senza considerare gli impianti che per quella data saranno già dismessi o in fase di dismissione). Per quanto riguarda l’eolico, l’obiettivo, seppur sfidante, appare meno irraggiungibile: il Pniec al 2030 prospetta 7 GW aggiuntivi rispetto al dato odierno, pari a circa 0,6 GW/anno, un valore superiore di circa il 50% al dato degli ultimi 5 anni (Analisi trimestrale 3/2019).
Key4biz. Che tipo di barriere incontrano ancora le rinnovabili e che di fatto ne impediscono crescita e diffusione più massicce?
Gian Piero Celata. L’incertezza di un quadro politico definito e condiviso su larga scala sul contenimento del surriscaldamento globale, insieme alla rapida evoluzione del sistema energetico e alle tensioni internazionali rappresentano elementi di ostacolo ad una diffusione più ampia delle Rinnovabili. In questo senso va letta la tendenza dell’industria del settore a limitare i rischi degli investimenti: negli ultimi anni si riscontra infatti una preferenza verso gli investimenti che richiedono tempi di realizzazioni più brevi. Questo fenomeno si rileva sia per gli investimenti in impianti tradizionali che in quelli in fonti rinnovabili. In riferimento all’Italia si sottolinea come in materia di energia Stato e Regioni concorrono nell’elaborazione della normativa di riferimento (titolo V della Costituzione), motivo per cui si è andato consolidando un processo di decentramento dallo Stato alle Regioni anche in tema di autorizzazioni per gli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Ne emerge un quadro diversificato che chiaramente non favorisce gli investimenti, sulle norme di riferimento, sull’individuazione delle zone idonee e le procedure di valutazione ambientale (soglie e tipi di impianti sottoposti a VIA).
Key4biz. In che modo le tecnologie verdi possono darci una mano ad accelerare la decarbonizzazione della nostra economia e a favorire la nascita di una vera green economy?
Gian Piero Celata. Fattori abilitanti per una ampia diffusione delle Rinnovabili (elettriche) sono l’adeguamento delle infrastrutture elettriche per gestire la produzione decentralizzata ed intermittente delle FER non programmabili, insieme al potenziamento dello storage: i regolatori dei principali Paesi traguardano infatti obiettivi di maggiore resilienza ed affidabilità delle reti. A livello UE gran parte in investimenti nel corso dello scorso anno sono stati destinati alla rete di trasmissione: gli operatori li hanno stimati in circa 10 miliardi di dollari l’anno fino al 2030 (decisamente più elevato rispetto agli attuali livelli di spesa). Determinante poi il ruolo dello storage: a livello globale gli investimenti in stationary battery storage sono aumentati del 45% rispetto all’anno precedente, su un trend di costante aumento, raggiungendo il record di oltre 4 miliardi di dollari nel 2018 (FIG 4). Se i progetti di pompaggio idroelettrico rappresentano ancora la principale fetta di nuova capacità di accumulo di energia elettrica, le batterie al litio hanno continuato a essere di gran lunga le protagoniste del mercato delle batterie.
A livello nazionale elementi di interesse emergono anche da recenti audizioni di Terna ed ENEL, sul margine di riserva attuale e su quello invece necessario per garantire livelli di adeguatezza del sistema accettabili. Secondo tali valutazioni l’attuale margine di riserva del sistema italiano si attesta a circa 6 GW (il 10% della richiesta), un dato che implica che “il sistema italiano è coperto in momenti di particolare stress solo grazie alla disponibilità dell’import dai paesi confinanti”. Mentre un margine di riserva “opportuno” dovrebbe essere almeno pari al 20% della domanda, quindi tra un valore tra i 10-12 GW. Tale livello pare particolarmente sfidante alla luce degli obiettivi nazionali al 2030, data la riduzione della capacità termoelettrica (gran parte da phase out delle centrali al carbone) e l’aumento della domanda elettrica. Contributi importanti sono quindi attesi, entro il prossimo decennio, da accumuli, domanda attiva, V2G e nuove centrali a gas (complessivamente per 18 GW), oltre che da nuova capacità da FER (7 GW) e investimenti nelle infrastrutture di interscambio (QE 5/19).
Key4biz. Come affrontare allora l’aumento generalizzato dei consumi energetici?
Gian Piero Celata. In relazionealla capacità del sistema energetico di ridurre il fabbisogno di energia in tutti i settori di impiego finale: il raggiungimento dei target di decarbonizzazione dipendono, ancor prima che dalla diffusione più massiccia di FER, dalla riduzione dei consumi per interventi di efficienza energetica. Questo discorso risulta ancora più vero a livello mondiale, dove la domanda di energia è attesa in aumento nei prossimi decenni per la spinta proveniente dalle economie emergenti. In questo senso vanno le indicazioni della IEA, che sottolinea la necessità di un deciso cambiamento nel paniere degli investimenti, a favore di interventi lato domanda.
Anche a livello nazionale, dall’analisi dell’andamento dei consumi finali di energia emerge come, dopo il calo degli anni della crisi economica (la maggior parte infatti nel settore industriale), i consumi di energia sono tornati a crescere (circa l’1% medio annuo negli ultimi anni), pur a fronte di una ripresa dell’economia molto debole.