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Rinnovabili e consumo di suolo, in un anno 70 ettari di nuovi impianti fotovoltaici (ma reversibili)

Il consumo di suolo in Italia nel nuovo Rapporto Ispra

L’uso del suolo non è solamente legato alle costruzioni, all’agricoltura e l’urbanizzazione ad alta intensità, alle infrastrutture strategiche, ma anche alla transizione ecologica ed energetica, come nel caso delle fonti rinnovabili, in particolare agli impianti fotovoltaici a terra.

Secondo il nuovo Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, a cura del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa), con una media di 19 ettari al giorno, si è raggiunto il valore più alto negli ultimi dieci anni, con una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo.

Il consumo di terreno torna così a crescere e nel 2021 sfiora i 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno. Il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato.

Il fotovoltaico a terra

Tornando al tipo di interventi che partecipano a questo consumo di suolo in Italia, gli impianti fotovoltaici anno hanno coperto nuovi 70 ettari di terra tra il 2020 ed il 2021. Fortunatamente in maniera “reversibile”.

Oggi, oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).

Gli impianti fotovoltaici a terra sono tra le tipologie di superfici artificiali monitorate dalla Carta Nazionale del Consumo di Suolo (classe 125), si legge nelle pagine interattive dedicate al Rapporto.

In Italia, queste installazioni occupano 17.560 ettari, per una potenza complessiva di oltre 9.000 MW. Solo tra il 2020 e il 2021, sono stati installati ulteriori 70 ettari di impianti fotovoltaici a terra, equivalenti a 37 MW di potenza.

Gli scenari futuri prevedono un significativo aumento di questo tipo di consumo di suolo nei prossimi anni, stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale.

Come detto sopra, in gran parte si tratta di consumo “reversibile”, cioè i terreni sottoposto a questo tipo di impatto antropico sono recuperabili allo stato originario, anche attraverso un processo di rinaturalizzazione.

In aiuto dell’ambiente e della transizione ecologica c’è anche il tema della riciclabilità poi dei pannelli fotovoltaici. Il riciclo ed al riuso di materie prime e componenti con cui si realizzano i pannelli solari potrebbe, infatti, dar vita ad un mercato mondiale stimati in 80 miliardi di dollari di valore.

I consumi di suolo maggiori in Lombardia e Veneto

A questi dati si aggiungono quelli del programma Copernicus sul monitoraggio del territorio. Tutti assieme concorrono alla Carta di copertura del suolo ad alta risoluzione spaziale, un vero e proprio riferimento nazionale per effettuare analisi sullo stato del territorio e del paesaggio.

Ogni volta che una superficie terrestre originariamente naturale o semi-naturale è ricoperta da cemento, edifici, infrastrutture di varia natura o semplicemente è convertita all’agricoltura o l’allevamento, si parla di consumo per coperta artificiale di suolo.

Di suolo coperto artificialmente se ne possono trovare esempi numerosi in Lombardia e Veneto, ad esempio, le regioni maglia nera del Paese. Tra il 2020 ed il 2021 la sola Lombardia ha registrato un consumo di suolo pari a nuovi 883 ettari.

Seguono in questa scomoda classifica Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499).

Prendendo in considerazione l’intero Paese il consumo di suolo nell’ultimo anno è stato pari a 2,14 milioni di ettari, cioè il 7,13% del territorio nazionale.

L’80% del consumo di suolo è considerato reversibile.

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