SVIZZERA

Rinnovabili: a Berna quattro treni su dieci sono alimentati con energia idroelettrica

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Le Ferrovie Federali Svizzere puntano all'idroelettrico. Secondo alcuni ricercatori, però, questo tipo di energia rinnovabile nasconderebbe delle insidie.

Le Ferrovie Federali Svizzere, dal 1° gennaio scorso sono diventate azioniste di maggioranza della centrale di Kraftwerk Wassen AG di Berna, scegliendo di alimentare i treni anche con energia idroelettrica. Complessivamente quattro treni su dieci viaggiano con corrente prodotta da impianti situati nelle Alpi Urane.

Il Cantone di Uri punta sulle rinnovabili ed entro il 2020 intende produrre il 10% in più di energia idroelettrica. Gli impianti della cascata della Reuss Göschenen, Amsteg e Wassen – producono circa il 40% della corrente di trazione utilizzata dalle Ferrovie a livello nazionale. In vista dell’apertura della galleria di base del San Gottardo, le FFS potenzieranno anche l’intero approvvigionamento di corrente di trazione sull’asse nord-sud.

In futuro, infatti, per poter gestire l’offerta in modo sostenibile servirà più energia. Per il 2025 le FFS si attendono un aumento del fabbisogno pari al 25%, con picchi addirittura del 40% negli orari di punta, che intendono coprire utilizzando corrente idroelettrica e alimentando i propri treni con energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili.

Secondo Markus Züst, Consigliere di Stato del Cantone di Uri, l’idroelettrica è molto importante a livello cantonale. Il piano di tutela e sfruttamento delle energie rinnovabili stabilisce quali acque è possibile utilizzare. Mediante la sua strategia energetica generale, il Canton Uri vuole fornire un importante contributo al cambiamento energetico e ambire a diventare una società a 2000 watt con una produzione a impatto climatico zero.

Nel mondo sarebbero quasi quattromila i progetti idroelettrici sopra il megawatt in fase di studio e in un recente studio pubblicato dalla  rivista Aquatic Sciences, Christiane Zarfl e Alexander Lumsdon, dell’Istituto Leibniz di Berlino per l’ecologia e la pesca nelle acque dolci, segnalano quelli che ritengono essere dei lati oscuri dell’energia idroelettrica.

Per i due riceratori con l’idroelettirco si registrerà sicuramente un aumento nella disponibilità di elettricità rinnovabile, ma questo avverrà non senza problemi ambientali perché, sostengono, sbarrare i fiumi vuol dire danneggiarne l’intero ecosistema fluviale, impedendo il movimento della fauna acquatica e alterando il flusso delle piene, spesso benefico per l’ambiente intorno al fiume, e del trasporto dei sedimenti verso il mare.

Costruire grandi dighe, poi, si legge nel loro rapporto “A global boom in hydropower dam construction”, significa costringere milioni di persone ad abbandonare valli fluviali fertili, rinunciando a usare le risorse in esse contenute. In zone ad alta intensità sismica e geologicamente instabili, come l’Italia, poi, potrebbero essere origine di disastri.

L’idroelettrico, inoltre, per Zarfl e Lumsdon, è fonte di emissioni di CO2 soprattutto quando viene costruito in zone tropicali: la vegetazione rimasta nei bacini, può rilasciare tanti gas serra da rendere questi impianti, almeno nei primi anni di funzionamento, dieci volte più dannosi per il clima.

Un aspetto, questo, rilevato anche  da un gruppo di ricercatori coordinati dal brasiliano Nathan Barros, in un articolo pubblicato tre anni fa su “Nature Geoscience”, che ha analizzato i processi di emissione di anidride carbonica e di metano, esaminando 85 laghi artificiali costruiti in varie parti del mondo e che rappresentano il 20% dei laghi artificiali mondiali esistenti per la produzione idroelettrica. I risultati hanno rilevato che le emissioni di gas serra nella produzione di energia idroelettrica non sono da trascurare.

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