Primo via libera da parte dell’Europarlamento all’accordo del mese scorso sulla riforma Ue del settore delle telecomunicazioni, che fissa nuovi incentivi per gli investimenti nel 5G puntando soprattutto sul modello degli operatori specializzati in infrastrutture (‘wholesale only’). Lo scrive l’Ansa, precisando che la commissione industria (Itre) ha approvato oggi a larga maggioranza (56 voti a favore, 2 contro e 4 astensioni) il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, su cui Commissione, Consiglio e lo stesso Parlamento Ue avevano già raggiunto un’intesa politica lo scorso 5 giugno. Il testo così approvato dovrà ora ricevere l’ok finale in plenaria e dai 28, in modo da entrare in vigore entro la fine dell’anno. Le nuove regole hanno lo scopo di incentivare lo sviluppo di reti ad altissima velocità in fibra ottica nonché i modelli innovativi di investimento, in particolare quello dei cosiddetti operatori non verticalmente integrati (‘wholesale-only’).
Il Codice prevede per questi ultimi, specializzati in infrastrutture di connettività come l’italiana Open Fiber, un regime differenziato e più favorevole di soft regulation rispetto agli operatori Tlc tradizionali verticalmente integrati, sia proprietari della rete che fornitori di servizi agli utenti finali. L’obiettivo della riforma è garantire gli investimenti necessari per fornire la banda larga ad altissima velocità ad altri operatori. Nel testo finale approvato dalla commissione industria viene inoltre confermato che gli operatori ‘wholesale only’ mantengono la loro qualifica e i relativi benefici regolamentari anche quando vendono i loro servizi all’utenza business e alla pubblica amministrazione.
Premiato il modello wholesale only
Come preannunciato in un’intervista a Key4biz dal Direttore Generale della DG Connect Roberto Viola, a essere favoriti in base all’accordo saranno gli investimenti sulla base del modello ‘wholesale only’, promosso da operatori che gestiscono solo la rete, come in Italia fa per esempio OpenFiber, rispetto agli operatori verticalmente integrati. Più deboli, invece, saranno gli incentivi per il co-investimento, una scelta già criticata dall’associazione europea degli operatori tlc storici di Etno, secondo cui questa decisione rischia di bloccare gli investimenti su larga scala perché ne favorisce solo alcuni tipi. In base alle bozze di intesa, viene persa in parte anche l’ambizione della Commissione Ue sull’assegnazione delle frequenze dello spettro, dove le licenze avranno una durata di massimo 15-20 anni contro il minimo 25 inizialmente proposti.
Tra le altre misure adottate c’è anche il taglio dei costi delle chiamate internazionali all’interno della Ue. Una misura duramente contestata dagli operatori tlc, in quanto spinge verso un ‘dumping’ dell’operatore meno caro mentre secondo altri apre a un vero mercato unico europeo senza più ‘prefissi’ nazionali. Il nuovo Codice prevede un tetto massimo di 0,19 centesimi ai costi delle chiamate da Paese Ue a Paese Ue sia da telefono fisso che da cellulare e di 6 centesimi per gli Sms. Si tratta di un taglio drastico, che entrerà in vigore dal 2019 e che taglia ulteriormente i ricavi delle telco dopo l’abolizione del roaming. La media Ue delle chiamate intra Ue all’estero, secondo stime dei consumatori francesi del Beuc, è compresa fra 60 centesimi e 1,99 euro al minuto. Per gli Sms il prezzo media è di 24 centesimi.