Dopo più di due anni di tira e molla, raggiunto l’accordo politico nell’ultimo round di negoziati fra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sulla riforma del quadro regolatorio delle Tlc europee. L’Unione Europea ha quindi raggiunto una sintesi, per ridisegnare il quadro di regole del settore, allo scopo di favorire nuovi investimenti in fibra ottica e 5G. Secondo la Commissione Ue il nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche in dirittura d’arriva favorirà la realizzazione di nuove reti ad altissima velocità (very high capacity) in Europa, comprese le aree rurali. Delusi gli operatori, che attraverso le associazioni che rappresentano i principali incumbent in Europa, Etno e Gsma, fra cui Deutsche Telekom, Vodafone, Telecom Italia e Telefonica, esprimono disappunto per un accordo che giudicano un’occasione perduta.
Per diventare legge, l’accordo dovrà essere ratificato dal Parlamento e dagli Stati membri.
Premiato il modello wholesale only
Come preannunciato in un’intervista a Key4biz dal Direttore Generale della DG Connect Roberto Viola, a essere favoriti in base all’accordo saranno gli investimenti sulla base del modello ‘wholesale only’, promosso da operatori che gestiscono solo la rete, come in Italia fa per esempio OpenFiber, rispetto agli operatori verticalmente integrati. Più deboli, invece, saranno gli incentivi per il co-investimento, una scelta già criticata dall’associazione europea degli operatori tlc storici di Etno, secondo cui questa decisione rischia di bloccare gli investimenti su larga scala perché ne favorisce solo alcuni tipi. In base alle bozze di intesa, viene persa in parte anche l’ambizione della Commissione Ue sull’assegnazione delle frequenze dello spettro, dove le licenze avranno una durata di massimo 15-20 anni contro il minimo 25 inizialmente proposti.
Tra le altre misure adottate c’è anche il taglio dei costi delle chiamate internazionali all’interno della Ue. Una misura duramente contestata dagli operatori tlc, in quanto spinge verso un ‘dumping’ dell’operatore meno caro mentre secondo altri apre a un vero mercato unico europeo senza più ‘prefissi’ nazionali. Il nuovo Codice prevede un tetto massimo di 0,19 centesimi ai costi delle chiamate da Paese Ue a Paese Ue sia da telefono fisso che da cellulare e di 6 centesimi per gli Sms. Si tratta di un taglio drastico, che entrerà in vigore dal 2019 e che taglia ulteriormente i ricavi delle telco dopo l’abolizione del roaming. La media Ue delle chiamate intra Ue all’estero, secondo stime dei consumatori francesi del Beuc, è compresa fra 60 centesimi e 1,99 euro al minuto. Per gli Sms il prezzo media è di 24 centesimi.
Bassanini (OpenFiber): ‘Accordo molto importante anche per l’Italia’
L’accordo raggiunto tra Parlamento europeo, Consiglio e Commissione è “molto importante anche per l’Italia”, ha detto il presidente di Open Fiber Franco Bassanini, “L’accordo costituisce un importante passo in avanti nella modernizzazione del quadro normativo europeo delle TLC perché riconosce l’urgente necessità di investimenti infrastrutturali, con particolare attenzione alle reti tutte in fibra (FTTH- Fiber To The Home), le uniche che assicurano le prestazioni richieste dalla Gigabit Society dei prossimi anni in termini di velocità di accesso, affidabilità, latenza, bassi costi di manutenzione e di energia; le reti in fibra sono peraltro l’infrastruttura di base anche delle TLC mobili, col nuovo standard 5G”.
“Il nuovo codice – ha aggiunto Bassanini – disciplina per la prima volta il modello wholesale only creando le condizioni migliori per lo sviluppo di operatori infrastrutturali puri, che si dedicano allo sviluppo di reti a cui tutti gli operatori interessati possono accedere in forma paritaria e non discriminatoria. L’operatore wholesale only, privo di unità di business retail, può interamente dedicarsi allo sviluppo di una rete sempre più performante da offrire in particolare agli altri operatori TLC che sono visti esclusivamente come clienti e non come concorrenti. Questa evoluzione normativa consente un più rapido cambiamento nella direzione della Gigabit society, creando le condizioni per una digitalizzazione più pervasiva e una maggiore competitività dell’economia”.
“La decisione delle istituzioni europee di accelerare lo sviluppo del wholesale only attraverso una regolamentazione favorevole rappresenta un’importante conferma a livello continentale della validità del modello di business scelto da Open Fiber” conclude Bassanini. “Auspichiamo che il nuovo quadro venga recepito dal nuovo Governo in maniera prioritaria, per consentire all’Italia di essere all’avanguardia nella realizzazione di infrastrutture in fibra ottica e accelerare l’evoluzione digitale, al servizio delle famiglie e delle imprese”.
Replica piccata dell’Etno e della Gsma
Etno, l’Associazione che raccoglie gli operatori tradizionali, attacca l’accordo sul nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche, sostenendo in una nota che si tratta di “un’occasione che capita una voclta ogni 10 anni” ma che è stata “un’occasione persa per semplificare e migliorare le regole della Ue per il settore e gli interessi di consumatori e operatori”. Secondo l’Etno, la riforma non porterà nessuna accelerazione agli investimenti in reti 5G e in fibra, ma aggiungerà nuova complessità in un sistema già pesante.
Nel mirino dell’Etno gli “scarsi progressi nelle politiche sullo spettro radio e un compromesso annacquato e al ribasso sugli incentivi agli investimenti in fibra”. L’aspetto più criticato dall’associazione è “la sciagurata decisione di regolare le chiamate all’interno della Ue”, definita una “coltre di nebbia politica per coprire la mancanza di progressi significativi in altre parti del Codice…Questo tipo di regolazione ingiustificata dei prezzi segna un precedente molto pericoloso per tutte le altre industry europee”.
Sulla stessa linea la Gsma, secondo cui la Commissione Ue ha perso un ‘occasione per semplificare gli investimenti, creando un clima di incertezza e carenza di armonizzazione per quanto riguarda lo spettro radio.
Per la Gsma restano inevase le questioni centrali alle quali la riforma doveva, nelle loro intenzioni, dare una svolta.
- Resta l’incertezza sugli investimenti
- Insufficiente livello di armonizzazione dello spettro radio fra gli stati membri
- Troppa regolazione delle telco in generale, accentuata dai nuovi tetti sul taglio dei prezzi delle chiamate internazionali
Andrus Ansip: ‘Gettiamo le basi per il deployment del 5G’
Soddisfatto per l’accordo raggiunto in nottata Andrus Ansip, il Vice presidente della Commissione Ue, responsabile per il Digital Single Market: “Questo accordo è essenziale per rispondere alle crescenti necessità di connettività degli Europei e per promuovere la competitività dell’Europa – si legge in una nota – stiamo gettando le basi per il deployment del 5G in Europa”.
Gli fa eco il Commissario alla Digital Economy and Society Mariya Gabriel: “Le nuove regole per il settore Telecom sono un elemento fondamentale per il futuro digitale dell’Europa – ha detto Gabriel – Dopo mesi di duri negoziati, abbiamo raggiunto un accordo su regole coraggiose ed equilibrate per fornire un accesso più rapido allo spettro radio, servizi migliori e più protezione per i consumatori, così come più investimenti per i network ultraveloci”.
Le nuove regole, si legge nella nota della Commissione Ue, sono cruciali per raggiungere gli obiettivi di connettività fissati e garantire a tutti nella Ue le migliori connessioni possibili, per renderli pienamente partecipi dell’economia digitale.
C’è da dire che a Bruxelles ormai si accetta lo sforamento da parte di diversi stati membri, fra cui l’Italia, degli ambiziosi obiettivi di copertura a banda ultralarga fissati per il 2020 (30 Mbps per 100% della popolazione e 50% di copertura a 100 Mbps). Detto questo, la Corte dei Conti europea non più tardi di ieri ha espresso fiducia sul fatto che il nostro paese possa colmare il gap entro il 2025.
Il nuovo codice delle Comunicazioni Elettroniche, secondo la Commissione, consentirà di:
- Favorire lo sviluppo delle reti 5G, assicurando la disponibilità dello spettro entro il 2020 e garantendone la disponibilità per un periodo di 20 anni. (non 25 come richiesto dagli operatori).
- Semplificare il roll out delle reti in fibra con regole di co-investimento più prevedibili che promuovano la condivisone del rischio; promuovere la concorrenza a vantaggio dei consumatori, semplificando i veri colli di bottiglia (burocratici ndr) per la liberazione di dotti, canaline e cavi all’interno degli edifici; la realizzazione di un regime di regole speciali per gli operatori wholesale-only. Maggior collaborazione fra la Commissione Ue e il BEREC, l’organismo che raccoglie i regolatori Ue.
- Proteggere i consumatori indipendentemente dalla modalità di comunicazione, sia essa tradizionale (Sms, chiamate) o tramite servizi web based (Skype, WhatsApp, etc.) assicurando che i cittadini abbiano accesso a servizi di comunicazione alla portata, compreso l’accesso a internet, per servizi di egovernment, online banking o video chiamate.
- Assicurare che le chiamate internazionali all’interno della Ue non superino il tetto di 19 centesimi al minuto, assicurando che le nuove regole non distorcano la concorrenza, l’innovazione e gli investimenti.
- Parità di accesso alle comunicazioni alle persone con disabilità.
- Promuovere una miglior trasparenza tariffaria e comparazione delle offerte contrattuali.
- Garantire una miglior sicurezza contro gli attacchi hacker, i malware ecc.
- Proteggere meglio i consumatori che sottoscrivono abbonamenti a pacchetti in bundle.
- Semplificare il cambio operatore e mantenere lo stesso numero, prevedendo compensi in caso di lungaggini o problemi di migrazione.
- Aumentare la protezione dei cittadini in situazioni di emergenza, ampliando a Sms e videochiamate le chiamate di emergenza. Fissare un sistema per chiamate di allarme pubblico via mobile in caso di necessità.