Il caso

Riforma Rai nel pantano: nuovi vertici con la Gasparri. Si torna al punto di partenza

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Le nuove nomine del Cda Rai saranno fatte con la Legge Gasparri. I lavori della Camera non permettono di procedere in tempi rapidi, il ddl rischia di slittare a fine ottobre.

Riforma Rai nel caos. L’intenzione del governo di superare l’attuale confronto parlamentare per procedere tempestivamente alle nomine del Cda della Tv pubblica, ricorrendo alla Legge Gasparri senza aspettare che il ddl concluda il proprio iter, ha aperto un forte scontro.

La Commissione di vigilanza Rai si riunirà martedì prossimo per il rinnovo del Cda di Viale Mazzini. E’ quanto ha stabilito l’ufficio di presidenza della Commissione. Si sono espressi contro la convocazione di martedì  M5S, Lega e Sel.

Questa mattina a Palazzo Madama, dove continua la discussione, diversi senatori hanno chiesto che senso ha procedere con un timing serrato se l’esecutivo ha deciso di rinnovare la governance con le vecchie norme.

E poi l’affondo: lo slogan di questa riforma era ‘fuori i partiti dalla Rai’ e per far questo, Renzi ha attaccato frontalmente la legge Gasparri alla quale però adesso si ricorre per le nuove nomine.

La prossima settimana si potrebbe quindi avere già un nuovo Cda, l’attuale è scaduto il 25 maggio ed è attualmente in regime di prorogatio.

In Senato forti polemiche non solo sulla scelta di ricorrere alla legge corrente per rinnovare la governance di Viale Mazzini, scavalcando nei fatti tutta la discussione in atto.

A poco serve che il governo abbia presentato un emendamento che prevede di assegnare al direttore generale nominato con la Gasparri i super poteri introdotti dalla riforma per l’amministratore delegato una volta che questa verrà approvata.

La discussione di oggi ha messo in luce alcuni nodi di questa riforma. Intanto il punto centrale è che questa riforma, secondo i senatori dell’opposizione, tralascia la definizione della mission del servizio pubblico.

Ma anche l’esigenza di rinnovare la Rai che al momento risulta tecnologicamente arretrata e inadeguata alle sfide dell’innovazione. Mentre il panorama audiovisivo è in piena trasformazione, la tv pubblica sembra non avere ancora una visione strategia chiara per fronteggiare la concorrenza che arriva dalle web company, Netflix in primis.

Senza tralasciare che alla Camera, ha ricordato qualcuno, giacciono ancora i disegni di legge sul conflitto di interesse che Renzi si era impegnato a portare avanti e che dovrebbero evitare il rischio di posizione monopolistiche sul mercato radiotelevisivo.

Da Forza Italia, il senatore Augusto Minzolini ha detto di condividere il ricorso alla legge vigente per la nomina dei nuovi vertici Rai perché “non si può lasciare un’azienda che gestisce 3 miliardi di denaro pubblico” con un Cda che opera provvisoriamente.

Del resto ha precisato, “i tempi di approvazione di questa legge si prolungheranno fino a ottobre”, per cui, secondo Minzolini, che senso ha procedere ancora di fretta, quella fretta determinata inizialmente dalla necessità di procedere rapidamente alla nomina del nuovo vertice della Tv pubblica che era in scadenza? Visto che adesso si risolve questo aspetto ricorrendo alla Legge Gasparri, vengono meno quelle condizioni di impellenza che permetterebbero di proseguire la discussione in modo più approfondito e ampio anche su quelle questioni importanti che la riforma affida con delega al Governo, prima fra tutte il canone.

Sulla stessa linea la senatrice del Sel Loredana De Petris che ha chiesto un confronto più ampio: “Non comprendo perché – ha spiegato – dobbiamo lavorare con tempi ristretti, quando restano aperte molte questioni e potremmo fare un lavoro più approfondito”.

La lettera di Padoan alla Vigilanza

Ad animare la discussione è stata la lettera inviata ieri dal Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla Vigilanza con la quale ha chiesto che la Commissione provveda alle nomine del Cda della Tv pubblica di loro competenza secondo la legge vigente.

“Con l’approvazione il 25 maggio scorso del bilancio Rai relativo all’esercizio del 2014 da parte dell’assemblea è venuto a scadenza il mandato dell’attuale Consiglio di amministrazione della Rai nominato nel 2012″. E’ quanto ha scritto il Ministro Padoan al presidente della Vigilanza Rai, Roberto Fico (M5S).

“Come a lei noto, l’attuale normativa di riferimento prevede che il Consiglio di amministrazione della società sia composto da nove membri nominati dall’assemblea, di cui sette designati dalla Commissione da lei presieduta – si legge nella lettera – come noto, i consiglieri di amministrazione di Rai, devono possedere specifici requisiti indicati dalla normativa di riferimento e dallo Statuto e sono rieleggibili una sola volta. In relazione a quanto sopra, sono a chiederle di voler comunicare le designazioni di spettanza della Commissione, al fine di procedere quanto prima al rinnovo dell’organo amministrativo della società”. 

 

La replica del presidente della Vigilanza Roberto Fico: ‘In 5 giorni non ce la facciamo’

Il presidente della Commissione di Vigilanza Roberto Fico (M5S) ha intanto convocato l’ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi e su Facebook ha scritto: “Faccio un appello a tutte le forze politiche: un’assunzione di responsabilità per il bene della Rai e del Paese. Chiedo che si nominino persone svincolate dalla politica e dai partiti, che abbiano competenza e indipendenza comprovate e nessun conflitto di interessi, attraverso una selezione pubblica di curricula. Ma per farlo seriamente servono più di 5 giorni. Il governo si è accorto di aver agito da incompetente presentando una riforma pericolosa per gli equilibri democratici e ritardando il lavoro del Parlamento. Non si sono curati dell’azienda di servizio pubblico radiotelevisivo. Ora vogliono chiudere tutto in una manciata di giorni. Ma non è con la fretta che si fanno le scelte migliori per il servizio pubblico e si scelgono i profili più adatti.  Servono competenza, indipendenza e onorabilità, lo ribadisco. I cittadini hanno il diritto di avere una televisione di Stato indipendente e dal profondo respiro culturale. Senza questi fattori pagare il canone non avrebbe senso”.

“Governo e maggioranza vogliono nominare i nuovi vertici della Rai con la legge Gasparri. Dopo aver dichiarato di volerla cambiare, dopo aver messo il Parlamento nella condizione di non poter approvare in tempo utile una buona riforma (il governo infatti ha paralizzato le Commissioni imponendo di attendere il suo ddl, quando sia alla Camera sia al Senato tutte le forze politiche avevano già depositato delle proposte di legge), dopo non essere stati neanche in grado di presentare un testo accettabile, ci fanno ritornare al punto di partenza”, è questo il commento scritto su Facebook presidente della Commissione di Vigilanza Roberto Fico.

“Dimenticate le belle parole di Renzi sul futuro della tv pubblica. L’obiettivo è uno solo: spartire e occupare il “territorio” Rai. Lottizzare, in una parola”, continua ancora Fico, aggiungendo: “Sanno solo riproporre il passato”.

 

La spiegazione di Giacomelli

In passato il premier Renzi aveva più volete minacciato il ricorso alla Gasparri per rinnovare il Cda Rai, adesso è passato ai fatti.  Ma perché aver accelerato così tanto con i lavori parlamentari per poi nominare i nuovi vertici con una legge tanto contestata anche dallo stesso Renzi?

La spiegazione arriva dal Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, che ha dichiarato: “Non è immaginabile che il governo forzi un ramo del parlamento” per accelerare i tempi e non favorire il confronto fra le forze politiche, “e non abbiamo il diritto di imporre all’azienda un periodo di immobilismo per aspettare i tempi della politica

Se non si procedesse al rinnovo dei vertici Rai, ha spiegato ancora Giacomelli, si avrebbe “un lungo periodo di prorogatio” che costringerebbe l’azienda a un “immobilismo” che avrebbe “un costo inaccettabile“. E ciò alla luce del fatto che un “rapido passaggio della riforma alla Camera attualmente non è nei fatti”. D’altra parte, ha aggiunto il Sottosegretario, “non ho mai avuto la sensazione che le opposizioni considerassero le norme attuali” contenute nella legge Gasparri, e con le quali per il governo ora si dovrebbe procedere al rinnovo del cda, “un attentato alla costituzione“. Giacomelli ha quindi invitato i senatori a “mantenere separati i due piani: la riforma ha un valore in sé e io sarei per proseguire con i tempi già fissati dal Senato e poi alla Camera con i tempi che deciderà. Altro piano è invece il rinnovo dei vertici Rai”.

Il Sottosegretario ha poi rivendicato la scelta del governo di “non procedere con decreto, mi spiace non si spenda una parola per dire che questa strada non è stata percorsa”.

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