Crescono i dubbi sull’effettiva costituzionalità della proposta del Governo di far eleggere la maggioranza dei membri del Consiglio d’amministrazione Rai dal Parlamento in seduta comune.
Ieri a riguardo il Premier Matteo Renzi, al termine della presentazione del Ddl su La Buona Scuola, parlando del rinvio al prossimo CDM della riforma sulla governance della Tv pubblica, ha, infatti, anticipato che sarà il Governo a scegliere l’amministratore della Rai mentre “la maggioranza dei membri (del Cda) saranno eletti dal Parlamento in seduta comune”.
La riforma prevedrebbe un Cda snello con riduzione dei suoi componenti dagli attuali nove a sette, di cui quattro eletti appunto dal Parlamento.
Una scelta che solleva qualche dubbio non solo riguardo al ventilato proposito di staccare effettivamente i vertici della Rai dalla politica, ma anche dal punto di vista costituzionale.
L’articolo 55, comma 2, della Costituzione recita infatti che “Il Parlamento si riunisce in seduta comune dei membri delle due Camere nei soli casi stabiliti dalla Costituzione”.
Tra questi casi ci sono l’elezione del Presidente della Repubblica, l’elezione di un terzo dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura e l’elezione di cinque membri della Corte costituzionale.
Che il Governo voglia cambiare anche questa parte della Costituzione per aggiungere l’elezione del Cda Rai?
Per l’on. Mirella Liuzzi del M5S, quella del Governo è “una scelta veramente singolare”. La deputata pentastellata ha dichiarato a Key4biz: “Non so come si possa fare dal punto di vista costituzionale, ma che si ricorra alla massima espressione democratica del Parlamento anche per fare eleggere i membri del Cda della Rai, sebbene si tratti di un’azienda pubblica, sembra davvero singolare”.
La Liuzzi non è soddisfatta di queste anticipazioni rilasciate da Renzi e ritiene che il Governo non sembra abbia voluto realizzare quello strappo tra politica e Rai di cui tanto si è parlato.
“Da quanto ci risulta – ha indicato – i membri del Cda scendono da nove a sette, di cui quattro eletti dal Parlamento, e l’amministratore viene nominato dal Governo. Di certo non era quello che chiedeva il M5S che voleva la politica totalmente fuori dalle scelte del Cda della Rai”.
Il M5S ha depositato una propria proposta di legge puntando sulla trasparenza delle nomine (Cda con 5 consiglieri scelti sulla base dei curricula inviati all’Agcom) e soprattutto a “liberare la Rai dal giogo dei partiti”.
“Renzi – ha detto Liuzzi a Key4biz – ha sminuito la nostra proposta parlando di sorteggio, ma non c’era solo questo nel nostro documento. Noi prevedevamo una serie di passi, dal bando pubblico di Agcom per raccogliere i curricula degli aspiranti consiglieri ad altre condizioni per escludere gli eventuali conflitti di interesse”.
“La nostra proposta – ha aggiunto la parlamentare – prevedeva anche che i candidati non dovessero aver fatto esperienza politica nei sette anni precedenti e che rispondessero a precisi requisiti di meritocrazia e competenza”.
Ieri il Premier in conferenza stampa, riferendosi chiaramente alla proposta del M5S, ha spiegato d’essere contrario al sistema del sorteggio per la nomina dei membri del Cda, perché “a guidare la Rai dobbiamo mettere i più bravi”.
Ma nella proposta del M5S, ha precisato Liuzzi, “il ricorso al sorteggio era previsto solo in un secondo momento, con il controllo del Parlamento, e comunque tra i nomi più meritevoli che poi avrebbero dovuto illustrare alle Commissioni parlamentari competenti la loro visione strategica del servizio pubblico radiotelevisivo”.
Così come appare dalle parole di Renzi, ha commentato Liuzzi, nella riforma della Rai “sarà il Governo a nominare l’amministratore delegato e il Parlamento gli altri membri del Cda, Lo farà quindi la politica e senza nessuna audizione pubblica”.
“Questa non è la nostra visione della riforma Rai e, a mio parere, non esclude assolutamente l’intervento dei partiti nella Rai”, ha ribadito Liuzzi che ha aggiunto: “Quando le decisioni calano dall’esecutivo, non c’è grande spazio per la discussione parlamentare come invece ci sarebbe stato con una proposta di legge”.
“Il Governo – ha concluso Liuzzi – ha deciso la riforma che bisogna portare in Parlamento quando noi avevamo chiesto il dialogo sulla Rai. Questo è inammissibile”.