Infilata all’ultimo momento nell’Odg del Consiglio dei Ministri di oggi anche la riforma Rai che dapprima non appariva tra i punti in discussione.
Un cda a 7 membri e un ad con poteri rafforzati: questi i punti principali della riforma Rai arrivata in CDM e che non dovrebbe contenere grosse novità rispetto alle ultime bozze circolate. I membri del cda dovrebbero essere eletti due dalla Camera, due dal Senato, due dal Tesoro (uno dei quali indicato come ad) e l’altro dai lavoratori. Nella nomina dell’ad dovrebbe essere coinvolto anche il cda. Il premier Renzi presenterà anche le linee guida con la mission per il futuro vertice.
Inizialmente si era parlato di un possibile rinvio per via delle tensioni ormai evidenti all’interno del Pd, accentuatesi con la presentazione ieri di un disegno di legge da parte dei senatori di minoranza.
Un tentativo di boccare Renzi?
Le cose non si mettono bene per il Premier. Le anticipazioni sulla riforma Rai rilasciate alcune settimane fa hanno sollevato diverse polemiche aprendo uno scontro sulle annunciate modalità di nomina dei membri del Cda della Tv pubblica e sul futuro ruolo della Vigilanza.
Divisioni che pare fossero già emerse all’interno del Pd quando si è tenuto l’incontro al Largo del Nazareno per discutere della riforma. Il partito sembra infatti diviso tra due modelli di governance per la Rai e il ddl annunciato ieri dai senatori democratici (prima c’era stato quello dell’on. Michele Anzaldi sempre del Pd) conferma questa ipotesi.
Il disegno di legge depositato in Senato dai senatori di minoranza del Pd, primo firmatario Federico Fornaro della Vigilanza Rai, prevede l’introduzione di un sistema duale con un Consiglio di sorveglianza e uno di gestione.
La tensione all’interno del Pd appare chiara anche dal tweet del renziano Anzaldi: ‘Improvviso attivismo su riforma Rai poco prima che governo presenti annunciato Ddl tradisce volontà rinominare Cda con L.Gasparri. Umiliante”.
Un chiaro messaggio rivolto alla minoranza del Pd per far capire che se si continua a lavorare con questo clima si corre il rischio di rinominare i nuovi vertici di Viale Mazzini con la legge Gasparri.
Ieri c’è stato anche un seccato commento della senatrice Laura Cantini: “Sono stupita dalla decisione di alcuni colleghi della minoranza Pd di presentare un ddl sulla Rai, alle porte della riforma annunciata dal governo Renzi. E’ sicuramente un attivismo sospetto come ha detto il deputato Michele Anzaldi. La minoranza sembra essere sempre più a caccia di visibilità ed animata dalla voglia di indebolire le riforme del governo”, quando “in una recente riunione del partito avevamo deciso un percorso comune”, ora “disatteso”.
Ma i senatori ‘accusati’ si difendono. Fornaro e Pegorer (anche lui firmatario del ddl) rilanciano: “Scambiare una normale attività di alcuni parlamentari come un attacco di lesa maestà la dice lunga sull’idea del funzionamento della democrazia che hanno alcuni che non perdono occasione per apparire ‘più realisti del re’ e per cercare, loro sì, qualche sprazzo di visibilità”.
Parole dure che danno il senso della spaccatura che si sta consumando all’interno del Pd sulla proposta di riforma della Rai. Il tutto mentre i tempi stringono.
Le nomine degli attuali vertici Rai scadranno a maggio e si potrebbe prolungare fino a luglio, ma non oltre. Aspettiamo adesso l’esito di questo CDM.