Si complicano le cose per la riforma Rai. Si corre il rischio che manchi il numero legale nella seduta finale, prevista per il 31 luglio, e quindi che si allunghino ulteriormente i tempi del passaggio alla Camera di questo ddl sulla governance della tv pubblica.
Non a caso il governo ha introdotto un norma per correre ai ripari, prevedendo che probabilmente si dovrà ricorrere alla Legge Gasparri per rinnovare il Cda di Viale Mazzini, scaduto il 25 maggio, e attualmente in regime di prorogatio.
L’emendamento introdotto prevede di assegnare al direttore generale nominato con la Gasparri i super poteri introdotti dalla riforma per l’amministratore delegato una volta che questa verrà approvata.
Resta sempre aperta l’ipotesi che il governo decida di fare un decreto sul testo che uscirà dal Senato in modo che sia subito operativo, per poi convertirlo in legge entro sessanta giorni.
Ma il tutto si scontra con l’opposizione che è già salita sulle barricate e anche con le tensioni che sembrano riaffiorante con la minoranza del Pd.
E mentre la Commissione Bilancio è alla prese con l’esame dei circa 1500 emendamenti presentati, in Aula è saltato per ben quattro volte il numero legale sul decreto enti locali e la cosa comincia a far salire la tensione sull’esito del voto finale previsto venerdì.
Il governo dalla sua tenta ugualmente di procedere con un timing serrato e continuano i colloqui con i gruppi e la presidenza della Camera per verificare la fattibilità di un percorso veloce.
Vista però la situazione, è possibile che si ricorra al decreto legge con il testo che sarà approvato a Palazzo Madama o comunque all’uso della norma transitoria.
Il Sottosegretario Giacomelli: ‘O alla Camera si trova una corsia preferenziale o si procede con un decreto’
Il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, appare tranquillo e in un’intervista a l’Unità ha dichiarato: “Siamo partiti dalla governance perché il Cda era in scadenza, ma questa non è certamente tutta la riforma della Rai”.
“La palla – ha indicato – è nelle mani del Parlamento, ma certo non si possono lasciare i vertici in prorogatio ancora per molto”.
Giacomelli ha poi rilanciato: “O alla Camera si trova una corsia preferenziale o si procede con un decreto o si elegge il nuovo Cda con la Gasparri”.
“Abbiamo dimostrato – ha osservato – che non avevamo paura di confrontarci con la minoranza su questi temi. La Rai è di tutti ed era giusto ascoltare tutti. L’impianto della legge è rimasto intatto: l’amministratore delegato con pieni poteri, la Rai che diventa una Spa normale, la Commissione di vigilanza che non ha potere di nomina e quindi non parteciperà più alla spartizione”.
“Il Governo – prosegue Giacomelli – indicherà il nome ma l’Ad sarà nominato dal Cda che lo potrà anche sfiduciare, come nelle aziende normali. Il capo azienda è nominato dall’azionista e risponderà pubblicamente del suo lavoro: Renzi lo proporrà al Cda e l’opinione pubblica lo misurerà sui risultati. In modo trasparente. In questo modo riportiamo la Rai a una dimensione di azienda e togliamo di mezzo la commistione quotidiana di partiti, filiere e vertici aziendali”.
Giacomelli ha concluso che “Gubitosi ha saputo mettere a posto i conti, ha avviato la riorganizzazione delle news, ha valorizzato e resa dinamica RaiWay. Ma non basta. Il nuovo servizio pubblico non sarà tale se non saprà misurarsi su tre dimensioni: internazionalizzazione, cultura, innovazione”.