Sono 11 i decreti attuativi della legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione, alcuni dei quali andranno in Consiglio dei Ministri il 15 gennaio. La materia è complessa e sarà suddivisa con la presentazione di una prima tranche di decreti venerdì: si va dalle norme per la riduzione delle partecipate (in-house), a quelle per la fusione in distretti delle aziende dei servizi pubblici locali nel settore idrico, luce, gas, trasporti, rifiuti; si passa poi al decreto in materia di digitale su “pin unico” e “nuovo CAD” (Codice dell’Amministrazione Digitale rivisto), al provvedimento per la trasparenza della PA, che prevede l’obbligo di pubblicare online i tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie; in ballo c’è anche la riduzione dei tempi biblici per le grandi opere, da raggiungere attraverso la revisione della conferenza dei servizi, da snellire attraverso riunioni digitali e decisioni da prendere entro 60 giorni.
Previsto anche il decreto sul Foia (Freedom of information act) per semplificare l’accesso agli atti pubblici per i cittadini, si passa poi all’accorpamento della Forestale nell’Arma dei Carabinieri, per finire con lo stop alla nomina discrezionale dei dirigenti nelle Asl e con la cancellazione di alcune vecchie leggi del periodo 2011-2015, che consentivano la mobilità dei dipendenti pubblici in esubero destinata a personale in pensione.
Per quanto riguarda le Competenze delle autorità indipendenti, è previsto che “la regolazione del settore in materia di rifiuti è svolta dall’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema elettrico (Aeeg)” mentre restano ferme le competenze delle autorità indipendenti di regolazione settoriale previste dalla normativa vigente.
Secondo quanto riportato oggi sul Foglio, il “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”, mette nero su bianco i criteri per tagliare da 8 mila a circa un migliaio le società in-house partecipate da stato, regioni e comuni. Un’operazione di spending review che avrà conseguenze anche sulle in-house del settore Ict.
Gli obblighi di dismissione (articolo 5 del decreto visionato dal Foglio) scatteranno fra le altre cose per le società partecipate “non strettamente necessarie per il perseguimento delle attività istituzionali”, per mancanza “di progetti di interesse generale”, se per quattro anni di seguito avrà chiuso il bilancio in rosso o non abbiano fatturato oltre una certa soglia da stabilire.