I primi decreti legislativi “digitali” della legge di riforma della PA sono stati accolti da non poche polemiche fra gli addetti ai lavori. Nel mirino sono finiti in primo luogo il FOIA (Freedom of information act), deludente secondo gli esperti perché non garantirebbe quella trasparenza nel rapporto fra PA e cittadino che ci si attendeva; critiche anche all’altro decreto legislativo sul cosiddetto nuovo CAD (Codice dell’amministrazione digitale) soprattutto in materia di “documento informatico”.
Ma qualche perplessità suscita anche la mancanza nel testo in circolazione del nuovo CAD di riferimenti concreti all’art.1 della Riforma della PA (legge 7 agosto 2015, n. 124), recante: “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche”.
Carta della cittadinanza digitale: non menzionata nel nuovo CAD
In particolare, nel testo della bozza del nuovo CAD (revisione del vecchio testo del 2005) circolato dopo il via libera al Consiglio dei Ministri del 20 gennaio scorso, non viene mai menzionata la “Carta della Cittadinanza digitale”. Sembra, insomma, che manchi un nesso fra la “Carta della cittadinanza Digitale”, di cui si parla nell’incipit della Riforma Madia, e il testo del nuovo CAD in circolazione.
Perché la “Carta della Cittadinanza Digitale” non è mai menzionata nel testo del nuovo CAD?
Eppure, la “Carta della cittadinanza digitale” è il “titolo” che battezza l’articolo 1 della Legge delega della riforma, sintetizzata nel distico “digital first”.
L’articolo 1 della Riforma Madia racchiude in sé la sintesi stessa della Riforma digitale della PA e degli obiettivi digitali del Governo.
Questa mancanza è soltanto un lapsus del legislatore?
Perché non c’è un nesso fra l’articolo 1 della Riforma, che ne rappresenta il cuore, e il nuovo Codice dell’Amministrazione Digitale?
Insomma, sembra una “dimenticanza” un po’ curiosa.
Il quesito si pone anche perché non è esattamente chiaro cosa sia concretamente la “Carta della cittadinanza digitale”.
Si tratta soltanto del titolo dell’Articolo 1 della Legge di riforma della PA, approvata il 4 agosto 2015 in via definitiva dal Parlamento?
Oppure si tratta di qualcos’altro, un nuovo testo che deve essere ancora scritto e che sarà oggetto di un nuovo futuro decreto legislativo o Dpcm?
Livelli minimi di qualità dei servizi online della PA: chi decide?
Un altro aspetto che suscita qualche perplessità riguarda ancora la mancanza di raccordo riscontrata fra il comma a) dell’Art. 1 della Riforma della PA e il nuovo CAD.
Nel testo del nuovo CAD non c’è alcun cenno ai criteri direttivi della riforma, che delega il Governo a emanare decreti per “a) definire il livello minimo di qualità, fruibilità, accessibilità e tempestività dei servizi on line delle pubbliche amministrazioni e, a tal fine, prevedere speciali regimi sanzionatori e premiali per le amministrazioni”.
Quali sono questi livelli minimi di qualità, fruibilità, accessibilità e tempestività dei servizi online delle pubbliche amministrazioni?
Nel nuovo CAD non se ne parla.
Chi deve stabilire questi livelli minimi?
Anche di questo nel nuovo CAD non c’è traccia.
Dovrà stabilirli l’Agid?
Sarà l’Agid che ne dovrà monitorare il rispetto una volta stabiliti?
E infine, i livelli minimi di fruibilità, accessibilità e tempestività dei servizi online della PA saranno gli stessi per Comuni, Regioni e Ministeri?