Siamo al rush finale sulla riforma del diritto d’autore nel mercato unico digitale. Manca solo il voto finale della plenaria dell’Europarlamento. Oggi la Commissione Affari giuridici dell’europarlamento ha votato, con 16 voti a favore, l’ultima versione del testo della nuova direttiva copyright approvato dal trilogo e nelle ‘Nelle prossime settimane il Parlamento europeo potrebbe esprimere il voto finale sulla direttiva copyright, ci è arrivata questa indicazione di recente”, ha dichiarato Mariya Gabriel, Commissario europeo responsabile per l’economia e la società digitali, durante l’audizione davanti alla Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori dell’Europarlamento.
Gabriel si è anche scusata, a nome della Commissione Ue, per il post pubblicato su Medium e poi rimosso con questa motivazione “sia il titolo sia il linguaggio utilizzati non erano appropriati”. Il commissario europeo responsabile per l’economia e la società digitali si è rivolta a Julia Reda e ha espresso le sue scuse personali: “Esprimo le mie scuse per il post, io non ne ero al corrente e non è stato pubblicato dal mio ufficio”. “Ricordo che si sono tenuti 6 incontri del trilogo sul copyright”, ha proseguito Mariya Gabriel, “io ho partecipato a cinque e posso testimoniare che, nonostante il dibattito sia stato piuttosto acceso, si è sempre garantito il rispetto e noi siamo stati sempre molto chiari su due messaggi: mantenere la libertà degli utenti sul web e lanciare un segnale positivo ai creatori e titolari dei diritti dei contenuti”.
Riforma copyright, perché va approvata
Infatti l’attuale testo della Direttiva europea sul diritto d’autore nel digitale garantisce sia la libertà degli utenti sulla Rete, diversamente da quanto sostengono i detrattori, sia riconosce, finalmente, nell’articolo 11 un vero diritto d’autore sulle pubblicazioni giornalistiche, paragonabile a quello in vigore per le opere letterarie e musicali, che sarebbe un’arma negoziale in più per trattare con la multinazionale californiana accordi di licenza con gli editori. Dunque l’articolo 11 propone l’introduzione di un nuovo diritto connesso, grazie al quale editori di giornali, giornalisti e autori di contenuti protetti dal copyright hanno il diritto di ricevere “un equo compenso” dai Big del web.
Nella versione post trilogo, il diritto non si applica anche all’uso di parole individuali o di brevi estratti di una pubblicazione giornalistica. Questa esclusione dev’essere interpretata in moda tale da non compromettere l’effettività dei diritti riconosciuti dalla direttiva. I diritti accordati agli editori scadono 2 anni dopo l’uscita della pubblicazione di carattere giornalistico.
L’articolo 13 prevede, invece, per Google, Facebook, YouTube, ecc… la responsabilità (non l’obbligo di filtri) per impedire la condivisione illegale di contenuti protetti sulle proprie piattaforme. Nell’ultima versione del testo si chiarisce che i fornitori di servizi di che fanno comunicazione al pubblico, quindi anche gli Over the Top, devono ottenere l’autorizzazione per la messa a disposizione dei contenuti dai titolari di diritti. Questi accordi coprono anche la responsabilità per le opere caricate dagli utenti che non perseguono scopi commerciali o la cui attività non genera reddito significativo, conferendo perciò certezza e sicurezza giuridica agli utenti.
A Google&Co. questi due articoli non vanno giù, perché una volta in vigore dal 2021 imporrebbe loro di pagare per i contenuti in Rete di editori, autori e proprietari del copyright, finora utilizzati, principalmente, gratis.