Di ulteriori 4,5 milioni di case non si sa la destinazione. Giorgetti vuole fargli pagare l’Imu
Il ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che nella legge Finanziaria del 2024 una particolare attenzione sarà riservata agli immobili. Non si tratta della riforma del catasto, che comunque ci viene chiesta dalla Ue, ma di far pagare i proprietari di due particolari tipologie di immobili: quelli che sono sconosciuti al fisco e quelli che hanno usufruito del bonus 110% (e di altri tipi di agevolazione fiscale), hanno riqualificato l’abitazione ma non hanno adeguato il rendimento catastale.
Quante sono le case sconosciute al fisco
Per chi possiede una casa nella quale abita ed è un contribuente “normale” forse non si rende conto dello tsunami che si potrebbe abbattere sull’Italia se le intenzioni del ministro Giorgetti saranno messe a terra, cioè se davvero si comincerà a cercare di far pagare i proprietari di case non dichiarate. Sembra incredibile ma sono moltissime ma prima di vedere i numeri bisogna ricordare, a proposito della riforma del catasto, che già il premier Mario Draghi aveva provato ad avviarlo, non riuscendoci, e aveva dichiarato che in seguito alla riforma nessuno avrebbe pagato più di quanto stava già pagando. Ma… niente da fare, la riforma non è mai arrivata anche perché decisamente contraria è la Lega, cioè proprio il partito che esprime il ministro dell’Economia del governo Meloni.
Riforma del catasto, quanti immobili ci sono in Italia?
E adesso i numeri: quanti sono gli immobili in Italia? Secondo il report più aggiornato sul tema del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono più di 57 milioni le unità immobiliari appartenenti a persone fisiche. Si tratta di un valore che è aumentato nel tempo, rispetto per esempio ai meno di 56 milioni del 2014, e questo nonostante la popolazione del Paese in realtà sia rimasta piuttosto stabile nello stesso lasso di tempo. Nella nostra infografica è riportato il complesso di tali immobili suddiviso in percentuale in base al loro utilizzo e alla destinazione d’uso: prime case, abitazioni in affitto, case in uso gratuito, pertinenze di abitazioni principali, ecc.
La destinazione d’uso e le case abitabili
Le abitazioni principali sono circa 19,5 milioni e 13,3 milioni sono le relative pertinenze. Nel primo caso c’è stata una riduzione rispetto ai numeri del 2014 o 2015, che rispecchia del resto sia la crisi demografica in atto nel Paese sia probabilmente una maggiore mobilità che ha portato invece a un incremento di più di 700mila unità in 4 anni degli immobili locati.
Nonostante tutto le prime due voci (abitazioni principali e loro pertinenze) compongono la grande maggioranza dello stock di proprietà delle persone fisiche, il 57,5%. Le case in affitto sono invece 6 milioni, il 10,5% del totale, e 1,2 milioni, il 2,1% di quelli complessivi, sono immobili concessi in uso gratuito a familiari o ad altri comproprietari. Vi è anche un 11%, ovvero 6,3 milioni, di abitazioni definite “a disposizione”, principalmente seconde case. Questo il quadro generale sulla destinazione d’uso degli immobili in Italia. Se si approfondisce questa analisi elementare si nota però un dettaglio piuttosto inquietante.
Riforma del catasto: le case che non compaiono in nessuna dichiarazione dei redditi
Il Catasto, infatti, non è in grado di ricostruire la proprietà di un numero enorme di immobili. Sono abitazioni che non risultano in nessuna dichiarazione dei redditi. Di altri, invece, non si è riusciti a risalire alla destinazione d’uso né se ci sia stato un cambio di destinazione d’uso. Praticamente non si sa a cosa servano. Ma di quanti immobili stiamo parlando?
Destinazione d’uso degli immobili, le abitazioni fantasma
Gli immobili di cui non si conosce la proprietà sono 4 milioni, metà appartenenti a persone fisiche (Pf) e metà a persone non fisiche (Pnf), ovvero società. Non vi è traccia infatti di queste case o di questi uffici, magazzini, fabbricati nelle dichiarazioni dei redditi. Solo di poco meno grave appare la situazione di quelle realtà note al fisco e di cui però non è chiara la destinazione d’uso.
Quelli che non dicono di possedere un immobile
Si tratta di 4,5 milioni di immobili, e qui parte del leone la fanno le persone non fisiche, che sono le proprietarie nell’86% dei casi. Questo perché queste ultime al contrario dei privati non sono obbligate alla compilazione del quadro relativo al reddito dei fabbricati nella dichiarazione dei redditi. Tornando alla prima tipologia di immobile “fantasma”, quella che non è stata proprio denunciata fiscalmente, le motivazioni per cui si ritrovano in questa situazione possono essere diverse.
Le categorie di destinazione d’uso: sconosciute
Non conoscendo la destinazione d’uso, il proprietario e non sapendo nemmeno della loro esistenza, ovviamente di milioni di immobili non si conosce nemmeno la categoria nella quale sono inserite. Vediamo, rapidamente, quali sono le categorie immobiliari in Italia.
- residenziale: si tratta di immobili che possono essere abitati, come appartamenti, ville, casali;
- industriale: sono quelli destinati ad ospitare fabbriche e aziende, comprese quelle artigianali;
- commerciale: negozi, piccola e grande (o grandissima) distribuzione. Ma in questa categoria rientrano, per esempio, anche i bar e i ristoranti;
- turistica e ricettiva: ovviamente sono i campeggi, i residence, gli ostelli e gli alberghi di qualsiasi categoria;
- servizi: sono tutti i tipi di uffici, sia pubblici che privati, gli studi professionali e gli studi medici;
- deposito: si tratta essenzialmente di magazzini e degli immobili destinati all’industria della logistica;
- agricolo: rientrano in questa categoria gli immobili quali aziende agricole, di tutti i tipi.
Riforma del catasto: le case fantasma sono soprattutto al Sud
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze specifica che in quelle 2 milioni e 90 mila abitazioni, il 3,7% di quelle delle persone fisiche, che non compaiono nelle dichiarazioni, ci possono essere per esempio quelle di chi è deceduto da più di due anni e per cui nessuno ha provveduto a fare un passaggio di proprietà o di categoria. Dal 2015 l’Agenzia delle Entrate attribuisce infatti a tale voce le case che erano residenza principale di coloro che sono morti da tale lasso di tempo.
Ma ci sono anche coloro che sono residenti all’estero e non hanno denunciato la loro proprietà. Questo naturalmente oltre a coloro che sostanzialmente evadono le tasse immobiliari, e che sono il gruppo più numeroso. Ed è degno di nota che di queste due milioni e 90mila case e pertinenze più della metà, un milione e 192 mila, sono nel Mezzogiorno, dove in realtà vive solo un terzo degli italiani. Mentre 553mila sono al Nord e 344mila al centro. Anche su questo tema l’Italia si conferma divisa in due.
I dati sono aggiornati al 2020-21
Fonte: Ministero dell’Economia