Quanto vale la raccolta mondiale dei rifiuti elettronici?
La produzione globale di rifiuti elettronici (eWaste) ha raggiunto un volume complessivo di 54,7 milioni di tonnellate nel 2022. Secondo stime pubblicate da SkyQuest, man mano che le persone continueranno nel tempo ad acquistare più dispositivi, i rifiuti elettronici globali saliranno a 74 milioni di tonnellate entro la fine del decennio.
Questo significa che il mercato delle tecnologie e dei servizi per la gestione degli eWaste a livello mondiale potrebbe sfiorare i 9 miliardi di dollari entro il 2028, con un tasso di crescita medio annuo superiore all’8% (Vagr 2022-2028).
Un settore questo dei rifiuti elettronici che ha subito un’accelerazione soprattutto in questi ultimi due anni, con la necessità di recuperare la maggiore quantità possibile di metalli e componenti preziosi da ogni device e apparecchiatura dismessi a livello mondiale.
L’oro nascosto nell’eWaste: metalli rari e componenti preziose dei nostri device IT
Dai nuovi dispositivi elettronici in arrivo sul mercato agli stessi elettrodomestici di nuova generazione (quelli connessi in rete delle smart home), le imprese del settore eWaste si stanno organizzando in maniera sempre più efficace per raccogliere il volume maggiore di spazzatura tecnologica, con tutto il suo “oro nascosto”.
La domanda di metalli rari e di componenti chiave per la produzione di beni elettronici di consumo, con la relativa impennata dei prezzi sui mercati mondiali, alimenterà un vivace segmento dell’economia circolare con un aumento del valore di mercato per le imprese del riciclo e del riuso che potrebbe correre ad un tasso medio annuo del 5%.
Anche per il settore dell’Information Technologies (IT) si prevede un’economia circolare con un tasso di crescita annuo del +4,2% per le imprese eWaste.
Il mondo dell’economia circolare eWaste
Una parte significativa del mercato mondiale della gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici sarà controllata dalle imprese americane, seguite da quelle asiatiche. In particolare proprio imprese USA e britanniche accresceranno le loro esportazioni di eWaste in Paesi asiatici, favorendone la crescita delle economie circolari locali.
L’Italia dei Raee, nel 2022 flessione del 7% nella raccolta nazionale (cittadini poco virtuosi)
Per quel che riguarda il nostro Paese, secondo dati del consorzio Erion WEEE, durante il 2022 sono state raccolte 246.000 tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee), pari al peso complessivo di 680 Airbus A380.
Un volume considerevole, anche se in calo del 7% su base annua (soprattutto per la dismissione illecita di piccoli elettrodomestici e piccole apparecchiature elettroniche, come caricabatterie, cuffiette, frullatori e asciugacapelli, da parte di cittadini poco virtuosi).
Lo studio ha valutato il sistema Raee italiano distante oltre 35% punti percentuali dal target di raccolta europeo (fissato al 65% rispetto all’immesso sul mercato nei tre anni precedenti). Mancano quindi all’appello oltre 400.000 tonnellate di RAEE Domestici, vale a dire quasi 3 milioni di grandi elettrodomestici (come frigoriferi, condizionatori e lavatrici) e più di 400 milioni di piccoli elettrodomestici (come cellulari, microonde, radio).
Dalla gestione dei Raee tanto ferro, rame, alluminio e plastica (e 1,7 milioni di tonnellate di CO2 in meno)
Se l’Italia riuscisse a intercettare tutti i Raee oggi dispersi, avviandoli al corretto trattamento, si potrebbero riciclare altre 380.000 tonnellate di materie prime, di cui 209.000 tonnellate di ferro, pari al peso di 28 Torri Eiffel; 18.000 tonnellate di rame pari a 198 volte il peso del rivestimento della Statua della Libertà, circa 14.000 tonnellate di alluminio, pari a 16 milioni di moka da caffè e, infine, 106.000 tonnellate di plastica, pari a 42 milioni di sedie da giardino.
Il corretto trattamento di questa tipologia di rifiuti ha contribuito in maniera significativa anche alla lotta al cambiamento climatico, evitando l’immissione in atmosfera di circa 1,7 milioni di tonnellate di anidride carbonica, come la quantità di CO2 che verrebbe assorbita in un anno da un bosco di 1.760 kmq (esteso quanto la provincia di Cremona), e generando un risparmio di oltre 370 milioni di kWh, superiori ai consumi domestici annui di una città come Bari (315.000 abitanti).