Russia, “Washington Post”: rielezione di Putin causerà aumento delle tensioni con l’Occidente
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – La rielezione di Vladimir Putin in Russia comportera’ un ulteriore aumento delle tensioni con l’Occidente. Questa l’analisi del “Washington Post” sulla vittoria del presidente russo alle elezioni presidenziali di domenica. Quando il presidente russo e’ salito sul palco in una piazza al di fuori del Cremlino per celebrare la vittoria nelle elezioni nazionali – scrive il quotidiano statunitense – lo ha fatto durante un concerto all’aperto per celebrare il quarto anniversario della sua annessione della Crimea. Ha ringraziato la folla per il sostegno nelle “circostanze molto difficili” degli ultimi anni e poi ha intonato il canto: “Russia! Russia! Russia!”. Con la sua larga vittoria, Putin ha ottenuto lo spettacolo elettorale che voleva. Nelle settimane che hanno preceduto la sua rielezione, il presidente ha fatto poca campagna elettorale e ha illustrato pochi piani concreti per le grandi riforme interne. Tuttavia, ha mostrato ai russi nuove armi, mentre la televisione statale ha intensificato le notizie sulle minacce presumibilmente poste dagli Stati Uniti e dei loro alleati. La linea narrativa e’ quindi una: la Russia e’ sotto attacco e ha bisogno di un leader forte per sopravvivere. “Questa e’ una forte risposta alla pressione che viene attualmente esercitata sulla Russia”, ha detto all’agenzia di stampa “Interfax” la copresidente del quartier generale elettorale di Putin, Yelena Shmelyova, dopo l’arrivo dei risultati. “Questa e’ la nostra risposta”. Per il “Washington Post” Putin avra’ ora l’interesse ad intensificare il conflitto con l’Occidente. “Credo che qualsiasi persona ragionevole capisca che e’ follia, idiozia e assurdita’ pensare che qualcuno in Russia si permetterebbe di fare qualcosa di simile alla vigilia delle elezioni presidenziali e della Coppa del Mondo di calcio”, ha detto Putin sul caso Skripal nella sua conferenza stampa di vittoria. Mosca minaccia poi un’escalation del conflitto in Siria, dove la sua campagna a sostegno del presidente Bashar al Assad sta aumentando il rischio di una rottura militare con gli Stati Uniti. L’escalation all’estero – conclude il quotidiano – aiuta Putin a consolidare il potere in patria.
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Usa, amministrazione Trump chiede al Congresso di non bloccare aiuti militari all’Arabia Saudita
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione di Donald Trump sta cercando di respingere uno sforzo bipartisan del Congresso per fermare il sostegno militare statunitense alla campagna guidata dall’Arabia Saudita nello Yemen. Lo riporta il “New York Times”, ricordando che il giovane e influente principe ereditario del Regno, Mohammed bin Salman, arrivera’ a Washington questa settimana per colloqui con il presidente degli Stati Uniti. Anche se il dipartimento di Stato sostiene il via libera a oltre un miliardo di dollari in nuove armi per i sauditi, i legislatori insistono per una risoluzione che impedirebbe a Washington di dare ai sauditi “un assegno in bianco” nel conflitto. Le Nazioni Unite affermano che diecimila civili sono stati uccisi e 40 mila feriti durante i combattimenti, in una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Alti funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato – scrive ancora il “New York Times” – si sono precipitati la scorsa settimana a Capitol Hill per avvisare i senatori che l’approvazione della misura potrebbe danneggiare gravemente le relazioni con l’Arabia Saudita. Il principe ereditario dovrebbe incontrare il presidente e altri funzionari martedi’, e una votazione su questa misura potrebbe avvenire nel corso di questa settimana.
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Catalogna, Puigdemont: ci sono alternative all’indipendenza
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – L’ex presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, ha dichiarato ieri che l’indipendenza non e’ l’unica soluzione per la Catalogna e ha aggiunto che il “modello svizzero” puo’ essere una delle opzioni piu’ efficaci e politicamente attraenti. Lo riferiscono oggi i quotidiani spagnoli “Abc” e “La Vanguardia”, che riportano le dichiarazioni rilasciate da Puigdemont a Ginevra prima di partecipare a un dibattito sul Festival internazionale e sul Forum sui diritti umani (Fifdh). Previsto per oggi invece l’incontro tra Puigdemont e l’ex Cup Anna Gabriel a Ginevra per affrontare l’attuale agenda politica. Questo mentre il movimento indipendentista catalano sta vivendo in questi giorni le sue ore piu’ cupe da quando Artur Mas ha avviato il processo secessionista nel 2012. Secondo l’analisi pubblicata dal quotidiano “El Pais”, infatti, tre mesi dopo la vittoria del blocco indipendentista alle elezioni del 21 dicembre scorso, Junts per Catalunya (JxCat), Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc) e il Cup non riescono a formare un governo. Nessuno dubita che possano raggiungere a un accordo in extremis , come hanno fatto in altri momenti cruciali, ma secondo i sondaggi stanno man mano perdendo il sostegno dei cittadini.
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Gran Bretagna, ecco come la corrente Momentum sta trasformando il Partito laborista
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano progressista britannico “The Guardian” ieri domenica 18 marzo ha pubblicato un’inchiesta sul gruppo Momentum che da un anno a questa part e’ sempre piu’ al centro di roventi polemiche politiche a causa del suo crescente potere all’interno del Partito laborista: secondo il team di giornalisti del “Guardian” Dan Sabbagh, Heather Stewart e Jessica Elgot, Momentum e’ ormai diventata una forza politica sempre piu’ potente ed indipendente e sta trasformando radicalmente il partito attraverso l’attivismo dei suoi militanti che localmente contestano l’ortodossia dei vertici, sfidano le regole interne e riescono ad imporre i propri candidati. L’inchiesta e’ stata realizzata approfondendo in particolare i comportamenti della base laborista in quattro circoscrizioni-simbolo: ebbene la corrente, spesso descritta come un “partito nel partito”, a livello locale e’ ormai diventata cosi’ dominante da costringere iscritti e militanti a definire se’ stessi come pro o contro Momentum. In alcune localita’ i militanti del gruppo hanno persino sfidato le scelte caldeggiate dallo stesso leader del partito, Jeremy Corbyn, contestando i candidati “calati dall’alto” e stanno riuscendo ad imporre propri uomini sia per le cariche interne che nelle liste per le elezioni amministrative in diverse citta’ che nel prossimo mese di maggio saranno chiamate al voto: per ottenere questi risultati pero’, accusano gli autori dell’inchiesta del “Guardian”, le sezioni di Momentum spesso ignorano il divieto statutario di raccogliere adepti al di fuori degli iscritti al laboristi. Ufficialmente infatti la corrente prevede l’obbligo per i propri aderenti di iscriversi formalmente anche al Partito laborista: ma in pratica questa regola non e’ affatto rispettata, e cosi’ le votazioni interne spesso vengono influenzate da militanti provenienti da gruppuscoli di estrema sinistra; e cosi’ in un caso recente denunciato dall’inchiesta, addirittura ad un meeting del partito ha potuto liberamente partecipare un esponente che il Labour aveva clamorosamente espulso solo pochi giorni prima a causa delle sue posizioni violentemente anti-semite. Del resto Momentum, che conta 36 mila iscritti a livello nazionale e che rivendica 200 nuove adesioni a settimana, come ricorda il “Guardian” si batte apertamente per modifiche allo statuto del Partito laborista che aprirebbero le porte ai militanti esterni, proprio con l’obbiettivo di influenzare la scelta dei candidati elettorali e far valere il peso degli attivisti allo scopo di cacciare gli eletti “tiepidi” e “moderati” dell’ala destra laborista. Insomma, conclude l’inchiesta del quotidiano fiancheggiatore, Momentum sta spostando molto a sinistra l’asse del Partito laborista; e se in passato questa corrente e’ stata molto utile a Corbyn per conquistare il potere, ora essa rappresenta un rischio per la sua leadership.
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Francia, l’esecutivo si mostra sereno nei confronti delle proteste sociali
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – L’esecutivo francese guarda con attenzione le prossime proteste. “Le Monde” ricorda che il prossimo 22 marzo il governo “conoscera’ il primo vero test sociale del suo quinquennio” con lo sciopero dei ferrotranvieri e dei lavoratori del settore pubblico. Per il momento, il presidente Emmanuel Macron e il suo primo ministro, Edouard Philippe, “mostrano la loro serenita’”. Per Macron si tratta di una sfida importante, durante la quale dovra’ confermare la sua capacita’ di riformare il paese. Nel calendario sono presenti sette progetti di riforma da realizzare entro maggio. Secondo l’Eliseo, la popolazione ha voglia di vedere cambiamenti sociali e politici, per questo i movimenti di protesta non riusciranno a coinvolgere un gran numero di persone. Il quotidiano, pero’, ricorda che in queste ultime settimane Macron e Philippe hanno subito un forte calo della loro popolarita’ nei sondaggi. Nonostante i francesi siano d’accordo nel riformare il sistema ferroviario e la funzione pubblica, in generale rimane un attaccamento ai servizi dello Stato, con circa un terzo dei cittadini che si dice favorevole alle proteste. Intanto, il governo continua a fare “pedagogia” per spiegare le misure previste nei diversi settori che verranno riformati.
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Francia, la crisi del dipartimento d’oltremare di Mayotte
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – L’arcipelago di Mayotte, diventato dipartimento d’oltremare francese nel 2011, “sprofonda nella crisi e nell’insicurezza”. E’ quanto afferma “Le Figaro” in apertura dell’edizione odierna, riportando le “tensioni sociali e intracomunitarie” scoppiate in occasione delle elezioni suppletive. In molti hanno chiesto di spostare la data del primo turno, ma la prefettura si e’ rifiutata. Mayotte si sta confrontando con un imponente flusso migratorio, proveniente principalmente dalle isole Comore. Secondo l’Istituto nazionale delle statistiche, il 58,5 per cento degli abitanti sono immigrati di prima e seconda generazione. Le proteste sono legate all’insicurezza che, secondo i manifestanti, sarebbe nata in seguito all’arrivo dei migranti. Da giovedi’ scorso le forze dell’ordine effettuano controlli per reperire persone presenti irregolarmente sul territorio. A questo si aggiungono i problemi economici e sociali dell’isola. Il quotidiano scrive che “nessuno osa piu’ uscire dopo il calare della notte”. I viveri cominciano a mancare nei supermercati e molti abitanti hanno fatto scorta nelle loro case. La spazzatura continua ad ammucchiarsi e molti ospedali denunciano una “situazione critica”.
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Afghanistan, Iraq e Mali: si allargano le operazioni piu’ pericolose delle Forze armate tedesche
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – Il ritiro dalle missioni militari e’ complicato. In Afghanistan il terrore e la violenza continuano a prevalere. Le Forze armate tedesche non dovrebbero piu’ essere nell’Hindu Kush, dove operano da 16 anni, e invece la loro presenza sara’ rafforzata con l’invio di altri 1.300 uomini. Circa 4.000 soldati tedeschi partecipano a piu’ di una dozzina di missioni in tutto il mondo. Proteggono la popolazione civile nel Sud Sudan, soccorrono i rifugiati nel Mediterraneo, sono attivi contro i trafficanti di armi in Libano e contro i pirati al largo della costa somala. Non sempre la fine di una missione internazionale ne decreta il successo. E’ il caso della Somalia, dove a causa delle difficolta’ nell’addestramento delle forze di sicurezza somale, le Forze armate stanno lasciando il paese ancora minacciato dagli islamisti, dopo una missione di otto anni. Il Bundestag estende i mandati per le missioni di anno in anno. Giovedi’ scorso il Parlamento si e’ occupato principalmente delle missioni in Afghanistan e in Iraq, dove contestano al governo uscente la mancanza di un chiaro indirizzo strategico. Il ministro della Difesa, la cristiano democratica Ursula von der Leyen (Cdu), ha nuovamente chiesto perseveranza attraverso un’estensione delle missioni piu’ importanti in Afghanistan, Mali e Iraq. “Siamo convinti che il ritiro ci costerebbe caro”, ha detto giovedi’ il nuovo ministro degli Esteri, il socialdemocratico Heiko Maas (Spd). In Iraq le Forze armate tedesche sono presenti dal 2014 e si concentrano sull’addestramento dei combattenti peshmerga curdi a Erbil, nel Nord del Paese, e in futuro addestreranno anche le truppe governative. Inoltre i Tornado tedeschi continueranno a decollare dalla Giordania assieme al velivolo Awacs schierato a Konya, in Turchia. In Mali, dove le truppe tedesche operano dal 2013, sono presenti circa 1.000 soldati che partecipano alla stabilizzazione del paese.
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L’instabilita’ dell’Italia restituisce alla Spagna il ruolo di protagonista
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – La Spagna continua ad avere un posto privilegiato nel cuore degli investitori internazionali in quanto alternativa piu’ immediata all’Italia, travolta dall’instabilita’ in seguito alle elezioni del 4 marzo. Lo riferisce il quotidiano economico spagnolo “Expansion” che aggiunge come secondo le agenzie di rating Moody’s e Scope, “l’economia italiana presenta debolezze strutturali legate alla bassa crescita, all’alto debito pubblico e i risultati delle elezioni mettono in discussione l’impegno e la capacita’ del prossimo governo di risolvere queste sfide”. Questo scenario non piace agli investitori internazionali che vedono invece nella Spagna la nazione sulla quale puntare per la rinascita dell’Europa meridionale. Infatti, nonostante l’incertezza sorta a causa dell’instabilita’ generata dalla sfida indipendentista della Catalogna, il volume degli investimenti non ha sofferto e l’interesse per il mercato spagnolo rimane forte. “La Spagna e’ un luogo privilegiato per gli investimenti esteri, ancor di piu’ dopo il risultato delle elezioni italiane”, ha dichiarato il direttore di una banca d’investimento internazionale citato da “Expansion”. “C’e’ molto interesse nell’investire sia sul capitale che sul debito spagnolo”, ha concluso il direttore.
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Italia, “The Times”: i Cinquestelle hanno vinto, ma restano i dubbi sulle loro credenziali democratiche
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – Per meglio capire la vittoria elettorale del Movimento 5 stelle (M5s), il corrispondente dall’Italia del quotidiano britannico “The Times”, Tom Kington, e’ andato a Palermo a parlare con gli elettori e con i candidati M5s: il risultato e’ un reportage pubblicato oggi lunedi’ 19 marzo da cui emergono luci ed ombre del successo dei Cinquestelle. Il giornalista inglese scrive che il M5s e’ animato da un tipo di populismo molto “sui generis”, non assimilabile alla tendenza che ad esempio ha dato la vittoria alla Brexit: nel corso della campagna elettorale ha abbandonato il suo euroscetticismo ed ha ammorbidito i toni del suo messaggio anti-migranti, dando cosi’ sostanza alla rivendicazione del suo fondatore Beppe Grillo secondo cui il M5s ha assorbito la rabbia degli elettori evitando che andasse ad alimentare i peggiori istinti populistici dei gruppi di estrema destra. D’altro canto pero’, obbietta il “Times”, i Cinquestelle continuano a corrispondere per molti aspetti al cliche’ dei partiti populisti, a cominciare da quella diffidenza nei confronti dei giornalisti che i vertici del movimento hanno raccomandato di usare ai nuovi eletti nella prima riunione tenuta dopo il voto in un albergo di Roma. E poi c’e’ Rousseau, la piattaforma online che e’ lo strumento con cui vengono testate le opinioni dei membri del partito e viene messa in pratica la democrazia diretta: un preludio del sogno populistico di Grillo di un futuro in cui gli italiani voterebbero per dei referendum settimanali svuotando il compito del Parlamento. Ebbene, scrive Tom Kington, Rousseau e’ gestita dall’elusivo e poco sorridente esperto informatico Davide Casaleggio, il quale afferma di non avere alcun ruolo politico ma che in realta’ e’ universalmente ritenuto come l’uomo che tira le fila del partito assieme al suo candidato premier Luigi Di Maio. Il problema con i Cinquestelle e’ proprio questo, ne conclude l’inviato del “Times”: dicono che vogliono realizzare la volonta’ del popolo, ma alla fine le vere decisioni vengono prese a porte chiuse da un ristretto gruppo dirigente.
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Elezioni italiane, una sveglia per l’Europa
19 mar 10:57 – (Agenzia Nova) – Le elezioni politiche in Italia con la vittoria dei populisti sono uno shock per l’Europa, ma potrebbero anche rivelarsi un colpo di fortuna, scrive la “Sueddeutsche Zeitung”. Nel bel mezzo della discussione su un’ambiziosa euro-riforma e sui nuovi strumenti di stabilizzazione del bilancio e di finanziamento, l’esito del voto italiano e’ un campanello d’allarme: la zona euro richiede regole e istituzioni che continuino a funzionare se uno Stato membro sospende la cooperazione e fa perno su una politica irresponsabile. Il dibattito sulla riforma dell’unione monetaria europea ha negligentemente ignorato questa possibilita’. Finora, la preoccupazione principale e’ stata quella che la zona euro potesse essere colpita da shock esterni. Un esempio e’ stata la Brexit. Un altro scenario sono gli attacchi di panico sui mercati dei titoli di Stato innescati da eventi globali, che portano a un circolo vizioso di tassi di interesse in aumento e banche in difficolta’. Per tutti questi casi devono essere costruiti nuovi strumenti di difesa. Nuovi strumenti di finanziamento, come le “obbligazioni sicure” favorite dalla Commissione europea, dovrebbero fornire maggiore sicurezza sui mercati obbligazionari. E un sistema europeo di assicurazione dei depositi e’ inteso a proteggere i sistemi bancari nazionali dagli shock di una crisi del debito sovrano nazionale. Tutte queste idee, scrive il quotidiano tedesco, possono avere senso partendo dal presupposto che gli Stati della zona euro siano guidati da governi responsabili che non provocano essi stessi uno shock asimmetrico. Il risultato delle elezioni italiane mette in dubbio questo presupposto. Il programma del Movimento a cinque stelle, primo partito italiano, include promesse che vanno dal reddito di cittadinanza, alle pensioni minime e ai tagli alle tasse oltre ad investimenti statali di grandi dimensioni. Se attuato in modo anche parziale, scrive la “Sueddeutsche Zeitung”, tale programma minaccia di scuotere la fiducia degli investitori nel futuro economico del paese. Se ci fosse gia’ un Fondo monetario europeo o un sistema europeo di assicurazione dei depositi, tutti questi strumenti sarebbero attivati per prevenire una nuova capitolazione in Italia. In questo modo, le conseguenze negative delle decisioni elettorali irresponsabili sarebbero socializzate in larga misura e i risparmiatori europei diverrebbero garanti delle banche italiane. L’Italia ha un debito pubblico di 2.300 miliardi di euro, che e’ sette volte il debito pubblico greco. Il paese e’ chiaramente “troppo grande per fallire”. Una bancarotta disordinata causerebbe una nuova crisi finanziaria internazionale. L’Europa dovrebbe evitare un crollo finanziario di questa economia a quasi tutti i costi. Anche le regole come il Patto di stabilita’ e crescita non offrono alcuna via d’uscita. Il patto di stabilita’ non ha funzionato per i governi italiani favorevoli all’Europa. Nessuno crede seriamente che il patto possa essere utile per un governo a Cinque stelle con il suo rifiuto programmatico della presunta “dittatura di Bruxelles”. Pertanto il quadro dell’euro deve essere sufficientemente solido per funzionare anche con i governi non cooperativi. I nuovi strumenti, conclude il quotidiano tedesco, devono essere progettati in modo tale che la loro attivazione sia credibilmente esclusa per i paesi irresponsabili. Solo in questo modo la zona euro puo’ essere immunizzata contro i tentativi di ricatto di elettori e politici. Inoltre le banche della zona euro dovrebbero in futuro detenere solo un numero limitato di titoli di Stato. Questo limite garantirebbe che una bancarotta sovrana di un paese della zona euro non affligga anche gli altri. L’Europa ha bisogno di un’istituzione veramente indipendente e non politica che dia credibilita’ a condizioni e regole. La Commissione europea, secondo0 la “Sueddeutsche Zeitung”, non e’ adatta a questo compito a causa del suo ruolo di moderatore e attore politico, dimostrato di nuovo ogni anno dalla sua gestione del Patto di stabilita’.
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