Il patrimonio degli italiani a 155mila euro (-23% in 12 anni) per colpa della casa
In Italia la ricchezza netta delle famiglie è di 155mila euro. Tanto o poco? Beh, rispetto al 2010 siamo decisamente più poveri, per la precisione di 45mila euro, cioè il 23% in meno come mostra il grafico in apertura. Queste sono medie, ovviamente, ma i dati dell’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, ci danno un quadro estremamente interessante della situazione europea per fasce di patrimonio posseduto: dalle famiglie ricche a quelle povere.
Le famiglie povere italiane sono tre volte più ricche delle omologhe tedesche
Partiamo dalle famiglie più povere. Quelle italiane hanno un patrimonio che è tre volte quello delle famiglie povere tedesche, come mostra il grafico qui in basso. Ma non cadiamo in errore: stiamo infatti parlando di ricchezza, non di reddito. La ricchezza delle famiglie povere italiane è così alta perché possiedono più case rispetto alle omologhe tedesche. Da noi, infatti, dice l’Istat, il 70,8% delle famiglie vive in un immobile di proprietà rispetto al 49% di quelle tedesche. Ma la casa, si sa, soprattutto la prima casa, quella nella quale si vive, è sì una ricchezza, ma solo sulla carta. Più che altro è un costo, ma questa distinzione, ovviamente, Eurostat non la fa. Lo stesso discorso vale per la Spagna dove ben il 77% delle famiglie ha una casa ed è per questo che le famiglie povere spagnole risultano essere “ricchissime”, le più “ricche” d’Europa.
Avere poche famiglie proprietarie di casa fa balzare la Germania al primo posto per diseguaglianze economiche: in Germania il patrimonio medio delle famiglie più ricche ammonta a 2,4 milioni di euro, mentre quello delle famiglie più povere è di appena 19mila euro: il divario tra ricchi e poveri più grande fra tutti i Paesi europei. In Italia la differenza tra ricchi e poveri è inferiore: i poveri hanno un patrimonio medio di 60mila euro e i ricchi di 2,3 milioni.
Questa non è l’unica differenza tra la povertà tedesca e quella italiana, quella della Germania infatti è diminuita mentre da noi è aumentata. Non solo, tra i Paesi più ricchi d’Europa l’Italia è l’unico dove il patrimonio medio delle famiglie è diminuito, sempre per “colpa” degli immobili che da noi hanno perso valore. In Francia, dove il mercato immobiliare ha avuto un andamento diverso dal nostro, il patrimonio delle famiglie è aumentato del 26,6% e in Germania addirittura 36,05% passando tra il 2017 e il 2021 (in soli quattro anni) da 233mila euro a 317mila euro, come registra la Bundesbank.
Ricchezza delle famiglie, il ceto medio francese il più ricco: patrimonio medio di 480mila euro
Passiamo adesso alla classe media: la nostra è la più povera tra le principali economie europee, con 320mila euro di ricchezza posseduta in media rispetto ai 480mila della classe media francese, ai 380mila della Spagna e ai 350mila della Germania.
Aumento del patrimonio dei più ricchi, dal 2010 è cresciuto del 29%
E adesso tocca ai più ricchi, cioè mettiamo a confronto il patrimonio del “10% più ricco” con quello del “50% più povero”. Risultato: il patrimonio del 10% più ricco è passato, in 12 anni, da 4.633 miliardi a 5.977 miliardi di euro con un aumento del 29%. Anche il patrimonio del 50% più povero è cresciuto, ma solo dell’8%. Anche in questo caso a giocare un ruolo chiave è il valore degli immobili. Siccome i “poveri” hanno come unico (o quasi) patrimonio la casa è chiaro che se il suo valore si deprezza cala il valore della ricchezza. I più “ricchi”, invece, non hanno solo la casa, ma anche attività finanziarie le quali, apprezzandosi, compensano il calo del valore degli immobili e fanno aumentare la loro ricchezza. I dati sono nel grafico qui sotto.
In Italia il 5% delle famiglie ricche possiede il 46% di tutta la ricchezza
Il patrimonio dei ricchi, insomma, è aumentato moltissimo dal 2010 al 2022 e questo allarga la forbice delle disuguaglianze economiche. Nel 2022 in Italia il 5% delle famiglie ricche possiede il 46% di tutta la ricchezza, mentre i nuclei familiari poveri detengono appena il 7,6% mentre nel 2010 arrivavano a 8,5%. Nel 2016 era anche peggio, è stato infatti il momento in cui le due parti della forbice hanno toccato la distanza massima, con ben il 48% di ricchezza concentrata nelle mani del 5% dei più ricchi.
Per le famiglie ricche il primo investimento è in banca
Perché questa differenza così accentuata? Lo abbiamo detto: colpa del mattone. La ricchezza dei più agiati è composta solo al 35,5% da immobili che invece rappresentano il 75,6% del patrimonio dei più poveri. I dati nel grafico qui sotto.
Forti differenze anche per quanto riguarda la ricchezza investita: il dieci per cento più ricco investe in fondi comuni il 9,21% del patrimonio totale contro appena l’1,09% del cinquanta per cento meno abbiente. I più poveri, di contro, scelgono in modo più marcato di versare parte della ricchezza nei depositi bancari, questo strumento impatta infatti per il 15,95% sulla ricchezza dei poveri contro il 10,47% del dieci per cento più ricco del Paese.
I numeri di Banca d’Italia confermano anche la maggiore ricchezza dei lavoratori autonomi rispetto a quelli dipendenti e ai pensionati. Per i dipendenti il patrimonio pro capite è di 104mila euro, più alto per i pensionati con 146mila euro. Ma nulla a che vedere gli autonomi che raggiungono 379mila euro.
L’Indice di Gini in Italia è 32,9, la media europea è 30,1
Per calcolare il patrimonio dei cittadini nei vari paesi dell’Unione europea l’Eurostat utilizza l’indice di Gini. Un valore che va da 0 a 100. Se il numero è pari a zero significa che tutti hanno la stessa quantità beni e denaro. Se è 100 significa che una sola persona possiede tutto. Nel 2021, in tutta l’Unione Europea, l’indice di Gini è di 30,1: una differenza moderata. Le differenze significative emergono se guardiamo Paese per Paese. Quelli con la maggior disuguaglianza sono Bulgaria con un indice di Gini di 39,7, Lettonia 35,7 e Lituania 35,4. In Italia il coefficiente di Gini è 32,9 in aumento di 0,5 punti rispetto al 2010. In Francia si posizione a 29,3 e in Germania a 31,2. Di contro Slovacchia, Slovenia, Belgio e Repubblica Ceca sono i Paesi europei con la minore disuguaglianza di reddito, con un indice di Gini inferiore a 25.
I dati si riferiscono al: 2010-2023
Fonte: Banca d’Italia; Eurostat; Bundesbank