Ecco come investiamo il nostro patrimonio. Il 50% più povero nella casa
La ricchezza delle famiglie italiane è investita soprattutto nelle abitazioni, ma mentre i più poveri non hanno troppe opzioni di scelta oltre l’investimento nella casa, i più benestanti possono scegliere. Lo dicono i numeri della Banca d’Italia che ha elaborato le statistiche dei conti distributivi della ricchezza aggiornati al 2022. Sono 13 le categorie prese in esame per valutare dove è collocata la ricchezza delle famiglie italiane; dalle abitazioni, ai depositi, fino alle assicurazioni ramo vita. Vediamo.
Ricchezza delle famiglie italiane: il 50% detenuto in abitazioni
A livello generale, il 50% della ricchezza degli italiani è rappresentata dalle abitazioni, questo nonostante la quota sia scesa dal 55,8% al 50,2% nel periodo 2010-2022. Al secondo posto, come mostra l’infografica qui sopra, ci sono i depositi, fermi al 13%, eppoi le azioni non quotate o altre partecipazioni, 11%, e le attività finanziarie non residenziali al 9%. Seguono le assicurazioni ramo vita al 7%, le quote di fondi comuni al 6% e i titoli di debito al 2%. La restante percentuale di ricchezza è allocata in azioni quotate. Ma vediamo nel dettaglio come variano le percentuali a seconda del ceto di provenienza.
La ricchezza delle famiglie italiane: per il 50% più povero abitazioni al primo posto
La classe al di sotto della mediana, ossia il 50% più povero degli italiani ha il 75% della ricchezza detenuta in abitazioni, il 17% in depositi e il 5% in altre azioni non quotate o altre partecipazioni. La restante fetta varia da attività finanziarie non residenziali, a quote di fondi comuni fino alle assicurazioni ramo vita.
La ricchezza delle famiglie italiane: come investe il ceto medio
Per la classe centrale o intermedia, che corrisponde alle famiglie la cui ricchezza netta è compresa tra il 50° e il 90° percentile, il 67% della ricchezza è detenuta in abitazioni, il 15% in depositi, il 7% in azioni non quotate e altre partecipazioni, il 4% in assicurazioni ramo vita, il 3% in quote di fondi comuni.
Ricchezza del 10% più benestante: abitazioni sempre al top della classifica
Anche i ricchi puntano molto, ma non tutto, sul mattone. Per il 10% più ricco, la percentuale detenuta in abitazioni è pari al 36% del totale del patrimonio, quella in azioni non quotate e altre partecipazioni è del 19%, quella in depositi si attesta all’11%, così come quella relativa ad attività non finanziarie non residenziali, mentre quella su assicurazioni piano vita è ferma al 10% e quella in quote di fondi comuni al 9%. La quota in titoli di debito rappresenta solo il 3%. Rispetto alle altre 2 categorie sociali, qui il portafoglio è decisamente più differenziato.
Variazioni sulla ricchezza dal 2010 al 2022: calano le abitazioni, crescono i depositi
Nel corso di 12 anni, dal 2010 al 2022, il portafoglio delle famiglie è stato interessato da alcune variazioni. Il peso delle abitazioni è sceso dell’11,5% sul totale, mentre la percentuale dei depositi è cresciuta del 40% nello stesso periodo. L’incremento è più significativo soprattutto per le famiglie ricche: per loro la quota è salita di 6 punti percentuali raggiungendo la metà del totale. Si è invece ridotta in maniera sensibile la quota di depositi detenuta dalle famiglie sotto la mediana.
Ricchezza netta mediana: a quanto ammonta
Tra il 2010 e il 2016 il valore mediano della ricchezza netta è sceso da quasi 200mila euro a poco più di 150mila nel 2022: la diminuzione è stata circa del 25%. A chi appartiene invece la quota maggiore della ricchezza netta complessiva? Alla fine del 2022, il 5% più ricco delle famiglie italiane deteneva il 46% della ricchezza netta complessiva mentre il 50% più povero ne possedeva meno dell’8%: è un’anomalia se si considera che in Francia, Spagna e Germania la ricchezza mediana è diminuita ma sta risalendo, al contrario dell’Italia del 2022.
I dati si riferiscono al: marzo 2024
Fonte: Banca d’Italia