La delibera dell’Art e la necessità di una rete di ricarica diffusa
L’Italia ha bisogno di un’infrastruttura di punti di ricarica capillare e diffusa, soprattutto lungo tutta la rete autostradale e le principali arterie statali, se si vuole davvero dare un’accelerata all’elettrificazione della mobilità e dei trasporti.
L’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) ha avviato (delibera 174/2021) una “consultazione pubblica per gli schemi di bandi di gara cui sono tenuti i concessionari autostradali per l’affidamento in sub-concessione dei servizi di distribuzione carburanti, di ristoro e di ricarica elettrica”.
“Le misure poste in consultazione – ha dichiarato il presidente dell’Autorità, Nicola Zaccheo, secondo quanto riportato da una nota Radiocor – sono finalizzate ad aprire i mercati, contenere i costi per gli utenti e riequilibrare i rapporti contrattuali, definendo una cornice regolatoria chiara e stabile in un contesto di mercato in forte evoluzione”.
Caratteristiche della delibera
Ci sono ovviamente dei vincoli ben evidenziati nella delibera, relativi alle gare, ai requisiti di partecipazione, alla valutazione delle offerte, alla determinazione delle royalties che i gestori dei servizi poi devono versare al concessionario autostradale.
Altri parametri chiave sono il rispetto di un livello alto di concorrenza tra servizi, il principio di trasparenza ed efficienza nella gestione degli stessi.
La consultazione pubblica sarà aperta fino al 24 gennaio 2022.
Recuperare il ritardo accumulato
Alla fine qualcosa di sta muovendo, anche in Italia, ma sempre in ritardo rispetto ai partner europei.
L’avvio della consultazione pubblica è una buona notizia, ma è chiaro che ci sarà bisogno di ancora più tempo prima che siano definiti i bandi di gara successivi, anche se con molta probabilità si dovrà fare tutto entro la fine di febbraio 2022.
Forse il ministro della Mobilità e delle infrastrutture sostenibili, Enrico Giovannini, ha smosso un po’ le acque, dando un’accelerata all’iter di sblocco dei provvedimenti necessari per arrivare ai tanto agognati bandi di gara.
In occasione di un evento dedicato alla mobilità elettrica, organizzato da Motus-E e Kyoto Club, Giovannini aveva affermato che si sarebbe presto interessato alla questione, coinvolgendo direttamente i concessionari autostradali, dimenticando però di ricordare che gli stessi concessionari avrebbero dovuto da tempo inviare i propri piani di realizzazione dei punti di ricarica.
Punti di ricarica superveloci ogni 100 km, la brutta figura del nostro Paese
In questo momento, secondo i dati diffusi dallo European Alternative Fuels Observatory, in Europa è l’Olanda ha vantare il più alto numero di punti di ricarica pubblici installati e attivati (quasi 90 mila), seguita dalla Germania (circa 57 mila), quindi la Francia (37 mila), la Svezia (con oltre 26 mila) e l’Italia (quasi 23 mila).
Fin qui neanche male come risultato, ma appena andiamo a vedere il numero di punti di ricarica ultraveloci (fast Combined Charging System o CCS) per veicoli elettrici ogni 100 km, ecco che l’Italia scivola in fondo alla classifica europea, con appena due punti ricarica CCS ogni 100 km di rete autostradale.
Abbiamo in media 5,1 punti di ricarica ogni 100 km, invece, se ci riferiamo alle tecnologie base, contro i 47,5 dell’Olanda, i 34,5 del Lussemburgo, i 19,4 della Germania, i 14,9 del Portogallo e i 6,1 dell’Austria.
Ricordiamo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha posto come necessaria l’azione di ampliamento della rete di ricarica per veicoli elettrici con un intervento finalizzato alla realizzazione di un totale di 21.255 punti di ricarica rapida, di cui 7.500 in autostrada e 13.755 nei centri urbani.