Nuova web tax

Reti Tlc, in Italia torna il ‘fair share’ per le Big Tech. Ecco l’emendamento della maggioranza

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Key4biz pubblica l’emendamento di FdI alla Legge sulla Concorrenza, in linea con quelli di FI e Lega, che ripropone l'ipotesi di una remunerazione da parte degli OTT per l'utilizzo delle reti.

Torna di moda il ‘fair share’ (o ‘tassa su Internet’ o ‘equo compenso Tlc’) nel nostro paese, ma le Big Tech Usa non sono mai state d’accordo a contribuire al pagamento delle nuove reti Tlc. Il tema sembrava ormai superato, ma in Italia le cose stanno andando diversamente e la maggioranza sta valutando misure per far partecipare i grandi gatekeepers della Rete – sono 6 quelli designati dalla Ue nel quadro del Digital Markets Act: Alphabet, Amazon (Google), Apple, ByteDance (TikTok), Meta, Microsoft – al finanziamento delle reti Tlc di casa nostra.

Scarica in PDF il Pacchetto emendamenti Concorrenza

Proposta italiana in solitaria

Giusto? Sbagliato? Non è questo il punto. Il punto è che il nostro paese, in solitaria, mediata di far rientrare dalla finestra una proposta discussa e bocciata non più tardi di un anno fa a livello Ue.  

Questo perché questo “fair share” della maggioranza (battezzato Remunerazione dell’utilizzo delle reti di comunicazione elettronica da parte degli Over The Top (di seguito anche OTT) segnerebbe l’ennesimo eterno ritorno del cosiddetto “equo compenso” a più riprese proposto dalla industry delle Tlc nell’ultimo decennio, per obbligare le Big Tech a contribuire a finanziare la realizzazione delle nuove reti in fibra e 5G.

C’è da dire che non più tardi dell’anno scorso la proposta di introduzione del “fair share” a livello europeo era stato bocciato in occasione della consultazione pubblica proposta dall’allora commissario al Mercato Interno Thierry Breton. In altre parole, un anno fa l’ipotesi di fair share è stata sepolta a livello Ue, ma ora la maggioranza in Italia sta pensando di reintrodurre la misura di contribuzione da parte delle Big alla realizzazione delle nuove reti sotto mentite spoglie, ribattezzando la misura “web tax”.

Tre emendamenti paralleli di FI, Lega e FDI

Tre emendamenti paralleli da FI, Lega e Fratelli d’Italia alla Legge annuale sulla Concorrenza in discussione alla Camera chiedono un contributo ai colossi del digitale che con i loro servizi generano più traffico, come Google, Meta e Microsoft. La proposta avrebbe il sostegno del ministro del Mimit Adolfo Urso, titolare del dossier e referente principale delle telco, ma avrebbe il sostegno fra gli altri anche del senatore di FI Maurizio Gasparri e del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Sarebbe invece osteggiato dal Sottosegretario alla Trasformazione Digitale Alessio Butti, che non più tardi di tre giorni fa in chiusura dell’evento ComoLake si era detto contrario ad un eventuale ritorno sulla scena del dibattito sul fair share.  

La crisi delle telco italiane

C’è da dire che gli operatori italiani sono in profonda crisi e versano in condizioni economiche ben peggiori di quelli del resto della Ue. Per questo non sono nelle condizioni di investire a sufficienza per lo sviluppo delle nuove reti ultrabroadband secondo il cronoprogramma della Commissione Ue, che prevede la copertura a un Giga di tutto il territorio europeo entro il 2030. Per non parlare dei rigidi paletti fissati dai bandi del PNRR, n scadenza nel 2026.

Per questo gli operatori Tlc insistono da tempo per l’introduzione di una sorta di contributo da parte delle Big Tech, che a loro volta sono assolutamente contrarie avanzando la tesi, corroborata peraltro dai numeri, che di fatto stanno già contribuendo alla realizzazione delle reti e alla manutenzione delle infrastrutture, se non altro considerati i cavi sottomarini che i grandi player globali, da Google a Meta, hanno finanziato e gestiscono.  

Le telco però sono tornate alla carica facendosi forti del rapporto Draghi, che tra le altre cose ha recuperato tra le raccomandazioni quella di fissare un contributo per l’uso della rete alle grandi piattaforme. Documento alla mano, società come Tim e WindTre, anche tramite Asstel, hanno nuovamente bussato a maggioranza e governo. Trovando una porta aperta. Di seguito il Pacchetto di emendamenti della maggioranza.

Le ragioni della maggioranza

“La proposta emendativa è finalizzata a prevedere un equo contributo allo sviluppo e al mantenimento delle infrastrutture di rete da parte degli OTT (Over-The-Top), in modo che questi partecipino proporzionalmente agli investimenti/costi di rete in modo analogo a quanto avviene con i costi di terminazione”, si legge nella relazione illustrativa.

“I grandi generatori di traffico in Internet (Content and Applications Provider o Very Large Online Platforms) oggi non sostengono infatti alcun costo nelle reti di accesso, nonostante il grande utilizzo di traffico, e hanno messo in crisi gli operatori che portano la rete internet agli utilizzatori finali e che sono impegnati a portare avanti cospicui investimenti per lo sviluppo delle infrastrutture digitali di ultima generazione nel nostro Paese – prosegue la nota relazione illustrativa – La proposta emendativa, pertanto, propone di introdurre l’obbligo alla negoziazione tra le parti, sotto il monitoraggio dell’AGCOM. Questa soluzione riserva allo Stato un ruolo attivo ma non invasivo, in quanto i criteri di definizione del rapporto, la quantificazione dei corrispettivi e le modalità del negoziato sono lasciati alle parti, rimuovendo così una grave distorsione della concorrenza”.

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