Distacchi dell’energia elettrica e inconvenienti nella fornitura legati ad eventi atmosferici/naturali violenti o condizioni del tempo avverse (ad esempio le alluvioni, lunghi periodi di siccità, le stesse tempeste geomagnetiche e naturalmente i terremoti), con il nuovo anno l’Italia definisce i primi piani di resilienza delle reti di distribuzione nella delibera 31/2018 dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (Arera).
La predisposizione di tali piani è obbligatoria già dal 2018 per tutte le aziende distributrici, con modalità diverse a seconda delle dimensioni delle stesse. Tali obblighi, si legge nella scheda tecnica pubblicata sul sito dell’Autorità, “sono riferibili al solo aspetto della resilienza concernente la tenuta delle reti di distribuzione alle sollecitazioni meccaniche”.
Per quanto riguarda invece l’aspetto della resilienza relativo al ripristino della fornitura, la delibera di fatto pone le basi per il futuro sviluppo della regolazione.
Quando si parla di fenomeni meteo estremi e cambiamenti climatici bisogna sempre tenere presente che una società come la nostra, digitale, iperconnessa e automatizzata (abitazioni comprese), dipende totalmente o quasi dalla fornitura dell’energia elettrica e dalla continuità del servizio (che implica la sicurezza fisica e virtuale delle infrastrutture strategiche, delle reti).
L’anno scorso, il Centro di Ricerca Scientifica della Commissione Europea (JRC) ha pubblicato uno studio sul tema intitolato “Power grid recovery after natural hazard impact”.
Oltre alle raccomandazioni specifiche per ogni disastro naturale e climatico ipotizzabile (causa di elevate criticità per la sanità ad esempio, per le telecomunicazioni, per il sistema idrico e altri servizi fondamentali), il documento suggerisce anche alcune azioni generiche, tra cui una crescita delle competenze e delle abilità del personale, la maggiore resilienza delle reti, la predisposizione di una rete di supporto fisico per interventi urgenti (pezzi di ricambio, apparati) particolarmente concentrata in aree considerate preventivamente a rischio.
Ogni piano di resilienza deve essere strutturato su un orizzonte almeno triennale, deve essere elaborato in modo coordinato con Terna (se le imprese distributrici sono interconnesse con la rete di trasmissione nazionale) e con le imprese distributrici interconnesse e sottese, e “deve includere gli interventi per contenere il rischio di disalimentazione a fronte dei principali fattori critici di rischio che possono avere impatto sulla propria rete di distribuzione”.
Quest’ultima disposizione si riferisce ad alcuni fenomeni atmosferici violenti e alle possibili ricadute sul territorio in termini di danni e disagi, tra cui: formazione di manicotti di ghiaccio o neve, allagamenti dovuti a piogge particolarmente intense, ondate di calore e prolungati periodi di siccità, tempeste di vento, caduta di alberi su linee aeree.
Entro il 30 giugno di ogni anno, le principali aziende distributrici dovranno pubblicare sui propri siti web tutte le informazioni specifiche su ciascun intervento o raggruppamento di interventi relativi ai piani di resilienza adottati.