Nulla di fatto al Cda fiume di Tim, che ieri si è riunito per fare il punto sui dossier più caldi: in primo luogo la rete unica, che si otterrebbe combinando il network fisso di Tim con quello di Open Fiber.
Il MoU siglato da Cassa Depositi e Prestiti, Cdp, Open Fiber, Tim e i fondi Macquarie e KKR – firmato il 30 maggio per arrivare ad un’offerta vincolante per la rete Tim da parte di Cdp attraverso Open Fiber – scade il 31 ottobre. Il tempo stringe, come avvertono a Cdp, e non ci sono al momento novità su quel fronte.
Ma affiora la voglia di forzare i termini, senza attenere la formazione del nuovo Governo.
La distanza fra la valutazione di Vivendi per la rete Tim (31-34 miliardi di euro) e Cdp (disposta a pagare non più di 20 miliardi) è ancora abissale.
In sostanza, il cronoprogramma della rete unica viaggia in parallelo con l’iter per la formazione del nuovo governo a trazione FdI.
C’è rete pubblica e rete pubblica
Negli ultimi giorni, emerge sulla stampa mainstream una vulgata secondo cui il partito di Giorgia Meloni sarebbe favorevole alla nascita di un operatore di rete non verticalmente integrato a controllo pubblico. E’ vero, ma c’è una strumentalizzazione nel modo in cui arrivare a questo obiettivo. A confermarlo sarebbero fonti di FdI che, secondo Repubblica di stamane, avrebbero rassicurato in questo senso Dario Scannapieco, ad di Cassa Depositi e Prestiti, azionista di Tim con il 10% e di Open Fiber con il 60%. E Cdp sarebbe quindi sul punto di avanzare la sua offerta, che per quanto non vincolante avrebbe comunque un peso molto serio nel fissare il range economico della partita. E nel distogliere l’attenzione da altre modalità di realizzazione del progetto, come quelle indicate dal Piano Minerva.
Ma di quale operatore a controllo pubblico stiamo parlando? Di quello promosso dal MoU fra Cdp, Open Fiber e Tim oppure di quello caldeggiato da FdI con il Piano Minerva?
Sono due cose diametralmente opposte. E ora vediamo perché.
Cosa vuol dire controllo pubblico della rete?
Il progetto del MoU siglato da Cdp, Open Fiber, Tim, Macquarie e KKR prevede lo scorporo della rete Tim e la sua acquisizione da parte di Open Fiber, che rappresenterebbe il vero pivot dell’operazione nel quadro del MoU.
Il Piano Minerva di FdI prevede, al contrario, la permanenza della rete dentro Tim, che acquisirebbe a sua volta Open Fiber, inglobandola all’interno del suo perimetro, procedendo invece allo scorporo dei servizi, con massima attenzione al mantenimento dei livelli occupazionali.
Sempre di controllo pubblico si tratterebbe, da parte di Cdp, è vero. Ma all’interno di Tim con la tutela dei lavoratori e chiare garanzie per il core business della rete.
Del resto, si è mai visto un operatore di telecomunicazioni senza rete?
E il progetto Minerva ora piace anche ai sindacati confederali, come testimoniato dalle parole di Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil, nell’intervista odierna sul nostro giornale.
La timeline della rete unica
Ma quali sono le date da tenere d’occhio?Nessuna proposta non vincolante è prevista entro il 5 ottobre, data in cui è fissato il comitato di Macquarie, che detiene il 40% di Open Fiber.
A seguire, il 13 ottobre si insediano ufficialmente le Camere. La settimana successiva sono previste le consultazioni presso il Quirinale, che dureranno almeno 2 o 3 giorni. La prima proposta del presidente del Consiglio incaricato è prevista intorno al 20 ottobre. A seguire, c’è il conferimento dell’incarico a formare il Governo, le cui consultazioni verranno così avviate negli ultimi giorni di ottobre. Il presidente Sergio Mattarella ha fretta e spera di chiudere tutto l’iter in tempi stretti, ma la grammatica istituzionale va rispettata e vuole si suoi tempi. Il che vuol dire che avremo un nuovo governo presumibilmente nella prima decade di novembre.
Il MoU per l’offerta di Cdp per l’acquisto della rete Tim scorporata scade il 31 ottobre.
Resta da capire se Cdp vorrà procedere senza aspettare l’insediamento del nuovo governo a trazione FdI, sapendo che FdI caldeggia la proposta alternativa del Piano Minerva. Chi si assumerà la responsabilità di fare uno sgarro del genere al premier che si insedierà?